Capitolo 4

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Quando giunsi da loro, una grande quantità di braccia e mani si accatastarono avvolgendosi al mio corpo, dandomi pacche e abbracci scherzosi.
Stavo compiacendo i loro gesti, ma il mio sguardo non faceva altro che rimanere a fissare il viso della mia ragazza:
mi stava osservando da qualche passo di distanza con un vago sorriso a denti scoperti;
sembrava quasi che fosse stato una debole fiammella bianca nel cuore della notte.
Quando ci movemmo in massa verso di lei e le sue amiche, esitanti sul da farsi,
si spostarono come se stessimo passando in mezzo ad un gruppetto di piccioni ed entrarono con noi, seguendoci a ruota.
Appena varcammo la soglia dalle porte lignee, il famigliare odore di zolfo mi invase il viso di colpo, facendo esitare il mio respiro.
Il mio sguardo si posava sui muri e sulla mobilia con leggerezza,
respirando la calda aria colma di nostalgia.
Aspettai pazientemente che gli altri avessero saldato il conto al bancone infilandomi le mani in tasca.
Oramai le ragazze si erano già dileguate nei loro spogliatoi da tempo,
mi chiesi quanto avrei dovuto ancora aspettare; quando m'accorsi che ero io quello che doveva darsi una mossa:
mi stavano osservando da poco lontano facendomi segno di avvicinarmi a loro perchè erano pronti.
Mi incamminai nella loro direzione, ma rimasi leggermente indietro rispetto al loro passo, facendo da coda al gruppo.
Li vidi scomparire nella porta dello spogliatoio maschile, delimitata dal solito simpatico cartellone ligneo appeso in cima ad essa, probabilmente fatto a mano.
Mentre passavano sotto lo spesso telo rosso che faceva da divisore tra corridoio e stanza, sembrava quasi che la parete li stesse inghiottendo per poi non riportarli mai più indietro.
Quando fu il mio turno, ebbi un attimo di traballante esitazione:
oramai era da un po' di tempo che mi vergognavo a spogliarmi insieme a tutti gli altri.
Ero consapevole che fossimo tutti maschi e che lo avevamo sempre fatto, sin da bambini.
ma era un'emozione più forte di me,
semplicemente, un forte imbarazzo mi colpiva all'idea che potessero vedermi senza nulla addosso.. o altrettanto, vedere loro.
Attraversai l'entrata qualche secondo dopo di loro e cominciai subito a cambiarmi, nascondendomi agli sguardi di chi passava il più possibile.
Solitamente ero il primo ad arrivare e anche il primo ad uscire,
ma quella sera, i loro occhi erano posati sulle mie azioni in modo nervoso, quasi come se fossi la persona più lenta del mondo.
Un "inspiegabile" impazienza stava galleggiando nell'aria
come se fosse parte della materia, andando a sostituire qualche particella d'ossigeno che componeva il mio corpo quando la respiravo,
causandomi un formicolio allo stomaco per la cattiva aria che stava ricevendo.
Infilai tutte le cose che non mi servivano nell'armadietto in modo particolarmente caotico,
facendo finta di non aver notato i loro occhi scrutatori.
Composi il codice protettivo con le mani già leggermente sudate,
ma diedi la colpa all'aria umida e calda che proveniva dalle vasche;
come le buone vecchie visite a quel posto dettavano, fui il primo ad andarmene da quella stanza,
ma mi fermai giusto sul muro che affiancava la porta, appoggiandomici con la schiena in modo paziente.
La temperatura particolarmente calda di quel posto faceva un forte contrasto con il freddo e gocciolante muro di mattonelle,
stuzzicando la mia pelle con un inaspettato brivido lungo la colonna dorsale.
Feci finta di scrutare il pavimento fin quando non furono tutti pronti.
Inutile dire che era nostra abitudine gettarci subito nelle sale riservate al sesso maschile, a differenza di quel momento,
in cui tutti quanti stavano entrando nella categoria mista.
Mi sfuggì un sospiro così debole e aspettato, che pensai di aver soltanto pensato di averlo fatto.
M'afferrai distrattamente una ciocca di capelli e la tirai verso il basso.
La serata stava per cominciare.
..la LORO serata, non di certo la mia.

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