CAPITOLO 46

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Aprire gli occhi quella mattina fu quasi un trauma. Desideravo con tutta me stessa che quel giorno non arrivasse mai ma, purtroppo, prima o poi arrivano sempre le cose spiacevoli.
<<Jonas, tesoro, sveglia..>> lo riempii di baci quella mattina.
<<Cinque minuti..>> bofonchiò, mettendo però la bocca a mo di bacio.
Sorrisi e lo lasciai a letto.
Scesi giù per preparare la colazione.
<<Buongiorno Annie!>>
Marion era già all'opera.
<<Buongiorno. Abbiamo avuto la stessa idea!>>
<<Già. Volevo preparare qualcosa per ringraziare il mio fratellone per avermi dato il permesso di andare al ballo stasera.>>
<<Sei emozionata eh?>>
<<Non sai quanto!>> saltellò.
<<Ci sarà anche quel ragazzo che ti piace tanto?>>
Marion guardò per qualche istante il pavimento e mi sembrò di aver detto la cosa sbagliata, ma poi mi sorrise e fece di no con la testa.
<<Tuo papà è già uscito?>>
<<Si, è un tipo mattiniero. Questo Jonas non l'ha ereditato!>> lo prese in giro.
<<No, sembra proprio di no.>> Risi.
<<Mi state prendendo in giro voi due?>>
Jonas sbucò dal corridoio con addosso solo i pantaloni del pigiama. Mi imbarazzai al pensiero della notte precedente e fui improvvisamente felice del fatto che suo papà fosse già uscito.
<<No. Parlavamo dei nostri geni.>>
<<E io che cosa avrei ereditato?>>
<<La voglia di russare.>>
Jonas fece una faccia offesa ma rise subito con noi.
Mangiammo i pancake dolcemente preparati da Marion e iniziammo a parlare del ballo. Io sentivo l'ansia crescere dentro ad ogni sua parola. Non dovevamo pensare solo a noi, con Marion presente avevano un altro bersaglio facile da colpire per far soffrire Jonas.

<<Vi siete divertiti stanotte?>>
<<Sara!!>> la rimproverai.
<<Ma che hai capito?! Intendo con Marion. Avete fatto amicizia?>>
<<Si. È simpatica e molto dolce. Lei e Jonas sono andati molto d'accordo ed è felicissimo di questo.>>
<<Ma non ti sembra un po' strano?>>
<<Cosa?>>
<<Che dal nulla lo ha perdonato. Non gli ha parlato per anni e adesso se lo ritrova a casa di suo padre una sera e dice che lo ha perdonato. Insomma, perché proprio adesso?>>
<<Non lo sappiamo cosa c'è nella testa della gente. Sara, la cosa importante è che adesso Jonas può avere la sua famiglia accanto. Sinceramente non ho idea del perché ha dovuto aspettare tutto questo tempo per capire che non è colpa di suo fratello, ma non mi importa neanche. A me importa che Jonas sia felice.>>
<<Io, ad ogni modo, la osserverò.>>
<<Donna di poca fede!>> la canzonai.
Si, era strano che lei lo avesse perdonato all'improvviso, ma questo non significava nulla.
<<Non capisco dove vuoi andare a parare. Pensi che Marion possa averci rapiti e possa aver ucciso Mattia?>>
<<No, ovvio che no. Ma magari sono già arrivati a lei e sta agendo sotto minaccia. Non ti meravigliare se penso queste cose, Annie!>>
<<È una ragazzina! Non reggerebbe sotto minaccia.>>
<<Eravamo ragazzine deboli e innocenti anche noi quando ci siamo ritrovate in mezzo a tutto questo, eppure siamo sopravvissute e l'abbiamo dovuto affrontare senza l'aiuto di nessuno.>>
<<Non è la stessa cosa..>>
<<Si invece! È sua sorella, Annie! Se hanno deciso di colpire noi perché siamo le persone più vicine a lui, immagina cosa vorrebbero fare a sua sorella. Sangue del suo sangue!>> strillò.
<<La controllerò io stessa, ma spero che tu ti stia sbagliando.>>
<<Lo spero anch'io, ma non mi sbaglio e lo sappiamo entrambe.>>
Già di per se quello non era un giorno felice come avrebbe dovuto essere, in più avevo anche il pensiero della piccola Marion...
La scuola era già finita e da quella sera in poi l'istituto sarebbe rimasto chiuso per i successivi tre mesi. In quel posto avevo conosciuto le persone a cui volevo più bene e quelle con cui stavo condividendo momenti per niente belli. Il mio pensiero si posò sul professor Faraize che da quando si era trasferito non avevo più visto o sentito. Fu tutto così veloce: annuncio, partenza. Avrei pagato oro per riuscire a sapere come se la passava e se aveva avuto problemi per colpa nostra.
<<RAGAZZE>> si udì la voce di Lucas dietro la porta.
<<Che succede?>> Sara aprì.
<<Jonas è stato arrestato.>>
Il mondo mi crollò addosso.
<<Quando? Perché?>> urlai.
<<Vi spiego in auto, andiamo!>>
Fu tutto così veloce che nemmeno mi resi conto di arrivare alla macchina di Lucas.
<<Insomma eravamo in giro, in cerca di un appartamento carino per tutti e quattro quando all'improvviso gli è arrivata una telefonata. Era Noel. Jonas ha urlato un po' e all'improvviso è uscito dalla casa che stavamo guardando e siamo arrivati al campus. Una volta qui una pattuglia di polizia l'ha dichiarato in arresto.>>
<<Ma sotto quale accusa?>>
<<L'omicidio di Scott.>>
<<Scott è morto? Perché hanno accusato Jonas per il suo omicidio? È stato con me la maggior parte del tempo e poi è stato con te. Non capisco..>>
<<Non è stato lui, questo è certo.>>
<<Perché andiamo lì adesso?>> chiese Sara.
<<Per testimoniare il fatto che è sempre stato con noi.>>
Come poteva succede una cosa del genere? Chi aveva ucciso Scott? E perché la polizia era andata dritta da Jonas? Credevo che quel giorno non potesse diventare peggio di quello che già era, ma mi sbagliavo.
Quando arrivammo in questura Jonas era seduto su una sedia di legno, circondato da due agenti che non ci permisero di avvicinarci.
<<Non sono stato io, Annie!>> urlò appena mi vide.
<<Lo so amore, lo so.>> lo rassicurai.
<<Chi di voi entra per primo a fare la deposizione?>>
<<Io>> mi offro subito volontaria.
<<Si accomodi.>>
Entrai nell'ufficio dell'ispettore Molina e mi accomodai su una poltrona.
<<Lei è la fidanzata del signor Martin, giusto?>>
<<Si.>>
<<Ieri sera, alle ventitré, dove si trovava il signor Martin?>>
<<Eravamo insieme, a casa di suo padre.>>
<<È rimasto tutta la notte insieme a lei?>>
<<Certo che si. Ho il sonno molto leggero e sono sicura che me ne sarei accorta se lui si fosse alzato, anche solo per andare in bagno.>>
L'ispettore scriveva tutte le mie parole sul computer e dopo ogni domanda mi guardava perplesso. Sapevo che voleva mettermi soggezione e nonostante io stessi dicendo la verità mi agitai.
<<Lei conosceva Scott Livy?>>
<<Si. Non benissimo a dire il vero, ma si.>>
<<E che rapporti aveva con lui?>>
Ci pensai bene prima di rispondere. Non sapevo se era giusto dire quello che stavo per dire, ma era stato lo stesso ispettore a trovarci quando ci avevano rapiti, era giusto raccontagli la verità.
<<È stato lui a darvi la possibilità di trovarci quando siamo stati rapiti. In più, prima di questo, ha aiutato noi a scappare dandoci delle informazioni precise. Tra lui e Jonas non scorreva buon sangue, ha violentato sua sorella e poi ha provato a fare lo stesso con me solo perché voleva colpire lui, ma Jonas ha avuto molte occasioni e molti motivi validi per ucciderlo e non l'ha mai fatto. Lo aveva avvertito e lui non ci ha più dato alcun problema. Perché pensate sia stato lui?>>
<<Sappiamo che Scott faceva parte dei rapitori, ce lo ha raccontato il suo ragazzo. Quello che le sto chiedendo io è: Che rapporti aveva con la vittima?>>
<<Non lo conoscevo fino al giorno del rapimento. Sono stata contattata da lui dopo che ci ha aiutati ad uscire da quell'inferno, dopodiché ci siamo incontrati all'insaputa di tutti. Abbiamo parlato ed è finita lì. Quella sera ho litigato con Jonas per questo ma Scott non provò nemmeno a toccarmi. Sembrava sincero. Un po' di tempo dopo lui ha rapito Lucas, il ragazzo che ci ha accompagnate qui, e io sono andato a cercarlo da sola. Mi sono offerta di restare con lui se avesse mandato via il mio amico senza nemmeno un graffio.>> deglutii al ricordo <<Aveva uno sguardo da pazzo. Non era più lo stesso ragazzo, quello gentile e dolce che ci aveva aiutati. Quando sentiva il nome di Jonas andava su tutte le furie e perdeva le staffe... Mi ha picchiata e quando stava per violentarmi, per fortuna, sono arrivati Jonas e Lucas a salvarmi.>>
Molina stava zitto. Si limitava a scrivere e a fare facce strane, come se non mi credesse.
<<Ispettore anche quella volta Jonas aveva la rabbia, un motivo e la poca lucidità necessaria a fargli venire l'istinto omicida, ma non l'ha ucciso. Posso assicurarle che non è stato Jonas Martin a uccidere Scott Livy!>>

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