Pioveva.Leggere gocce d'acqua ticchettavano sul finestrino del pullman, mentre Cècile alzava gli occhi ad osservare il cielo, distogliendo lo sguardo dal libro che aveva posato sulle ginocchia.
La pioggia le piaceva, sua madre le aveva detto che erano lacrime del Cielo e che le lacrime erano in un certo senso liberatorie.
Liberavano dal dolore, ti alleggerivano il cuore.
E poi si sapeva che dopo la pioggia spuntava sempre l'arcobaleno.
Eppure da quando era morta per lei c'era stata solo pioggia.
Senza sole. Senza arcobaleno.Le sarebbe piaciuto poter ritornare al sole come quando sua mamma la portava al parco e la spingeva in altalena, o le rimboccava le coperte e le raccontava qualche storia con suo padre che faceva la stupido imitando le favole con i gesti e i versi degli animali. Facendola ridere.
Non come adesso...
Alla morte della madre, era come se fosse morto anche suo padre.
Non lo vedeva quasi mai.
Quando tornava restava per ore Nel suo studio e in casa vigeva il silenzio più assoluto.
A volte lo sentiva piangere.
Lei aveva fatto di tutto per consolarlo, stargli vicino.
Ma lui non voleva vederla.Non ce la faceva.
Assurdamente le diceva che le ricordava Mary, sebbene biologicamente non avessero niente a che fare.
Una volta l'aveva sentito parlare alla foto di sua madre, e aveva capito perché non ce la facesse a stare con lei. La verità era che era stata sua madre ad averla voluta così tanto, non lui. E ora non sapeva come fare.
La ragazzina aveva capito, e aveva smesso di provare. La verità era che non la voleva, semplice no?
Nessuno l'aveva mai voluta.
E chi l'aveva voluta...era morta.
A un sussulto del pullman la cartella tra le gambe sbatté contro i suoi piedi con tutto il peso dei libri, facendola sobbalzare e tornare alla realtà. La ragazza di fianco a lei ridacchiò facendo un cenno a un'amica seduta dietro di loro.
Cècile serró le labbra, guardando di nuovo il libro di fronte a lei.
-Persa come al solito nel tuo mondo, eh?- ridacchiò l'altra ragazza, sporgendosi. Aveva corti capelli biondi e un piccolo naso all'insù, che si arriccio ancora di più, infastidita -Perché non rispondi? Eh? Che problemi hai?
-Amy, lo sai che è la Winter, lei non parla.
-È muta?
-No...in realtà no...- si accigliò la sua vicina di posto, guardando la ragazza che cercava di sparire nascosta tra le pagine del suo libro.
-Allora perché non dovrebbe rispondermi? Non sono degna della sua parola, forse? È troppo altezzosa per parlarmi?- la punzecchiò, senza ottenere nessuna replica.
-Amy...lascia perdere...- mormorò l'altra, imbarazzata.
-Non credere che finisca qui, Winter!- sibilo la bionda, lanciandole un'occhiataccia.
Cècile fu felice di vedere dal finestrino che erano arrivati a scuola. Si affrettò a scendere, senza spingere o superare, tranquilla. Ritirò il libro nello zaino e si tirò su il cappuccio.
Tuttavia mentre scendeva dal pullman qualcuno la spinse, facendola cadere per terra, in una pozzanghera. I jeans si bagnarono tutti, mentre il cappuccio le scivolava all'indietro facendole finire il viso sotto la pioggia.
-Magari l'acqua ti aiuterà a sciogliere la lingua, eh?- la derise Amy, passandole accanto mentre gli altri ridevano, additandola, asciutti da sotto i loro ombrelli colorati, che per lei divennero macchie indistinte. Finché non vide da uno spiraglio tra dei ragazzi e altri, uno discosto dal gruppo, con l'ombrello rosso posato di fianco a sé.
Chiuso.
I capelli biondi-ramati bagnati appiccicati alla fronte, il lungo cappotto di pelle con il colletto alzato fradicio e gli occhi caldi fissi ne suoi. Seri.
Cècile cercò di alzarsi, avrebbe voluto correre via, farsi largo tra la folla e nascondersi da qualche parte. Restare da sola.
Ma poi visualizzò di nuovo il ragazzo che il giorno prima era stato quasi gentile con lei.
Stava guardandola, squotendo lentamente la testa.
Senza dire una parola.E cosa avrebbe potuto dire?
"Scappare è da codardi, tu mi sembri una tipa forte, non dovresti farlo. Dovresti reagire."
E Cècile? Cècile cosa avrebbe potuto dire? Come avrebbe potuto reagire?
Si alzò lentamente, senza alcuna fretta. La pioggia le scivolò sulla pelle pallida, sui capelli scuri, sui vestiti. Ma lei con labbra tremanti, raccolse la cartella, se la mise in spalla, fissò Amy che aveva smesso di ridere e ora la osservava perplessa.
Improvvisamente era sceso un silenzio assoluto.-Cos'hai da guardare? Eh?- chiese titubante Amy.
Cècile, osservò i suoi capelli biondi tinti, gli orecchini tondi grossi, le labbra piegate verso il basso. E i suoi occhi. La guardavano incerti, un po' spaventati. Non era come lei.
Amy era debole.
-Tu.- mormorò con voce sottile la ragazza dagli occhi di ghiaccio, mentre l'altra distoglieva lo sguardo.
Poi nel silenzio generale la sorpassò, la cappella di persone si aprì facendola passare.
Cècile tremava tutta. Aveva paura che facessero altro, che la fermassero.
Ma non successe.
Li sentì mormorare tra loro e corrugò la fronte, prima di accorgersi che qualcuno le si era affiancato, aprendo un ombrello rosso sopra la sua testa.
-Brava, Occhi Belli.
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Il Custode
ParanormalCècile non ha un passato, non ha una famiglia, non crede in niente, a parte nella paura. Nella paura che ha degli altri. Nella paura che ha di sé stessa. Finché nella sua vita non compare uno strano ragazzo, che sembra sapere di lei più di quanto l...