Ultime lettere per te

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"Caro Ettore, questa è una delle tante lettere che ti scrivo e che poi ripongo nel cassetto per la mia codardia.
Oggi mi sono svegliata e ti odiavo.
Non era il solito odio che accompagnava i miei giorni, non  sentivo nient'altro che rabbia.
Sono sempre stata brava a persuaderti con le mie astute parole, a volte ho persino creduto di raggirarti.
Oggi c'è l'arcobaleno, i rami degli alberi sono ancora umidi. Il mio cuore sta gocciolando da anni, le gocce  cadono a terra e il sangue viene divorato dai vermi della mia vita.
Per anni ho visto completamente nero, con te pensavo di vivere nel bianco, ma era soltanto un grigio sfumato, fasullo.
Fasullo come te, non sembri più l'angelo custode della mia anima.
Stavo volando, ma ti sei voltato dall'altra parte; sono caduta, ti sei coperto gli occhi e hai fatto un passo indietro.
Passavo invisibile attraverso il tuo corpo, mentre tu sorridevi a compagnie estranee.
Mentre la tua mente vagava per le vie del paradiso, io sprofondavo nel baratro di Lucifero.
I vermi perforavano il mio cervello, ma restavo a guardare. L'ansia travestita da leggerezza si beffava di me, saltellando sul petto sottile come l'etere.
Sentivo le tue risate a chilometri di distanza, mentre stavo scivolando nell'altro mondo.
Non hai mai capito le mie parole oscure, per quale motivo dovresti farlo ora?
Ho consegnato me stessa al nulla e adesso attendo la fine.
Mi abbandono all'oscurità, lasciami in pace.
Sono così adirata, hai contributo a strapparmi le rotelle dal cervello.
È ora di buttarsi lontano.
Con queste parole sospese ti annuncio un non addio".
Non ti ho mai donato il piacere, se così si può chiamare, di leggere questi inutili pezzi di carta che le persone chiamano lettere. Le lettere no, sono troppi formali, precise... I miei fogli sono pieni di cancellature, cenere e lacrime.
Ecco se fossi vicino a me, ti regalerei un altro foglio straccio.

"Guardavo le luci e sembravano le lanterne del mio cuore; da una parte fredde e distaccate, dall'altra così luminose e piene di vita. E allora per una volta viva la vita! Vorrei poter scrollarmi di dosso i demoni, rialzarmi e vedere la luce. Impavidamente desidero soffocare tutto, tranne me stessa. Stanotte, stanotte sembra tutto così eternamente perfetto. La pace, il petto è così leggero, io sono viva, posso ridere, camminare, respirare... Un lieve suono di chitarra culla le nostre orecchie, mentre tu adesso vorresti così tanto vedere ciò che io sto scrivendo su questo foglio un po' bagnato. Piangerei, potrei farti un sorriso sincere e urlarti che per la prima volta qui, stasera sto bene. Voglio riprendermi la mia vita Ettore aiutami, così come stai facendo stasera. Che guardi le luci e pensi  a quanto siano belle ed io in questo momento ti riempirei di meraviglie, ma devo scrivere, ne sento il bisogno in questo posto meraviglioso, lontano dai demoni. Al diavolo, scivolatemi addosso, anche io posso volare, senza bramare costantemente la morte.
Però tu adesso Ettore te ne sei andato, lasciandomi con la mia amarezza più disperata. Le note hanno preso il loro tono da funerale ed il mio cuore non attutisce più i colpi.
Felicità, effimera come la vita.
Adesso ho la pelle d'oca, sento il bisogno della droga per curare le tue mancanze:
perché mi lasci sola quando cerco solo una spalla su cui lasciarmi andare?
La paura non è niente, la musica è finita e tu sei volato via come un gabbiano senza far rumore.

Ieri sono scappata da te e sono andata in quel lago, per un momento mi sono sentita bene in quel posto, che a te piace così tanto.
Mi sono seduta sul muretto, ho chiuso gli occhi e ho respirato. Dentro di me vi erano soltanto le parole della terapista: << Pensa a un momento felice.>>
Poi mi sono chiesta quali siano stati i momenti felici della mia vita, quelli reali, lontano dalle droghe e dallo sballo. È passato un po' di tempo, ma alla fine ho rielaborato i ricordi più belli e puri della mia infanzia: Eravamo io e mia cugina, lei fingeva sempre di essere mio marito ed io amavo esercitare il ruolo della madre.
Mi sono soffermata a guardare l'acqua, sembrava così innocente; era un perfetto luogo per i bianchi cigni.
Infine ho ripetuto la stessa parola per ore: sabbia. Sono stata bene; a volte sento che sto per impazzire, ma è quella pazzia vera, che spaventa. Altre penso che se fossi realmente matta non potrei mai ammetterlo.
Vorrei soltanto chiudere gli occhi e porre fine a questa eterna agonia, non si migliora mai, si sprofonda sempre di più nel baratro.
Ancora una volta, sono andata via."
Non ho mai completato questo foglio, forse per inerzia o forse per paura.
Oggi è estate, i mesi sono volati via come il fumo delle tue sigarette speciali. Quanto mi manca il fumo, le gocce hanno preso tutto ciò che mi recava piacere.
Tante volte mi hai urlato << Va via!>>, ed io morivo, perché quando ordini ai demoni di fuggire, essi muoiono dalla paura.
La vita sembra terminata; l'ho sempre pensato, corpo vivo privo di anima.
Dopo mesi mi sono guardata allo specchio e ho avuto paura, era come guardare per la prima volta una persona sconosciuta.
Tutto in casa è esattamente come l'hai lasciato: il letto disfatto, i piatti nel lavandino e i cd sparsi ovunque.
Ho passato tutte le mie notti a bere gin di fronte ai video di Amy Winehouse, i giorni li trascorrevo a letto.
Mad provava a disintossicarsi, ma invano. Ogni tanto la sentivo urlare dal dolore, ma non mi causava alcun effetto.
<< Sei il demonio.>>
Mi avevi urlato la sera prima che me ne andassi, ed io ci avevo persino creduto.
Adesso cerco disperatamente di affogare nell'alcol le tue feroci parole, ma non basta.
La mia stanza è invasa da stupidi fogli destinati a te, fogli accartocciati e colmi di lacrime.
" Caro Ettore,
alla fine ho preso il mio zaino e sono fuggita via.
Sono entrata nella tua vita all'improvviso, ma ero soltanto una mina vagante, pronta ad esplodere in qualsiasi istante.
Mi hai sempre detto che una volta ero diversa, in realtà questa frase l'ho sentita da molti...
Non hai mai capito cosa ci fosse dentro di me; hai ragione, in quest'ultimo anno sono peggiorata, ma solo perché cercavo di combattere contro i miei demoni. Loro mi rendono cattiva, si beffano di me.
Ma tu attribuivi la colpa di tutto questo a me e a nessun altro. Io ero stanca delle urla, ho vissuto tutta la mia vita nel caos, ora capisci perché la mia testa andava in tilt.
Mi accusavi di essere una stronza, un'egoista, una sadica... Una volta mi dicesti << Non hai amici perché non ti può vedere nessuno.>>
Il mio cuore si spezzò completamente in due, per poi sparire nel nulla.
Io cercavo amore, calore e una bottiglia di whisky; tu mi hai ricordato soltanto quanto fossi pessima come persona.
Oggi sono qui, ma è come se non ci fossi.
Guardo il soffitto, fumo cento sigarette e bevo fino alla fine.
Ho colmato una dipendenza con un'altra ancora più grande.
Vorrei soltanto che i giorni passassero più velocemente.

Ho un'enorme paura che non mi lascia respirare, la paura di ritornare al mio assurdo passato.
Così sprofondai sempre più in basso.

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