Fantasmi del passato parte II

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Asciugai gli indomabili capelli rossi, presi due stracci e mi vestii in fretta.
Decisi di sistemarmi in periferia da mia cugina Lisa, per riflettere al meglio.
Il mio cellulare era spento da giorni e Tomás aveva invaso di telefonate tutti i miei amici.
La campagna era per me fonte di tranquillitá e solitudine. La mattina mi svegliavo verso le 6:30 come quando andavo a scuola, facevo colazione e uscivo. Passeggiavo per i vasti campi variopinti e osservavo i contadini oppressi dalla monotonia del loro lavoro.
Io li capivo, loro erano proprio come me, volevano scappare dalla banalitá delle loro vite, ma non ci riuscivano.
Passeggiando pensai molto. Pensai a Tomás e ai suoi comportamenti, pensai al mio amore assurdo per Alec e agli anni d'oro con i miei amici. Sapete perchè ero ancorata al passato? Per spiegarvelo vorrei partire da una semplice premessa.
Ogni uomo ama la felicitá. Ogni uomo vuole essere felice. Ma, si sa, nessun uomo possiede sempre la felicitá. Essa va e viene. Dunque l'uomo quando é infelice pensa ai momenti in cui era allegro e prova nostalgia.
Per questo motivo provavo nostalgia verso il passato.
Un tempo ero al massimo della felicità,ora non piú. Ancorarmi al passato, rivivere quei momenti, è l'unico modo per ritornare alla felicitá di un tempo.
Tutto questo è sbagliato. Dovrei essere felice, ma mi mancano molte cose. Una di queste è la presenza di Alec... È da molti anni che ripeto a me stessa di lasciarmelo alle spalle, ma i miei tentavi sembrano vani.
Le mie amiche si misero le mani ai capelli quando seppero che,nonostante la storia con Tomás,io pensassi ancora ad Alec. Nessuno può capirti meglio di te stessa. Non potevo piú essere ancorata al passato, dovevo voltare pagina, anche se questo comportava vivere nella malinconia.
Presi le mie cose e andai verso il paese. La cosa che mi mancava piú di tutte era la mia casa.
All'età di 18 anni, finita la scuola, decisi di andare a vivere a casa di Tomás, dove mi sentivo piú compresa e vicina alle persone che io definisco del mio "genere".
Ora dovevo solo decidere. Andare da Tomás per restare o per andarmene definitivamente?
Presi il treno delle 16:30. (Toma abitava a Kaulon, un paesino a 4 km dal mio)

Arrivai:Kaulon non sembrava piú la stessa. Erano passati solo 4 giorni eppure era cambiato tutto.
Mi accesi una sigaretta e andai verso casa di Toma, sul lungomare. Il mare finalmente si era calmato. La pioggia era cessata. Quando arrivai Tomás era seduto sul balcone con lo sguardo perso. Non avevo mai visto cosí tanto dolore su un volto umano. Solo dopo pochi minuti si accorse che ero davanti a lui.
<<Amore, amore sei tornata!>>
Esclamò correndo ad abbracciarmi.
<<Credevo non tornassi più...>>
<<Toma io ti devo parlare>>
<<Cosa? Cosa è successo? Cosa ho fatto? Mi vuoi lasciare? Io cambie- ...>>
<<Lasciami parlare, ti prego.
Non hai fatto niente Toma, un bel niente. Si, sul fatto che devi cambiare hai pienamente ragione... Però non ti posso lasciare, io ti amo. Sai in questi giorni ho riflettuto molto, sulla mia vita, sulla nostra... Non posso farcela senza te, sono troppo debole, ho bisogno di felicitá, ho bisogno di una vita nuova, voglio solo che io e te ci lasciamo il passato alle spalle.
<<Non andartene mai piú!>>
E mi stampò un lungo bacio sulle labbra.
<<C'è un'altra cosa che ti voglio dire...>>
<<Cosa?>>
<<Voglio che io e te ce ne andiamo da qua. Questo posto non ci appartiene, dovremmo trovarci una piccola casa e vivere da soli per un pò. So che sembra presto,ma dovremmo cambiare aria. Ne abbiamo passate tante>>
<<Io lo vorrei piccola, ma non ho una lira...>>
<<Io si.>>
<<Non posso lasciarti pagare questa enorme spesa.>>
<<Me li ritornerai un giorno! Ho due biglietti per Roma, mi conosci sono molto frettolosa! >>
<<Dove staremo?>>
<<Per un pò ci ospiterá mia cugina Anna, ha una stanza libera.>>
<<Io ti amo!>>
<<Ti amo anche io, andiamo a fare i bagagli,il treno è domani alle 7:00>>

Il mattino seguente
L'odore del caffè mi svegliò;Toma me lo aveva portato a letto come suo solito. Era cosí bello. Osservavo i suoi lineamenti, a prima impressione sembravano dei lineamenti orientali: le labbra carnose, gli occhi marroni e i capelli nero corvino erano la cornice di un quadro imperfetto. Osservavo quella sua barbetta che faceva crescere solo sul mento e che tagliava raramente. I suoi tatuaggi, i suoi tatuaggi mi colpirono subito. Oltre alla mia data di nascita si tatuò un'ancora sul braccio sinistro, la scritta "Believe in  your dreams" sotto la mano destra e il simbolo del lupo sul fianco.

Ritornai alla realtà, presi le mie cose e andai con Toma verso la stazione.
Il viaggio era lungo, ma giá riuscivo a percepire la felicitá e cosí non pensai piú al passato, ma al mio presente nella Capitale.
Mentre eravamo in viaggio guardavo fuori dal finestrino, stavolta ero invasa dalla leggerezza del mio essere. Quella leggerezza tanto attesa. Chissá cosa fa Alec in questo momento... Sommersa dai pensieri mi addormentai poggiando la testa su Tomás.

Arrivammo a Roma alle 13:45, non mi sembrava vero. Appena scesi dal treno vidi la bellezza di quella stazione. Non era la prima volta che la vedevo, c'ero stata anche quando avevo dieci anni, ma era sempre emozionante. Era enorme, la gente andava e veniva con le proprie valigie. C'era chi si salutava e che si riabbracciava dopo tanto tempo.
E poi c'eravamo io e Toma, due piccole persone in quella grande stazione.
Prendemmo il pullman delle 14:00 che ci portó vicino casa di Anna.
Roma era qualcosa di meraviglioso, anche Toma era rimasto stupito.

14:30

Anna ci aprí la porta dell'appartamento con gioia.
Mi abbracciò. Non la vedevo da quando aveva lasciato il paese per stare da Francesco, il suo ragazzo.
La casa era proprio carina, un pò spoglia per i miei gusti, ma arredata bene.
<<Francesco dove l'hai lasciato?>>
<<È a lavorare al ristorante.>>
Vieni, vieni anche tu Toma, vi mostro la vostra stanza!
La stanza destinata a noi era spaziosa dalle pareti rosse.
<<L'ho fatta ridipingere proprio per voi, so che amate il rosso!
Io ora vado, adattatevi!>>
<<Grazie Ann!>>
Finalmente avevamo la nostra felicitá.
<<Io vado a lavarmi bimba>>
<<Okay.>>
Finalmente potevamo essere noi senza nessuna preoccupazione.

<<Toc toc toc toc...!>>

Dovevo decisamente cambiare la suoneria ai miei messaggi...
E ora chi è?
Presi il cellulare e divenni incredula.
No, ancora una volta no!

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