Il mio risveglio fu accompagnato da un grugnito disumano
proveniente dalla mia stessa bocca, riempita di lunghi capelli finti.
Ci misi qualche secondo a ricordarmi cosa avevo fatto la sera precente,
e scattai a sedere in meno tempo di quanto ce ne misi
a collegare i ricordi.
Ma.. poteva essere un brutto sogno.. doveva, esserlo.
Il mio subconscio si rifiutava di credere a tutto quello
che era successo e, istintivamente, la mia mano corse fra
le mille e più pieghe del tessuto alla ricerca del telefono perduto.
Quando lo raggiunsi, mi accorsi che tutto il mio corpo
stava tremando, accompagnato dal forte battito del mio cuore.
Nessuno conosceva quel profilo, perchè non amavo che
gli altri sapessero che disegnavo così tanto.
Ma quella foto era comunque lì.
In pieno dominio pubblico.
E sapevo che eliminarla non sarebbe servito a nulla.. internet si appropria di tutto quello che posti.
Dalla più piccola lettera dell'alfabeto.. al più grande selfie di gruppo.
Avevo notato già alcuni commenti di fan accaniti della
mia pseudo arte farmi un sacco di complimenti sotto di essa..
mi donava una strana sensazione che galleggiava tra
l'esserne felice e il reputarmi un grandissimo coglione.
Il mio sguardo ricadde sulla barra delle notifiche, e
solo allora vidi che l'icona delle amicizie era illuminata.
Esitai un attimo, ma successivamente appoggiai
il pollice su di essa, facendo scattare fuori l'elenco delle richieste
provenienti da altri utenti, a me completamente sconosciuti.
Non ero veramente interessato ad
accettare di averli nella mia lista..
ma per qualche strano motivo, uno di loro attirò la mia
attenzione, e decisi di dare un occhiata.
La sua immagine di profilo era il mio
personaggio anime preferito..
mi stupì particolarmente dato che era
prettamente sconosciuto alla maggior parte del pubblico..
spesso anche ai più informati e fanatici.
Decisi.. semplicemente di accettargliela e vedere
cosa sarebbe successo.
In fondo, avrei potuto tranquillamente cancellarlo
in pochissimo tempo.
Non dovetti aspettare molto, prima che
il suo primo messaggio apparisse in una schermata di chat,
spuntata sul mio schermo così improvvisamente che
mi spaventai leggermente.
Ero decisamente troppo nervoso per tutta quella storia..
mi chiesi se non avessi semplicemente ingigantito i miei stupidi problemi.
La sua presentazione non fu molto originale..
ma apprezzai davvero il suo entusiasmo.
Alla fine, scoprii che mi mandò l'amicizia perchè
era sempre stato un mio grande fan.. e voleva davvero
dei consigli su come migliorare la sua tecnica di disegno.
Mente leggevo, un leggero sorriso mi comparve sul viso,
e le mie dita si mossero da sole nel lungo susseguirsi di
domande, risposte, affermazioni.. pareri, sogni, momenti
che ci scambiammo dalla mattina sino al tardo pomeriggio.
Mi trovai stranamente bene in sua compagnia,
nonostante non avessi mai creduto di potermi davvero
affezionare a qualcuno tramite un computer.
Lo ritenevo un oggetto di svago, di marketing.. di vita, a volte.
Ma non ero sicuro di potermi davvero fidare di chi si nascondeva
usando tutti questi piccoli vantaggi virtuali.
Il suo nome era Jason.. Jason Lime.
Lo trovato stranamente insolito e buffo..
All'inizio credetti che fosse solo un personaggio di invenzione,
e invece si chiamava davvero così.
Mi accorsi che il tempo era passato così in fretta
soltanto quando il mio stomaco emise un latrato
che sembrava provenire direttamente dagli inferi.
Gli chiesi di aspettare, e mi rispose che era okay.
Così, mi preparai qualcosa al volo e tornai in camera con
alcuni panini super imbottiti.
Mi gettai sulla scrivania e decisi di accendere il computer
invece di continuare a utilizzare il cellulare.
Aveva cominciato a scottare tantissimo,
probabilmente se ci avessi appoggiato sopra il
pane, si sarebbero tostato.
Lo misi sotto carica e lo appoggiai vicino a me,
in caso qualche stupido giochino con cui perdevo sempre il mio poco tempo libero, avesse bisogno di me.
Un grosso sbadiglio accompagnò il primo morso
che diedi al mio pranzo ritardatario,
mentre aspettavo che quella baracca davanti a me
si accendesse in modo che potessi fare qualcosa di produttivo.
Quando finalmente la schermata di Windows si aprì dinanzi
a me con il suo solito, semplice suono d'entrata,
mi precipitai subito sul web per entrare direttamente sul
mio profilo e accedere alla nostra conversazione,
bruscamente interrotta poco prima dal mio stomaco maltrattato.
