Capitolo 3 - Il curatore

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<<Quindi da voi si chiamano "estate" e "autunno"?>> chiesi al ragazzo che veniva dalla Città.
Aveva quindici anni come me, ma era decisamente più in carne.

<<Sì... perché? Qui come si chiamano?>>.

<<I tre "Mesi della Vita" ed i tre "Mesi dell'Abbandono">> risposi.

<<Abbandono? Abbandono di cosa?>>.

<<Delle foglie. Le foglie abbandonano gli alberi dove sono cresciute... e a seguire ci sono i tre "Mesi del Silenzio">>.

<<Perché? Gli alberi parlano?>> chiese divertito.

Lo guadai sereno.

<<Sì>> dissi. <<Quando il vento muove le fronde degli alberi; ma d'inverno... >> dissi, usando il termine che gli era più famigliare << ...le fronde non ci sono, gli alberi sono spogli e... muti>>.

<<Alùs!>>.

Mi voltai.
Un Bianco arcano mi veniva incontro tenendo in mano un largo piatto di vimini pieno di erbe.

<<Mi hanno detto che volevi dare un occhiata alle erbe che erano in lista per oggi!>>.

<<Sì, ti ringrazio! Stavo spiegando a Mike come vengono chiamate le stagioni qui>>.

<<Credo che a Mike farebbe bene un po' di attività all'aria aperta oltre alla teoria!>> disse, senza mezzi termini.

Mi voltai di scatto verso Mike.
Aveva subito approfittato della mia distrazione per prendere un'altro dattero dal piatto centrale.
Glielo sfilai da sotto le dita e lui avvampò violentemente.

<<Il Bianco arcano ha ragione: per oggi la teoria finisce qui, Mike! Credo che sia il momento di una bella passeggiata!>>.

Entrambi mi lasciarono solo con le mie erbe, le presi e le portai nel luogo dove i Bianco arcani le lavoravano.
Iniziai ad esaminarle con l'aiuto di un libro illustrato.
Trovai tutto quello che mi serviva e spiegai ad un Bianco arcano che cosa volevo farne.
Al termine del mio racconto, mi diede il permesso di prendere le piante che mi servivano e mi permise di lavorarle lì, con tutti gli strumenti del Tempio.
Gliene fui davvero grato.

Tornai a casa volando.
Mia madre era ai fornelli a tostare delle fette di pane.
L'abbracciai da dietro e gli diedi un bacio sulla guancia.

<<Ho una sorpresa per te!>> dissi, estraendo un'ampolla di vetro. <<La medicina per la tua tosse!>>.

Mia madre mi guardò con occhi pieni di amore e gratitudine.
Mi abbracciò, ma subito fu colta da uno dei suoi attracchi.
Presi un piccolo cucchiaio e glielo riempì subito con la medicina.
Fui felicissimo e soddisfatto di vedere la tosse placarsi.

<<Grazie, tesoro mio>>.

<<Di nulla, Mamma>>. La mia voce si incrinò.

Mi voltai dall'altra parte e mi misi a giocare con una mela.

<<Ma che tosse è?>>.

<<Una tosse che si cura... >> dissi, recitando quanto avevo letto sul libro.

...se viene presa in tempo, continuai nella mia testa.

<<Alùs? Perché usi quel tono?>>.

<<Perché la medicina è composta con delle erbe che sono difficili da trovare... >>.

A quelle parole mia madre sorrise.

<<Ah, ma un'ampolla basterà sicuramente!>>.

Lo spero...

<<Questo non lo so, Mamma... >> mi feci sfuggire.

<<Ma sì, vedrai! Non è da tanto tempo che ho questa brutta tosse... >> disse, sorridendo mentre metteva l'ampolla nella credenza.

No, ma avevi altri sintomi...

<<Sì, è vero>> dissi, sforzandomi di sorridere a mia volta. <<Piuttosto... Fatèsha e Papà?>>.

Lei alzò gli occhi al cielo.

<<A caccia, a caccia... e ancora a caccia!>> rispose senza mascherare il suo disappunto. <<Avrei preferito che tu e tuo fratello foste andati da Anima e Fato! Siete gemelli, due Perfetti Opposti, dovreste prendere il vostro posto nel Tempio... >>.

<<Sì, è vero: siamo gemelli e siamo Perfetti Opposti, ma ci sono altri come noi che non vanno da Anima e Fato e non vanno a vivere al Tempio!>>.

<<Pochi, Alùs. Molto pochi>> replicò lei. <<Essere un Bianco arcano ed un Nero arcano apre la porta a molti onori, molti privilegi... >>.

<< ...e molti doveri e molti sacrifici!>> la interruppi, baciandola di nuovo sulla guancia. <<Come faresti a non averci entrambi a casa se già solo per l'assenza di uno di noi sei in ansia?>>.

<<Non è l'assenza, Alùs. Lo senti tuo fratello quando torna a casa?>>.

Alzai gli occhi al cielo a quelle parole. Avevo sentito le sue discussioni con Papà.

<<Tuo fratello non sa fermarsi, continua a cacciare con tuo padre e con gli altri, spingendosi sempre più in là!>>

<<Madre, Fatèsha ha portato un sacco di prende, e senza mai violare il Credo! Se il prossimo anno la caccia sarà misera avremmo scorte a sufficienza da non accorgercene!>>.

<<Quello di cui nessuno qui sembra accorgersi e che l'ambizione di tuo fratello sta' diventando insaziabile!>> tuonò.

Lo sforzo gli causò un altro attacco violento di tosse. Mi precipitai su di lei e le massaggiai la schiena.
Sentivo il mio cuore farsi pesante ad ogni colpo che le squassava il corpo.

<<Alùs... quante... quante volte posso prendere la medicina?>> mi chiese quasi senza fiato.

<<Tre volte al giorno, lontano dai pasti>> recitai a menadito.

<<Bene... >> disse prendendo l'ampolla ed un altro cucchiaino.

Imposi a me stesso di voltarmi e, mimando uno sbadiglio, mi strofinai gli occhi umidi fingendomi stanco.
Beh, un po' stanco lo ero per davvero...

<<Alùs... parla con tuo fratello, prima che si cacci nei guai! A me non dà ascolto e tuo padre è cieco di orgoglio davanti ai suoi successi: continua a dirmi che la prossima volta gli parlerà, ma poi non gli dice nulla>>.

Mi voltai e le sorrisi.

<<Tranquilla, ci parlo io. Tu pensa solo a non affaticarti come prima, ok?>>.

Prologues of Arcani - FratelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora