CAPITOLO 35

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<<Si mamma, sto bene.>>

<<Ma sei sicura? Ti hanno fatto del male? Vuoi che veniamo a prenderti?>>

Sapevo che raccontarle tutto significava darle mille preoccupazioni e ricevere mille domanda ma doveva capire che esagerava.                                                                  

<<Mamma, sto bene. Non ho bisogno di niente, davvero. Ti ho avvisata perché non volevo che lo venissi a sapere dal preside.>>

<<Va bene, tesoro. Domani io e papà veniamo a farti visita e, nel frattempo, parliamo con le autorità. Non è possibile che dei ragazzini vengano presi di mira in questo modo da dei delinquenti improvvisati.>>

Mamma, continuò per circa due ore a parlare, urlare e piangere. Provai a tranquillizzarla ma da mamma apprensiva, qual'era, non riuscii a calmarla. Sapevo per certo che quelli con cui avevamo a che fare non erano dei "delinquenti improvvisati" come diceva lei, ma non potevo dirglielo. Quando, finalmente, riattaccammo mi buttai sul letto di Jonas. Erano usciti tutti per commissioni diverse e io, invece di restare da sola con i miei pensieri, decisi di guardare la puntata di Pretty little liars che non avevo potuto vedere il giorno prima per i fatti accaduti.                                                                                       
Acchiappai il pc di Jonas e aprii google. Mentre digitavo "Pretty little liars in streaming" sulla barra di ricerca, un'altra schermata si aprì, facendomi spaventare a morte.

CHIAMATA IN ARRIVO DA "UNKNOWN"

Davanti alla schermata di Skype mi venne in mente che era l'account di Jonas e decisi di rifiutarla. Non avevo il diritto di rispondere. Chiusi la schermata e tornai sulla mia ricerca disperata di guardare la mia serie tv preferita in pace.                                                                                                                                      La schermata si aprì di nuovo:

"RISPONDI ANNIE"

Mi venne la pelle d'oca.  Controllai il profilo Skype, pensando che magari avevo cancellato dalla memoria il fatto di essere entrata col mio account su sul pc, ma non era cosi. Era il profilo di Jonas.

"CHI SEI?" digitai solo questo e pigiai sul tasto invia.

Dopo circa venti minuti di "Sta scrivendo.."

"UN AMICO"

"DI JONAS? MA COME FAI A SAPERE CHE SONO IO AL PC?"

"SO MOLTE PIU' COSE DI QUANTO PENSI.."

Ma perché stavo parlando con un tipo che nemmeno conoscevo, sul profilo del mio ragazzo? Chiusi la schermata e, finalmente, riuscii a premere quel benedetto PLAY.

"NON RISPONDI? SEI OCCUPATA?"

Ignorai quel messaggio, anche perché ero arrivata al momento in cui Mona chiama Hanna per dirle che ha scoperto chi è A.

CHIAMATA IN ARRIVO DA "UNKNOWN"

Restai qualche secondo nel dubbio "Accetta-Rifiuta". Alla fine rifiutai ma inviai un messaggio.

SMETTILA DI CHIAMARE.

TU SMETTILA DI IGNORARMI. NON TI RIESCE.

COSA VUOI? CHI SEI?

SONO UNA PERSONA CHE HA DECISO DI STARE DALLA PARTE GIUSTA, MENTRE TU STAI IN QUELLA SBAGLIATA.

SENTI, SMETTILA CON QUESTI GIRI DI PAROLE. CHI SEI? DIMMELO.

CHE IMPORTA CHI SONO?

VA BENE, HAI RAGIONE, NON IMPORTA. TI SALUTO.

COMUNQUE ALLA FINE MONA MUORE.

Mi venne un brivido di paura che mi attraversò tutto il corpo. Mi guardai intorno e mi affacciai alla finestra. Sembrava non esserci nessuno.

IO TI DENUNCIO! CHE CAZZO FAI? MI SPII?

NO, SEI TU CHE USA UN PC CONTROLLATO H24.

CHE VUOL DIRE?

QUESTO COMPUTER VIENE MONITORATO A QUALSIASI ORA DEL GIORNO E DELLA NOTTE. JONAS LO USA SPESSO E, FOSSI IN TE, CONTROLLEREI LA CASELLA POSTALE.

TU SEI DA MANICOMIO! LASCIACI IN PACE!

STA TORNANDO A CASA, QUINDI STO ELIMINANDO QUESTA CONVERSAZIONE DAL PC E DAI DATI. CONTROLLA LA POSTA ELETTRONICA ANNIE.

"L'utente è offline".

Quando Jonas tornò in stanza lo salutai incerta se raccontargli tutto o meno. Ma certo che dovevo raccontargli tutto. Ci sistemammo su un letto e gli raccontai della chiamata, dei messaggi anonimi, del fatto che gli hackeravano il pc ventiquattro ore al giorno.. ma lui, per tutta risposta, scoppiò a ridere.
<<Piccola, so che ultimamente stiamo avendo tanti problemi ma te lo sarai sognato. Non c'è nemmeno la conversazione.>>
<<Perché l'ha cancellata! Me lo ha detto che l'avrebbe fatto! Non prendermi per pazza. Ti giuro che non l'ho sognato!>>
<<Non c'è nemmeno la ricerca su Google di quella serie TV, Annie. Ha cancellato anche la ricerca? Sul serio?>>
Odiavo quando dicevo la verità e nessuno mi credeva, così giocai l'unica carta che potevo giocarmi.
<<Mi ha anche detto di controllare la tua casella postale.>> dissi, seria.
Jonas spostò il peso da una gamba all'altra e sembrò esser stato preso alla sprovvista.
<<E tu hai aperto la mia posta?>>
<<Certo che no!>> sembrò rilassarsi <<Ma forse avrei dovuto, visto la tua reazione.>>
<<Io non ho mai aperto la tua, non ho mai risposto al tuo cellulare e non ho mai nemmeno pensato di leggere un sms sul tuo cellulare.>> urlò <<Non vedo perché dovremmo iniziare adesso.>>
<<Qua non si parla di gelosia da fidanzati, Jonas! Rispondi alla mia domanda, senza giri di parole! C'è qualcos'altro che non mi hai ancora detto?>> dissi quasi urlando.
Non era da me mettere la gente con le spalle al muro, ma vederlo agitato dopo le mie parole mi fece venire un dubbio che non avrei potuto colmare convincendo me stessa che non mi nascondeva niente. Lo avrei creduto sulla parola, ma doveva parlare.
<<È incredibile tutta questa situazione!>>
<<Solo questo sai dire? Abbiamo già fatto questo discorso! Quante volte abbiamo parlato del fatto che ci siamo tutti dentro? Non puoi continuare a mentire! Se c'è altro è arrivato il momento di parlarne!>>
<<Io non mento!>> strillò <<Se non ti racconto niente, se non ti volevo più tra i piedi..era proprio per questo motivo!>>
<<Dammi il tuo pc.>>
<<Come scusa?>>
<<Voglio leggere quello che non vuoi dirmi!>>
<<Incredibile!>> disse dandomi il portatile <<Ma sappi che se leggi poi puoi anche andare via.>>
Lo guardai sbalordita.
<<Tutto questo perché non vuoi dirmi la verità?>> lui non mi guardava nemmeno in faccia <<Tieniti la tua email, i tuoi sporchi segreti e tutto il resto, me ne vado lo stesso.>>
Guadagnai velocemente la porta e andai via. Non sapevo dove sarei andata, né come l'avrei detto agli altri, ma dovevo andarmene. Non sarei rimasta al fianco di una persona che non sapeva nemmeno raccontare la verità a se stessa. Cosa mi aspettavo?
<<Annie!>> mi chiamò per il corridoio <<Annie, cazzo, fermati!>>
<<Perché? Per raccontarmi qualche balla cosicché io possa crederci e vivere per sempre felici e bugiardi? No Jonas, hai fatto male i conti.>>
<<Voglio dirti tutto.>>
A quelle parole mi fermai, ma non mi voltai verso di lui. Il cuore mi batteva forte nel petto e la mia testa e il mio cuore combattevano, ancora una volta, su quello che era giusto o sbagliato fare.
<<Torna in stanza...per favore>>
Mi voltai verso di lui e mi avvicinai piano.
<<Giuri di dire solo la verità?>>
<<Te lo giuro..Stavolta ti racconterò tutto, senza omettere nulla.>>

Amore, bugie e altre veritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora