Vera pv

37 7 1
                                    

Ho pensato molto a cosa portare al provino.
Sono un'artista e questo é il motivo per cui ho scelto questa scuola.
Ma sono stata parecchio indecisa su come mostrare la mia arte.
L'idea delle foto mi é venuta quando ho trovato la mia vecchia canon giu in cantina, prima di partire. Stavamo sistemando le ultime cose in macchina, ero salita per prendere la scatola con i miei libri.
Inizialmente non mi accorsi, non feci nemmeno caso a tutte le scatole ammassate, se mi misi a rovistarci fu solo per puro caso, o curiosità, o noia.
E in uno scatolone di cartone consumato dall'umidità, uguale a mille altri intorno, stava il mio gioiello, quella che per un po' di tempo era stata mia fedele compagna in ogni giornata. Sopra, decine di foto di paesaggi, tramonti, ma soprattutto persone, gesti, vite.

E cosi quel mattino, lasciato la casa di mia sorella, entrai nel vecchio portone della scuola con la mia preziosa macchina fotografica a tracolla, come ai vecchi tempi.
In tasca qualche foto, foto nuove, scattate in questi giorni, foto della nuova realtà che mi circondava e di cui stavo entrando a far parte.
In una la folla accalcata all'intervallo nei corridoi, il silenzio dell'imponente aula magna.
Nell'altra una ragazza, i capelli sciolti e biondi, fino alle spalle, con qualche ciocca verde, accarezzati da un vento freddo. Lo sguardo perso nel profondo e un sorriso sveglio disegnato sulle labbra.
Credo si chiami Madeleine, anche se mentre scattavo la foto non ne avevo idea. Era solo una delle tante.
Poi lo scatto di un ragazzo durante il meeting, la fronte corrucciata e le mani ferme in un gesticolare animato. Lo sguardo deciso, fiero, che quasi intimidisce. Lo stesso ragazzo che mi é andato addosso facendomi rovesciare il caffè. Si chiama Luca.
E poi l'ultima. La piu bella, in bianco e nero. Un ragazzo, circondato da altri suoi coetanei. I capelli scuri che gli incorniciano il volto, ascolta la conversazione ma il suo sguardo è piu avanti, due fossette gli increspano il volto mentre sorride a qualcuno che non può vederlo. Lui é Jonathan, ce l'ho in mente dal primo giorno, quando é arrivato in ritardo. Un soggetto perfetto per le foto perche si vede sempre quello che pensa.
Volevo portare anche una foto della mia famiglia, di mio fratello, di Juliette.
Ma avrebbero raccontato troppo di me, della mia storia, dei miei perché.
E stamattina, mentre mi sistemavo in una treccia i capelli color caramello, ho deciso che non sempre dietro una foto ci deve essere una storia chiara, una motivazione.
Mi piacciono quelle foto dove la storia la puoi creare tu, quelle foto fatte di getto, senza motivi particolari se non la bellezza del momento.
Una foto non è un foglio di carta, non é fatta per raccontare o per spiegare, é fatta per catturare qualcosa che a parole non si può dire.

Ci vediamo domaniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora