Vera

14 4 0
                                    

Briciole. Briciole ovunque.
Ero seduta su un vecchio pezzo di metallo arrugginito, un cigolare continuo.
Alcuni tubi posti malamente a formare una struttura che per come riusciva incredibilmente a stare in piedi era una vera e propria sfida alla forza di gravitá.
Sopra, il rimanente di quella che un tempo era stata una coperta.
L'avevo presa da un armadio pieno di polvere, e sembrava fatta di polvere persino lei. Polvere intrecciata e cucita per fingere che fosse una coperta. Ma pur sempre polvere.
Mangiavo un toast bruciacchiato, non ricordavo di averci messo dentro del prosciutto ma evidentemente si.
Continuai a mangiare, lasciando vagare i miei pensieri come briciole, piccole e inafferrabili, che si insinuano ovunque senza poterle fermare.
E per quanto avessi cercato di non pensarci, di non fissarmi su quello scomodo interrogativo, era come una polverosa coperta, che quando le briciole raggiungono non si riescono piu a staccare.

Era cominciato tutto normalmente. Primo giorno, un po' di ansia ma controllabile. Un caffè nella sala comune, una gonna rossa e gli orecchini.
Quelli con dei piccoli acchiappasogni, che si impigliano ovunque ma continuo lo stesso a mettere.
Se non ricordavo male dovevamo trovarci in auditorium, e da lì ci avrebbero smistati. C'era qualcosa di strano nell'aria, era gennaio inoltrato, i caloriferi erano bollenti ma faceva freddo comunque.
Il primo corso era teatro. L'avevo scelto per sfuggire a discipline pittoriche e composizione musicale, mi pareva il meno peggio.
Ero arrivata in ritardo, perché come avevo previsto mi ero persa.
Quella scuola era una cascata di corridoi, che sfociavano come fiumi in ogni direzione per poi confluire in una grande scalinata.
Mi ero seduta in fondo, cercando di non farmi notare. C'era casino, l'insegnante non era ancora arrivata.
Ricordai di colpo di aver lasciato la macchina fotografica giu, su un tavolino vicino alla segreteria, quando ero passata a ritirare l'orario.
Panico. E se qualcuno l'avesse presa? Dovevo assolutamente andare.
Mi alzai di scatto, non mi interessava piu non farmi notare.
Arrivata alla porta, superata non senza difficolta la marea di zaini, giacche e persone, una voce mi fermò.
"Signorina?" Avrei dovuto voltarmi, ma non lo feci. Non subito. Rimasi cristallizzata nel movimento, ci misi piu di quanto avrei dovuto per realizzare cosa stava succedendo.
"Si. Ecco, mi scusi. Non l'avevo vista. Dovrei andare giu un secondo, ho dimenticato.. beh ecco vede una cosa importante.." Alzai gli occhi e la voce mi morì in gola. C'era qualcosa nel suo sguardo che spense le mie parole. Me lo sentii crescere dentro, un sentimento che era da tanto che non provavo. Simile all'imbarazzo, come se mi sentissi fuori posto per qualche ragione. Come se avessi sbagliato qualcosa. E come se quella donna lo sapesse.
Andai al posto, rimpiangendo in silenzio di non aver scelto discipline pittoriche.
Eppure un'altra cosa mi colpì piu di questa, che dimenticai abbastanza velocemente e senza farci troppo caso.
Ritrovai la mia macchina, era ancora al suo posto.
Andai a mangiare.
Feci amicizia con Maddy, la mia vicina di banco, insopportabile.
Fu solo dopo che me ne accorsi, ero seduta sulle panche della sala comune, mi era venuta voglia di fare qualche foto.
Ed ecco che la vidi, nel rullino, la foto di una ragazza. In piedi, ferma in un movimento deciso. Lo sguardo confuso contrasta, come se fosse stata bloccata a metá di qualcosa. Il sorriso le muore sul volto.
É un po' sgranata e mossa, fatta da lontano.
Ed è da quel momento fino ad ora, seduta sul letto a fare briciole, in un vecchio capanno abbandonato trovato per caso, che penso e mi chiedo, chi può avermi fotografato?

Ci vediamo domaniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora