TRE

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Siamo per strada, quando icontriamo un camion molto familiare che sta per andare nella categoria direzione opposta.
"AMAR!" grido e suono il clacson.
Lui si ferma, riconoscendomi.
"Ragazzi, proprio ora stavo venendo da voi, servite urgentemente al Dipartimento" dice, preoccupato.
Ci vogliono ancora quindici minuti prima di arrivare, per dimezzarli, premo l'accelleratore a tavoletta.
Le telecamere esterne sono ben visibili, sono proiettate verso di noi. Un gruppo di guardie esce dalla porta principale, aspettandoci.
Quando scendo, una ragazza mi viene vicina e chiede "Tobias Quattro Eaton?"
"Sì".
"Vieni con me".

Stranamente, non usano la forza. Ma, con passo precario, mi accompagnano con occhi speranzosi.
"Dove stiamo andando?" chiedo.
"Dal capo".
"E chi...?"
Qualcuno mi afferra il braccio, destabilizzandomi. Matthew.
"Tobias... sono... sono..." tenta di dire, ma è stanco.
"Sono contento di vederti, Matthew" dico.
"Anche io" dice sorridente.

Sono nel suo ufficio, sono rimasto spiazzato dal fatto che lui sia diventato il capo. Poi ricordo una cosa: se lo fosse stato prima, forse Tris sarebbe accanto a me. Mi sento mancare un battito.
"È una situazione alquanto critica quella che ti sto per esporre, devi promettermi che manterrai la calma..." inizia a dire.
"Cosa sta succedendo?" chiedo. Poi sentiamo un grido di terrore.
I miei sensi sono all'erta, mi volto verso Matthew e chiedo: "hai una pistola?"
"Sì, adesso la prendo" dice.
Me la porge disgustato, come se quella pistola avesse un qualcosa di deplorevole, come tutte le pistole, d'altronde.
"Che c'è?" chiedo.
"Nulla, Tobias" sta mentendo, lo so. Indagherò dopo.

Una ragazza è caduta, facendosi male, si è spezzata una gamba. Lei però stava dormendo, il che è molto strano: come può essere caduta da sola se dormiva? Il verdetto finale è il sonnambulismo, ma io non ci credo. Alzo gli occhi al cielo come in cerca di un aiuto perché, so che, l'unica persona persona di cui mi sono mai fidato è lassù. Non ho mai creduto veramente a quelle cose, forse per la mia fantastica infanzia: insomma, tu hai vissuto la maggior parte della tua vita sotto un tiranno che dovrebbe proteggerti, invece. Poi, quando è arrivata Tris, ho iniziato a credere che qualcuno esistesse. Oggi, li credo ancora. Matthew mi riaccompagna nel suo ufficio, mi guarda teso. Una ragazza grida il suo nome, ha i capelli rossi e il viso gentile. Parlano, lei appare triste, pensierosa e rimprovera Matthew con gli occhi luccicanti. Lui torna da me, triste e teso come prima.
"Dovevamo parlare, Tobias, di affari interni alla Città 4. Abbiamo notato qualcosa di insolito..." mentre lui parla, noto che sta cercando di sviare su qualcosa, poi ricordo: "La pistola!"
"Tobias, stiamo parlando di argomenti ben più importanti di una misera..." cerca di sviare ma lo interrompo prontamente.
"Che cosa è legato a questa pistola, dimmelo" dico con il tono che usavo quando ero un istruttore. Mi sono allenato per molto a farlo.
Lui, quasi piangendo, esita.
"Tobias, io... io... non volevo... non volevo dartela" dice. Sulle prime non capisco il perché le pistole lo facciano piangere, forse è una specie di repulsione naturale, oppure...
"Questa pistola era di di David, è... è..." tenta di dire. Non è una repulsione verso le pistole, è repulsione verso questa pistola.
"Quella che ha ucciso Tris" finisce.
Per un attimo, alzo gli occhi verso di lui, guardando prima l'arma nelle mie mani e poi i suoi occhi pieni di lacrime. Getto a terra l'arma e corro via, nel giardino interno, dove credevo che Tris mi aspettasse al mio ritorno, quando seppi che era morta. Per la prima volta dalla sua morte, piango davvero. È stato quel giorno che ho scoperto che Tris Prior era morta, che l'unica persona che avevo mai amato si era sacrificata per suo fratello, che se non fosse stato per David, lei sarebbe viva. Un drappellodi persone si raccoglie intorno a me: mia madre, Amar, Zeke, la madre di Zeke, Christina, Cara e... Caleb. Lui è rimasto qui a collaborare per il Dipartimento, ha sacrificato sua sorella per stare con gli Eruditi, non si sente neanche in colpa perché sua sorella è morta. Sciolgo l'abbraccio con le ginocchia, mi alzo con la faccia in fiamme e gli tiro un pugno. Dopodiché ritorno a piangere, nel mio piccolo spazio. Lui però, contro ogni logica mentale, prende il mio braccio e se lo porta al collo, nonostante il naso sanguinante e il livido che si sta formando in faccia. Mi porta nell'hotel, mi aspetto che mi porti nella stanza dove stavamo una volta, noi tutti. Invece mi porta in quella di fianco, dicendo: "so che Tris ha passato la sua ultima notte qui con te, quindi ho chiesto a Matthew se potevi utilizzare questa stanza".
"Grazie" sbiascico.
"Ora dobbiamo parlare".

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