Capitolo 1

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Sospirai piano sorreggendo le chiavi che tintinnavano penzolando fra le mie mani.
Ci giocai leggermente, solleticandole fra le dita finchè non mi decisi ad uscire di casa.
Un sospiro sfuggì dalle mie labbra senza quasi che me ne accorgessi,
se non fosse stato per la nuvoletta di calore che si era condensata nell'atmosfera
per mimetizzarsi con i colori del cielo qualche secondo dopo.
Mi tirai su la grossa sciarpa fino al naso, mentre mi voltavo per poter bloccare la serratura di casa.
M'infilai svogliatamente le mani in tasca e cominciai a camminare affondando il viso nel caldo groviglio lanoso che avevo al collo, giusto in tempo per non far arrossare il mio viso per il pungente gelo.
Quando alzavo lo sguardo dall'asfalto, tutto in lontananza pareva dipinto da un bambino eccitato per i nuovi colori.
L'orizzonte era un rovinoso impiastro di grattaceli e tonalità grige d'ogni genere.
nessun colore, a parte quel poco che era rimasto della recente nevicata sporca di lievi sfumature confuse.
Si era posata su ogni cosa come un leggero velo di morte bianca, come se oramai non fosse più il nero a simboleggiare la fine dei giorni: le luci delle case erano opache o spente,
tutto era soffocato sotto il peso delle vacanze natalizie..
quasi come se ogni persona esistente avesse preso una qualche rara malattia che paralizzasse a letto.
Anche le macchine che starnazzavano e si rincorrevano in lunghe file infinite sembravano guidate dal nulla, lasciando l'impressione che dietro al volante vi fosse solo un piccolo e insignificante fantasma che si nascondeva dietro al display di un telefono;
Riportai ancora la mia attenzione a terra,
sperando di trovare qualcosa di più interessante.
Avevo fatto talmente tante volte quel percorso, che svoltai l'angolo che m'avrebbe portato a destinazione con un movimento monotono e quasi meccanico.
Quando concedetti al mio naso di respirare aria pulita,
la potei vedere seduta su un altalena,
intenta a fissare lo smartphone che teneva stretto fra le mani guantate.
Mi notò solo qualche minuto dopo che ero arrivato,
e allungò il braccio bardato dal cappotto verso il cielo,
intenta ad agitarlo in segno di saluto.
I lati delle mie labbra si sollevarono con aria malinconica, ma mi sforzai sin da subito a mascherare quell'emozione con qualcosa di più intenso mentre mi avvicinavo a grandi passi verso la sua posizione.
Quando fui a pochi centimetri dal suo corpo potei percepire un leggero calore provenire da esso,
alimentato dal suo solare sorriso:
quasi come se fosse il carburante stesso della sua temperatura.
Sotto la finzione che dipingevo con le mie stesse azioni,
non sapevo per quanto tempo avrei potuto rimanere incondizionato dai miei stessi pensieri,
consapevole che quello che stavo facendo non mi avrebbe portato da nessuna parte.
Un vago dialogo s'era aperto una breccia fra noi, mentre parole su parole venivano disperse nell'aria,
dimenticate e poi ri pronunciate in un circolo vizioso che puzzava di monotonia.
Qualcosa, nel vuoto di quella giornata invernale, catturò il mio pensiero e lo tramutò in un ronzio, mentre fissavo un punto morto e indistinto immerso nel paesaggio.
Con la coda dell'occhio potei vedere la sua espressione cambiare drasticamente mentre m'osservava come un animale per cui non c'è più speranza e di cui ci si era stufati di prendere cura oramai da tempo.

Mi bruciavano gli occhi.
Una lieve goccia salata tremò sulle mie ciglia prima di precipitare a terra e cristallizzarsi sul gelido terreno appiattito e sporco dalle orme delle persone che prima di noi eramo state in quel luogo.
Qualcosa di vaniscente e quasi impercettibile si insidiò nel miei pensieri ancora prima che potessi prevederlo.

..che bisogno c'era di tenere duro per qualcosa destinato
a scomparire..?

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