Gli dissi subito che ero tornat..a.
Ero.. tornata.
Mi accorsi solo allora che mi stavo tranquillamente
mettendo nei panni di una ragazza.
Scrollai il capo in segno di stress e compassione verso me stesso
e rimasi a lungo ad attendere la sua risposta..
ma il pallino verde vicino al suo nome scomparse con l'ultimo
panino che mi trangugiai.
Per ammazzare il tempo, mi misi a disegnare qualcosa
digitalmente.. o a vedermi qualche puntata sparsa
di alcuni degli anime invernali che erano ancora in corso.
Guardai le ore tramite la barra d'azione dello schermo,
e mi accorsi che erano già le otto di sera.
Avendo mangiato a metà pomeriggio, decisi che mi sarei
fatto bastare un qualche frutto a caso preso dalla dispensa,
sempre se mi fosse venuta fame.
I minuti.. e con loro le ore, passarono barcollando
tra il veloce e il lento agonizzante.
Fu così che divenne mezzanotte e dieci.
Era già il giorno dopo.. era già il venticinque dicembre.
Raggiunsi svogliatamente la mia bacheca
e postai il disegno di auguri Natalizi che mi tenevo nel computer
da qualche giorno, pronto per essere sfornato.
Il mio sguardo si posò sul messaggio mandato
durante le ore pomeridiane..
un testo solitario, nemmeno degnato di visualizzazione.
Dentro il mio stomaco parevano essere uscite dal loro bozzolo
una miriade di farfalle, che si erano messe a svolazzare
tranquillamente fra i miei organi.. un po' come se fosse casa loro.
Era una sensazione che aveva il sapore della solitudine.
E poi.. e poi chiusi il computer.
Con un suono particolarmente piatto e sordo,
senza nemmeno preoccuparmi di premere sul tasto di spegnimento.
E così, con la sua piccola lucina azzurra che lampeggiava
nel buio della stanza, il mio portatile mi fece capire che era
andato in stand-by.
Accompagnato dalla silenziosa intermittenza delle tonalità del mare,
mi stesi sul letto e fissai il soffitto.
Non so per quanto tempo.. ma mi parve un infinità.
un lunghissimo lasso che venne spezzato nettamente
in due dal suono di notifica che emise il mio telefonino.
Sembrava quasi che fosse rimbombato nella notte mille e più volte,
accompagnato dal sobbalzare del mio cuore fino alla mia gola.
Era una sensazione dolciastra e tiepida,
un po' come la densa acqua di palude.
Mi alzai talmente in fretta che scivolai
e rischiai di abbracciare il pavimento.
Non sapevo molto bene com'ero sopravvissuto a quella
quasi caduta che portò il mio cranio a pochi centimetri dallo
spigolo della scrivania;
sembrava quasi deluso di non vedere del sangue ruzzolare
fuori dalla mia povera tempia.
Un po' come quando i piedi dei mobili fanno attentati
omicidi al povero e indifeso mignolo del piede.
Cercai di ristabilire l'equilibrio il più in fretta possibile,
ma rimasi fermo qualche secondo mentre facevo un respiro profondo.
Calmati. E' soltanto una notifica.
Calmati. Potrebbe essere uno dei tuoi stupidi giochini.
A cosa diavolo stai pensando?
Afferrai il piccolo apparecchio rettangolare e tornai
a sdraiarmi con nonchalance sul letto,
tentando comunque di sfuggire alla cecità per colpa
della luminosità al 100% del display telefonico.
Alla fine, i miei battiti cardiaci sembravano
essersi addentrati ancora di più lungo l'interno del mio collo.
Appena i miei occhi poterono avere un contatto diretto
con ciò che il telefono aveva da mostrare,
vidi un lungo messaggio di scuse da parte sua.
Una piccola felicità si aprì dentro di me, rimboccando
le coperte alle farfalle che fino a poco prima stavano giocando
a rincorrersi nel mio corpo.
Mi inviò anche un caloroso augurio di buon natale,
scritto a caratteri cubitali sopra un piccolo foglietto,
sorretto dalle mani leggermente anatomicamente impossibili
del disegno che m'aveva mandato.
Ringraziandolo, gli diedi i miei primi veri consigli
da pseudo maestro di disegno improvvisato sul momento.
E fu così che mi addormentai quella sera..
mentre combattevo una guerra che il sonno
era destinato a vincere tra un messaggio e l'altro.
E fu così, che il destino cominciò a raccontarmi di me.. senza che me ne accorgessi.
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Blue
RomanceLa confusione e la società danzano spesso a braccetto, soprattutto quando qualcuno non sa come comportarsi con la vita. Ma è davvero giusto lasciare che tutto questo prenda il sopravvento? La lotta che ognuno di noi ha contro il mondo e contro se st...