Capitolo 19- La vecchia

451 51 79
                                    

Will

Avanzavamo quasi a tentoni, a passi stanchi, da più di venti, trenta minuti di fila, senza quella che sembrasse una reale meta.

Sentivo il fango di una pozza che mi macchiava i pantaloni e rabbrividii, quando mi accorsi che aveva un qualcosa di gelido e decisamente surreale.

L'aria si era fatta piú fredda nel giro di quelle che a me parvero un ora o due, quando ci fermammo davanti ad un negozio dai vetri oscurati e dall' aspetto decisamente diverso da quelli che avevamo visto fino a poco prima, pareva che attorno ad esso ci aleggiasse un atmosfera un po' da brivido.

Non ci trovavo nulla di rassicurante e perlopiù la freschezza che era giunta a tutt'un tratto sembrava provenire proprio da lí.

-Perché ci siamo fermati?- sussurró Task, guardandosi attorno con parecchia tensione.

-Già, perché?- domandai a mia volta a disagio

Quel negozio aveva un aspetto che proprio non mi ispirava molto, non facevo che pensare al fatto che era meglio allontanarsi da lí il prima possibile e il restare era quasi indesiderato, escluso, se soltanto Morgan non si fosse bloccato lí, come un lupo davanti ad una preda.

-Penso che sia qui-

-Come mai? Senti la traccia del nostro odore?-

-Sí, esattamente, il vostro odore é presente anche qui e penso che nessuno possa averlo se non ha almeno un vostro vestito, vi pare?-

Annuimmo in silenzio ma non riuscivammo a deciderci ad entrare.

Quest'aria, davvero, mi infastidiva parecchio, non era come la solita brezza pomeridiana, un po' fresca e un po' frenetica.

No.

Si espandeva qualcos'altro sotto di essa, non capivo solo che cosa potesse essere, non deltutto almeno.

Ma ormai il capire non sembrava mai essere facile, le domande erano fin troppe per i miei gusti.

Mi strinsi la giacca addosso e serrai i denti mentre mi sentivo attraversare, il vento gelido filtrava dal punto bagnato della stoffa dei pantaloni rattoppiti.

Mi costrinsi a non biascicare la mia paura e quel senso di incertezza che in modo scostante mi scuoteva come una foglia in balia alla corrente di un uragano.

Quando notai che anche gli altri provavano quello che sentivo io, mi sentii quasi sollevato.

Nessuno di noi si azzardava ad entrare.

Apparentemente sembrava anche che nessuno di noi si sarebbe mosso da quella postazione se non per andarsene.

Ma dovevamo farlo e ció mi spaventava terribilmente.

I primi a decidersi furono Morgan e Guy.

Il Buio mandó giú un groppo di saliva che sembrava esserglisi bloccato giú per la gola, incupendosi terribilmente, e prima di muoversi vide Morgan fare il primo passo verso quel negozio.

Mi aspettavo quasi che accadesse qualcosa di negativo e strano, ma non ci fu nulla, nulla  successe.

Virgil, seguendo il nostro protettore, inizió e concluse ininterrottamente il suo cammino, fino ad arrivare davanti alla porta del negozio.

Afferrò, con gesto fluido e carico di disprezzo, la maniglia della porta, ma invece di aggredirla con nervosismo, la fece abbassare lentamente e con delicatezza, per poi spingere la porta facendola cigolare rumorosamente.

I cardini della porta scricchiolarono quasi, seguiti dal campanellio leggero dell' incontro della porta con esso.

Aperta completamente la porta, guardó noi e all' interno, poi ci si intrufoló, seguito a ruota dal guardiano che gli era rimasto affianco, Silver entró subito dopo, accellerando il passo, dopo di ció fecero la stessa cosa Diana e Task, io chiusi la fila e spinsi la porta fino a serrarla.

Gli Elementi -In Revisione-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora