Ricordo di non aver pensato neanche un secondo a quello che realmente stava succedendo.
Mi stavo intromettendo nella vita di una famiglia che a malapena conoscevo, ma nel momento in cui varcai la soglia di casa mi sembró solo il posto perfetto.
Come la mia meta dopo un lungo viaggio, come se quel posto non avesse aspettato altro che me.Cominciai la scuola qualche settimana dopo, erano i primi giorni del nuovo anno. Nuovo per me da tutti i punti di vista.
La mattina del primo giorno la madre di Luca ci portò in macchina. Una citroen grigia, che vedevo uguale a tutte le altre intorno. Era appena scesa un po' di neve, neve bianca e uniforme, sembrava rendere tutto un po' ovattato, come un risveglio da un lungo sonno. Uno di quei giorni freddi, con il cielo sempre dello stesso colore. E tu senza guanti, mani gelate, stomaco chiuso, sguardo basso, e in testa solo il pensiero di quando arriverai. Il leggero tepore della macchina rendeva tutto un po' piu poetico, ti faceva ammirare ogni dettaglio di quella cittá immobile.
Qualche sbuffo di fumo, il clacson di una macchina, rompeva il silenzio ghiacciato che ci circondava, il verde del semaforo spiccava in quel niente freddo.
E dentro a una delle tante macchine in coda ad aspettare un fioco segnale luminoso c'ero io, spiaccicata al finestrino, che vagavo sui tetti di quella città fantasma immaginandomi già scuola. Un uragano di emozioni mi seguiva, ero un vulcano in eruzione, niente a che fare con quel panorama sconosciuto. Prima i pensieri mi portavano a una scuola spartana e piccola, con pochi allievi che si conoscevano da sempre, poi l'immagine di insegnanti cordiali, ragazze premurose e magari il sorriso di un tipo dell'altra classe.
Voci malziose nei corridoi sulla "nuova arrivata", sguardi di nascosto, caffé al bar.
Ma ovviamente non ci fu nulla di tutto questo.
Ero solo una tra i mille e piu ragazzi che avevano intenzione di frequentare quella scuola. Magari non sarei stata nemmeno tra quelli scelti per rimanere.
Però quel andirivieni caotico di persone mi fece sentire subito a casa. Pochi giorni e diventai subito parte di quella folla, pochi giorni e mi ero gia abituata a quell'affascinante burrasca, pochi giorni e già mi aspettava il provino.Aprì la scatola.
Le presi in mano con cautela, come si fa con qualcosa di sconosciuto e prezioso.
Riconobbi i nastri, le punte consumate, l'odore di chiuso e di sudore, la fatica rimasta impressa sulle suole.
Non le indossavo da qualche anno, le avevo accantonate dopo l'incidente.
Ma non le avevo mai buttate.
Come una parte di me che per quanto avessi voluto nascondere e dimenticare avevo sempre tenuto vicino.
Le rimisi e mi sembrò che non fosse passato neanche un minuto da quando le avevo tolte. Sembravano plasmate sui miei piedi per l'eternitá.
Cominciai a volteggiare, prima piano e poi sempre piu veloce, e mi sentivo viva, viva come non mai.
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Ci vediamo domani
Teen FictionQuattro ragazzi. Una cittá. Un sogno. In una storia di amicizia e coraggio, che ha tanto da raccontarvi. "...una ragazza, i capelli sciolti e biondi, fino alle spalle, con qualche ciocca verde, accarezzati da un vento freddo. Lo sguardo perso nel pr...