Ti ho sempre difeso, nonostante tutto e tutti.
"Smettila, meriti di meglio."
È ciò che mi dicono i miei amici, scommetto che anche i tuoi l'hanno fatto.
Quello che i miei amici non capiscono però, è che per me, il meglio eri tu.
Non sono mai stata brava a gestire i sentimenti, e avevi ragione a dirmi che non riesco a mantenere un "certo tipo di rapporto".
Avevi ragione anche quando mi hai detto, sempre quello stesso giorno "secondo me neanche tu sai quello che vuoi".
Vero. Verissimo.
Sono sempre stata un'indecisa cronica. Ma su una cosa non avevo dubbi: volevo te.
Volevo te e tu avresti lasciato a fine settembre me e la nostra piccola cittadina per andare in città. Certo, ero felice all'idea che finalmente tu avresti potuto studiare per poter realizzare il tuo sogno, ma non lo ero affatto per la tua partenza.
Mi conosco bene, la mia paranoia, accompagnata dalla gelosia, avrebbe ucciso il nostro rapporto. Io già ti vedevo con un'altra mentre velocemente mi lasciavi perché, semplicemente, lei era lì ed io no. .
Allora terrorizzata come non mai, ho iniziato a pensare a tutto ciò che di negativo poteva portare una relazione a distanza.
Ed io non ci ho mai creduto a queste relazioni. Prima o poi uno dei due molla l'altro o lo tradisce.
Sono gelosa e maniaca del controllo.
"Non funzionerà mai", ho continuato a ripeterlo fino a convincermene io stessa.
Fino a rovinare tutto.
Ora neanche ci salutiamo più. Siamo due persone che si conoscono meglio di chiunque altro, eppure, sembriamo estranei.
Quando torni in paese, ti cerco in piazza, tra la folla.
Ho bisogno di vederti, di capire se stai bene o meno. Mi basta una sola occhiata per analizzare il tuo stato d'animo.
Mi parte l'angoscia quando noto con immenso dispiacere che sei triste, che c'è qualcosa che non va.
Fumi e bevi di più, ho notato anche questo.
Sono felice quando invece noto che stai bene.
Che almeno uno dei due è andato avanti e si, sono contenta che quel qualcuno sia tu.
L'altro giorno mi è stato chiesto quale fosse la persona che amo di più al mondo estranea alla mia famiglia.
Ho fatto il tuo nome senza neanche rendermene conto.
È la verità, in fondo.
Non ho mai amato nessuno come ho fatto con te, non ho mai tenuto a nessuno così tanto prima d'ora.
Mi conosci meglio di chiunque altro, persino meglio di me stessa. Sai che sono istintiva, che reagisco di impulso e con poca razionalità.
Mi lascio trasportare dalle emozioni.
Mi hai vista in tutti i modi, riccia, liscia, con la frangia.
Mi hai vista truccata e anche al naturale.
Dicevi che ero bella comunque.
Mi hai vista fare la stronza, fingermi forte per poi piangere non appena nessuno prestava attenzione.
Sei stato l'eccezione, sempre.
Mi hai vista piangere e rinnegare quelle stesse lacrime amare l'ultimo giorno che abbiamo parlato.
«Non piangere, scema.»
«Non sto piangendo. Io non piango.» ho avuto il coraggio di rispondere con un filo di voce.
Hai visto le mie fragilità, ti ho confessato le mie debolezze, e tu le tue.
A quanto pare una delle tue debolezze, ero io.
Non te l'ho mai detto, ma tu sei uno dei miei talloni d'Achille.
Anzi, il tallone d'Achille.
Mi hai amata sempre, hai un cuore gentile ed è forse per questo che sei riuscito a trovare del buono in me.
Quando parlavo male di me stessa, ti arrabbiavi, mi correggevi ed elencavi le motivazioni per cui avevo torto a volermi così male.
Non riesco mai ad esternare i miei sentimenti.
Tutti pensano che fossi tu quello ad amare, quello a soffrire ed io quella dal cuore di ghiaccio, pronta a farti ricadere nelle sue grinfie ogni volta che ne stavi per uscire.
Chi mi conosce bene, lo sa, che con i sentimenti faccio schifo.
Che più amo qualcuno e meno lo riesco a dimostrare.
Che quando mi chiedono di te, dopo un po' mi viene da piangere.
Chi mi conosce lo sa, quanto ci sono stata male. Quanto vorrei chiamarti, sapere da te come stai, abbracciarti.
Chi mi conosce sa che sei ancora il mio punto debole; un argomento tabù che è meglio non affrontare.
Non mi alzavo dal letto finché non mi arrivava il tuo buongiorno.
Era quello che mi dava la carica per affrontare cinque ore infernali di scuola.
Dopo che ci siamo lasciati, per oltre una settimana non ho chiuso occhio ma nonostante ciò, non mi alzavo dal letto finché mia madre, esausta, non ne aveva abbastanza ed ero costretta a ritornare alla realtà.
Dopo che ci siamo lasciati, ho evitato per un po' di ascoltare Vasco Rossi, gli Articolo 31 e cambiavo stazione in radio ogni volta che c'era Sugar dei Maroon 5.
Dopo che ci siamo lasciati, non sono stata più me, perché quando te ne sei andato via, me ne sono andata anch'io.
Non ho eliminato nessuna delle nostre foto, nonostante abbia la memoria piena. Preferisco eliminare qualsiasi altra foto, anche se si tratta di appunti che mi servirebbero, e non quelle dove ci sei tu.
A volte ti sogno, e allora la giornata parte che è una merda.
Perché io non voglio sognarti, io voglio averti.
Ci sono alcuni ragazzi che ci hanno provato con me, non ho dato loro neanche una mezza speranza perché, per quanto mi sforzi, non riesco neanche ad immaginarmi con qualcuno che non sia tu.
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Lettere mai spedite
AcakTutti gli sfoghi che ho scritto negli ultimi due anni, ho deciso di pubblicarli. Non c'è un motivo preciso, a dire il vero. Avevo utilizzato questa storia, rimasta sempre nelle bozze, semplicemente come una sorta di diario. Qui ho detto tutto ciò...