SETTE

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Dopo quella notte, non ho avuto più problemi a dormire. Non mi sveglio più urlando la notte, non vivo a mala pena la giornata o per forza di volontà, non sento più la mancanza di una cosa vitale. Semplicemente, non sento più me stesso. È come se avessere portato via tutto. Vivo perché è quello che devo fare, nulla di più. Non sento neanche i sentimenti, è come se fossero andati via. L'unica cosa a cui sono collegato è il mio orologio, cioè l'orologio di Tris. Lo devo proteggere ad ogni costo, persino la mia vita.
Ho anche scoperto la causa della pazzia di Nita, ricordo ancora tutto come fosse stato ieri: ero nell'ufficio di Matthew, alle quattro del mattino.
"Nita ha avuto un effetto collaterale all'antidoto del Siero della Memoria, lei non può più pensare lucidamente perché ha come la mente offuscata. Per usare il termine giusto, è come se avesse il filtro cervello mani rotto. È istintiva, nel vero senso della parola" mi spiegò.
"C'è un modo per..." chiesi.
"No, non esiste alcun rimedio" disse tristemente.
Da quando sono arrivato qui, ho sempre visto Matthew triste, per un qualche motivo. Tris mi accennò alla storia della sua ragazza, una volta.
Mi capisce, questo è il motivo, forse.
Poi ricordo di aver monitorato ogni giorno le conversazioni di papà, Eric e Peter, ma nulla di importante, finché non ho scoperto che Peter ha perso dei frammenti di memoria da una conversazione:
"La Rigida come sta?" chiese Eric.
"Non lo so" rispose Peter. Dovrebbe sapere che Tris è morta, tecnicamente.
La notizia non è arrivata all'internl della recinzione? Ero sicuro del contrario.
Non hanno ancora un piano di attacco, penso prima di sprofondare nei sogni.

Sogno i giorni in cui Tori fece il tatuaggio sulla mia schiena, le volte in cui Tris lo ha guardato stupefatta, George Wu che bacia Amar, Nita che ci lancia la provetta e infine Caleb. Il giorno in cui mi portò qui dentro girava in tondo, intorno ad un asse.

Mi sveglio, quasi spaventato. Mi alzo cercando di ricordare quell'asse, finché non trovo un asse mobile.
C'è un biglietto all'interno:
Caro Tobias,
Sono desolato di dover comunicare così con te, sapevo che mi avresti cacciato. Spero che mercoledì prossimo all'incontro, alle 2:30 verrai alla stanza 234.
Cordiali saluti,
Caleb.

Accartoccio la lettera, come merita di essere trattata. Però, rendendomi conto che sono stato troppo indulgente con lui, la distendo. Le domande che vorrei porgere a Tris premono per uscire:
Perché lo hai fatto? Perché ti saresti sentita in colpa? E a me, colui che è tornato strisciando ai tuoi piedi, che era disposto a morire per te, che ti amava più della sua stessa esistenza, non ci hai pensato? Perché mi hai lasciato in questa valle di lacrime?
Probabilmente, se gliele chiedessi davvero, scoppierebbe in lacrime, direbbe che la sua vita non vale quanto quella di Caleb e la mia. Sono certo che sapeva che mi sarei sacrificato per lei. Sono indeciso su la natura di questa scelta: egoistica, per evitare questo dolore devastante oppure altruistica, per un atto di amore? Non lo so. Sono propenso a pensare la prima, come diceva Tris su sé stessa《ho lasciato gli Abneganti perché non ero abbastanza altruista》. Se lo fossi stato, non sarei qui.
Mi addormento di nuovo, lasciandomi in un sonno agitato.

L'indomani, mi sveglio tranquillamente. Prendo uno dei muffin in sala e inizio a mangiarlo. Christina si siede vicino a me, sorridendo. "Amico mio, da quanto tempo che non ci vediamo" dice.
"Lo so, Christina" sorrido. Christina è stata una benedizione, dopo Tris. Lei è sempre stata al mio fianco quando cadevo. Vorrei poter dire di esserle stato d'aiuto, ma non mi crederei neanche io. Guardo il muffin,con un sorriso stupido in volto. Tris sapeva della mia passione per questi dolcetti, un giorno mi rubò più di metà muffin. Le volevo tagliare la testa, in quel momento. Lei sorrideva come una bambina, mentre lo faceva e io mi offrivo di prenderle un muffin. Non ho mai sopportato che mi toccassero le cose che amo, adesso lo desidero con tutto il cuore. D'altra parte, l'amore è duro a morire, fino alla fine dei tempi. Sento che Christina sente le stesse cose per Will: lei, a differenza mia, si rialza, sorride, scherza.
E tu, Eaton?
Già, e io? Chi lo sa.
"Oggi andiamo in palestra?" chiede Christina, stranamente speranzosa.
"Sì, nanerottola".
Mi lancia un pugno sul braccio, lo schivo prontamente. Ridiamo come due bambini nel tragitto, stuzzicandoci a vicenda. Quando arriviamo in palestra, resto bloccato.

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