Capitolo 9 - L'abbraccio

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Ero al termine del mio turno di sorveglianza, io ed i miei quattro dei miei confratelli Nero arcani eravamo a meno di cento passi dalla fine della foresta.
Ultimamente il numero dei Dissiparo e dei Condparo che si erano innaturalmente spinti verso valle era aumentato.
Le creature avevano abbandonando le zone montuose e inabitabili all'uomo che ospitavano le loro tane ed i loro nidi allertate dal pericolo che minacciava il Tutto.
Era compito degli Arcani controllare che gli Uomini delle Macchine non esagerassero con le loro mattanze.
Sapevamo che anche svariati esemplari dei Paromahsesant avevano lasciato le Gole di Gaala per attaccare le Mura della Città.
I quell'occasione, io e gli altri Nero arcani avevamo assistito a gli scontri tra le creature e quelle due gigantesche macchine grigie e rosse dal vago aspetto umano, ma non avevamo mosso un dito di proposito.
I pachidermi erano indispensbili per l'equilibrio delle Gole di Gaala dato che erano gli unici a nutrirsi dei Millepiedi Giganti e, senza di loro, gli insetti sarebbero proliferati a dismisura e, fuggendo dalle Gole, avrebbero creato danni ingenti al Villaggio arcano, e prima ancora alle abitazioni al di fuori di esso.
Inoltre, il fatto che i Paromahsesant stessero abbandonando le Gole di Gaala era un'antico segnale.
Nelle Gole, c'era un luogo d'indicibile importanza, che solo i Principali ed il Sommo Sacerdote sapevano raggiungere senza perdersi in quel labirinto di rocce o morirne.
I pachidermi e i giganteschi insetti ne erano gli inconsapevoli custodi, ed il loro abbandonare le Gole - nei secoli - era sempre combaciato con l'arrivo di grande disgrazie per il nostro popolo.
Ad aggravare il tutto ci si erano messe le ultime missive che ci erano giunte dal Sommo Sacerdote della Città.
Da quando - secoli addietro - Georgiana Dehelia, figlia del Sommo Sacerdote Gaius Dehelia era morta in circostanze misteriose e l'ultimo uomo ad averla vista, il Dott. Matthew Heeler (colui che aveva scoperto l'Alieno), era svanito nel nulla quella stessa notte, i rapporti tra Arcani e gli altri abitanti della Città si erano fatti via via sempre più tesi.
Il caso era stato palesemente insabbiato dalle alte forze che rappresentavano il Governatore di allora per poi venire riaperto alla sua morte e, infine, archiviato di nuovo.
Inutili erano state le tante, tantissime richieste da parte degli Arcani che abitavano nella Città di riaprire i fascicoli e, ad oggi, l'omicidio di Georgiana era rimasta senza un colpevole.
A quella ferita, mai totalmente chiusa, si stava aggiungendo sale a manciate, settimana dopo settimana.
Tutte le copie del La Profezia all'interno della Città erano state prese dagli scaffali dei loro proprietari con la forza, impilati lungo le strade e bruciati. Ora era stato chiesto agli Arcani di voltare le spalle al Credo e allo stile di vita che questo implicava e, coloro che si rifiutavano, venivano rinchiusi in prigione.
Al Tempio, la tensione si tagliava con il coltello: la persecuzione che i nostri fratelli stavano ingiustamente subendo era l'unico argomento di cui si dibattesse per tutto il Villaggio e, per quanto Alùs ed il Sommo Sacerdote cercassero di contenere gli animi, era oramai evidente che tra gli Arcani e gli Uomini delle Macchine non poteva esserci più amicizia, né tolleranza, né...

<<Pace>> sentii dire da un cespuglio poco distante da me.

Mi riscossi dai miei pensieri e guardai i rami dell'arbusto muoversi.

<<Salute e Pace>> disse un uomo che, strisciando sulle ginocchia, emerse da dietro le foglie.

Un arcano!

Mi precipitai su di lui. <<Che è successo?>> gridai, notando che, dietro di lui una lunga scia di sangue segnava il terreno.

<<Sono... stato... attaccato... >> disse l'uomo afflosciandosi tra le mie braccia.

<<Da chi?>> gli chiesi mentre i miei fratelli controllavano la sua gamba: il piede destro era ridotto ad una poltiglia.

<<Gli Uomini delle Macchine>> disse, con una smorfia di dolore.

Prologues of Arcani - FratelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora