Capitolo 3

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Sara

Ho uno strano senso di pace nel cuore, un misto tra pace e dolore.

Mi sento violata, impotente. È come precipitare verso l'ignoto. Se prima mi sentivo persa e confusa per la perdita di memoria, ora che ho scoperto i segni sul mio corpo, ho paura di ricordare.

Non voglio ricordare.

Non voglio più essere Sara Kain e ricordare cosa ha subito.

Voglio nascondermi qui, nell'oasi di pace che ho trovato, le braccia di Corey.

Non mi importa se sembra sbagliato non sapere chi è la persona che mi stringe a se. Non conosco la sua storia, ma chi meglio di me può sapere che la nostra storia non ci rappresenta, è quello che uno fa che ci fa capire chi siamo.

Lui si sta prendendo cura di me, anche se non è tenuto a farlo. Mi ha salvato, mi ha aiutato, mi ha accolto in casa sua e mi ha riportato alla ragione dopo che sono crollata in bagno.

Ha raccolto i 1000 pezzi di me e li ha stretti tra le sue braccia. La sua voce, che cantava piano tra i miei capelli, ha fatto da colla.

Sono in pace. Ho deciso che non voglio ricordare il dolore che mi porto dentro. Voglio riaprire gli occhi e vivere da oggi in poi come se nascessi ora.

Con il cuore un po' più leggero apro gli occhi. Corey è dietro di me, siamo incastrati insieme sotto una coperta, il calore del suo corpo mi conforta. Sapere che non sono sola sembra una sensazione nuova per me, ma non voglio sapere ora perché.

Il suo respiro è regolare e leggero, non so se sta dormendo o se aspettava in silenzio il mio risveglio perché è dietro di me che mi abbraccia.

Le sue bellissime mani stringono le mie e sono raccolte nell'incavo del mio collo e sembra così giusto che stiano lì. Mi fa sentire così bene fidarmi di qualcuno perché la persona in questione non ti ha mai deluso o maltrattato. La sua presenza mi tiene in equilibrio. Gli accarezzo le dita e mi godo la sensazione di toccarlo con un gesto così semplice ed intimo allo stesso tempo.

Corey

Apro gli occhi immediatamente, non appena sento che Sara mi sta accarezzando le mani. Non stavo dormendo, aspettavo in silenzio che si calmasse e poi quando è successo non ho avuto la forza di allontanarla da me. Così sono rimasto a letto con lei, di nuovo. L'ho stretta a me tutto il tempo e non è mai sembrato strano, fino ad ora.

Adesso invece so che è sveglia e mi sta accarezzando, non so se si è resa conto che è ancora nuda sotto la coperta. Non posso impedirmi di pensarci ora che si è calmata, il vecchio me avrebbe già approfittato di una situazione del genere, ma non sono più quella persona. "Come ti senti?" le chiedo piano, le sue mani si bloccano e sospira. "Non lo so." Sembra riflettere e mentre pensa, la danza delle mani riprende e, mi dice: "Mi sento svuotata dal peso che sentivo. È come se prima mi sentissi in dovere di ricordare chi sono, invece ora che ho visto i segni del mio passato non voglio più ricordare."

Parla talmente piano che sembra una confessione. "Non ti devi sentire in colpa per ciò che provi. È qualcun'altro che dovrebbe pagare per ciò che ti ha fatto!" è più forte di me, non riesco a trattenere la rabbia che provo difronte a tanta violenza.

"Lo so...non so cosa avrei fatto senza il tuo aiuto. Sei come un angelo che mi ha salvato, prima dall'incidente e poi da un crollo emotivo." Il suo viso si volta leggermente verso di me ed io devo deglutire, mi si è seccata la gola.

I suoi occhi scuri si fissano nei miei. "Non sono un angelo." Non lo sono mai stato, solo non potevo fare diversamente, il suo bisogno di aiuto mi porta a desiderare fortemente di esserle necessario. Ma questo rimane un pensiero che archivio immediatamente.

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