CAPITOLO 12

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<<Hey pazza!>>
<<Non ti ci mettere pure tu Jonas!>>
<<Vuoi calmarti?>>
Mise le sue mani sulle mie spalle e mi invitò a respirare.
<<Se respiro mi incazzo di più.>>
Gli raccontai tutto.
La sera a casa di Eleonora, il periodo passato a casa mia e anche del ratto sotto al mio letto.
<<Perché cazzo non me lo hai detto quella sera stessa?>>
Adesso eravamo in due ad essere arrabbiati.
Me ne andai a cercare Guenn.
Girai per tutta la scuola ma trovai solo una delle sue due cagnoline.
<<Dov'è Guenn?>>
<<Non è ancora arrivata!>>
<<Dille che la sto cercando.>>
<<Hey, ascolta.. Non vuole problemi ok? Ieri mattina è morta sua madre dopo mesi di agonia, non ha bisogno anche di stupidi problemi per un ragazzo. Un ragazzo che nemmeno la considera poi..>> si rese conto di aver detto troppo e si allontanò.
Rimasi sbigottita.
Con la madre sofferente, a quel punto, esclusi la possibilità che fosse stata lei a fare quello scherzo di cattivo gusto.
Tornai in stanza e pulì il tutto.
Mi guardai intorno per qualche istante.
Quel posto aveva bisogno di una bella rinfrescata, oltre al fatto che avrei dovuto cambiare serratura anch'io.

<<Allora chi è stato?>> chiese Sara.
<<L'unica persona che mi viene in mente adesso è l'ombra a casa di Eleonora..>>
Avevo paura.

Arrivò il tanto atteso giorno della gita.
Attorno a me tutti avevano un aria compiaciuta e felice.
Atterrammo a Rio con venti minuti di anticipo e li il clima era decisamente diverso. Tolsi la giacca di pelle e andai a ritirare la mia valigia insieme a Sara.
<<Sto in stanza con voi!>> disse Jonas.
<<Che? Perché?>>
<<Avete scordato che le quinte accompagnano le prime? Io e Lucas siamo stati assegnati a voi!>>
<<Siete stati assegnati o vi siete fatti assegnare?>> fece Sara a mo di smorfia.
<<Comunque andiamo?>> disse lui, sorridendo imbarazzato.
Arrivammo all'enorme edificio che per le successive due settimane sarebbe stato occupato da noi studenti.
Quattro piani, in pieno centro, immacolato.
<<È stato costruito cinque anni fa proprio per ospitare le scolaresche di altre nazioni che vengono qui per qualche tipo di evento.>> spiegò l'uomo alto che ci accolse con un rinfresco di benvenuto.<<Le stanze e gli accompagnatori sono stati assegnati. Non vi disturberà nessuno in questo edificio perché, come ho già detto, è esclusivamente riservato a voi. Vi auguro una buona permanenza.>> l'uomo sorrise calorosamente e andò via.
Non mi servì molto tempo per capire che i miei compagni avrebbero distrutto quel posto.
<<Scendi da lì!>> gridò Lucas a un ragazzino appeso alla scala antincendio interna.

Ero felice di non essere al campus, lontano da ogni tipo di minaccia sgradevole.

La nostra stanza era la numero trenta, al quarto piano.
La moquette scricchiolava sotto ai nostri piedi e la pittura rosa antico  sul tetto  era  un po' scrostata, ma tutto sommato poteva andare bene.
Io presi il letto vicino alla finestra perché era un po' la storia della mia vita mettermi in disparte. Amavo starmene per conto mio e quell'angolino sapeva di privacy e pensieri notturni.
<<Come vivrai questa situazione con Jonas?>>
<<Come una di prima che ha un accompagnatore di quinta.>> dissi mostrando indifferenza.
Non ero indifferente alla cosa, per niente, ma il mio orgoglio riuscì a non far trasparire nulla. Volevo avere il totale controllo della situazione.

Dopo aver passato un intera notte a non parlarci ci ritrovammo il giorno dopo nello stesso taxi. La tensione fra di noi era palpabile ma purtroppo io odiavo "quelli come lui".
Guardandolo ripensai un attimo al nostro, ormai passato, bacio e arrossì.
Per le strade di Rio c'era festa e gioia.
Le maschere sicuramente non mancavano e amai il modo in cui la gente ci accolse.
Balli, canti, costumi, donne mezze nude, bambini felici e tanto, tantissimo cibo.
<<Penso che verrò a vivere qui!>> scherzai.
<<Guardi estasiata e incuriosita tutto ciò che ti capita davanti. Sembri una bambina.>> disse Jonas.
Notai, però, nel suo tono una nota di dolcezza.
Gli sorrisi.
Quando arrivò la sera mangiammo un kebab veloce perché non volevamo perderci niente di quella festa meravigliosa.
Avevo una voglia matta di ballare insieme a tutta quella gente e questo feci, trasportando con me tutti gli altri.
Ci divertimmo tanto quella notte.

Arrivati in camera io presi la mia  roba, già preparata in precedenza, e corsi in bagno per aggiudicarmi la prima doccia.
L'acqua mi scorreva sulla faccia e un lieve venticello freddo entrava dalla finestra. Pensavo e ripensavo a tutto quello che stava accadendo, che era accaduto e che poteva accadere, soprattutto insieme a Jonas.
Sentì bussare due volte proprio nel momento in cui mi risciacquavo.
<<Entra Sà>> dissi con noncuranza.
La porta si aprì e vidi un ombra con la coda dell'occhio.
<<Non sono Sara.>>
<<Che cazzo fai? Esci!!!>>
Jonas non sembrò per niente imbarazzato, certo ero io quella nuda.
<<Quanti scrupoli! Non sei la prima ragazza che vedo senza niente addosso!>>
<<Si ma avrei preferito essere l'unica sempre vestita, per te.>>
Jonas sorrise e si avvicinò passandomi l'accappatoio.
Lo infilai e guardai un secondo nella sua direzione.
<<Mi spieghi perché sei entrato?>>
<<Perché devo fare la doccia!>>
Sbuffai e feci per andarmene, ma lui mi bloccò tenendomi per un braccio.
<<Aspetta..>>
mi voltai verso di lui facendo finta di non ascoltarlo.
<<Scusami>>
"C-cosa? Ho sentito bene?" Lo guardai perplessa. Forse lo avevo sognato.
<<Scusa se sono stato così stronzo con te. Mi dispiace, sul serio.>>
<<Ti senti male?>> feci per mettergli una mano sulla fronte per prenderlo in giro quando lui la afferrò e mi attirò a se.
<<Hai davvero un buon profumo. Hai usato il mio bagnoschiuma?>>
<<Forse.>> dissi quasi soffocando.
Lui sorrise e con una mano cercò di scostare un lato del mio accappatoio all'altezza del seno.   Un pezzo di pelle rimase nuda sotto le sue mani e lo vidi estasiato.
<<Se guardi così tutte le donne che vedi nude capisco perché si spogliano per te..>>
"Che dici Annie? Non cedere!"
Jonas sorrise e infilò entrambe le braccia dentro al mio accappatoio per abbracciarmi.
Sentivo le guance in fiamme.
<<Che mi hai fatto?>> mi sussurrò all'orecchio.
<<Dimmelo tu..>>
<<Annie io devo dirti una cosa..>>
In quella posizione, con le sue braccia intorno al mio corpo nudo, io non volevo sentire niente a dire il vero ma gli feci cenno di parlare.
<<Quella notte..>>
<<Annie hai finito????>> Le urla di Sara mi ricordarono che non eravamo da soli. Mi scostai di colpo, come se fossi stata catapultata nella realtà di botto e mi fossi resa conto solo allora di essere nuda con le sue braccia intorno a me.
<<Dicevi?>>
<<Niente. Esci, devo lavarmi.>>
Era impressionante il modo in cui cambiava atteggiamento e umore all'improvviso. 
Uscì dal bagno sbattendo la porta.
<<Finalmente! Vado a lavarmi..>>
<<Non puoi. C'è Jonas già dentro!>>
<<Era dentro? Insieme a te?>>
<<Non fare quella faccia. È entrato quando io ero già fuori. Buonanotte.>>
Non avevo voglia di spiegare, nemmeno a lei. Che poi non c'era niente da spiegare visto che mister lunatico non dava modo di capire mai niente a nessuno.
Andai a dormire, sfinita e confusa.

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