Seguivamo di nuovo un Dissiparo.
Non riuscivo a crederci.
Se ne avessi uccisi due prima dei sedici anni...<<Fatèsha! Non distrarti!>> mi riprese mio padre.
Mi riscossi subito. I Dissiparo non andavano mai presi sotto gamba, neanche quando erano feriti come l'esemplare che stavamo seguendo.
Il loro nome era composto da due parole: "dissolvenza" e "bestia".
La bestia che dissolve le ossa delle sue prede.
Sì, anche quelle si mangiavano!
Crack.
Avevo fatto rumore.
Mio padre si voltò a guardarmi storto.
La vedevo male quella caccia, forse era meglio lasciar perdere...
In fondo, avevo già fatto storia, strafare poteva andare contro il Credo ed era meglio non...<<Forza! Che stai facendo?>> mi chiese sottovoce uno dei miei compagni di caccia.
<<Lasciamo perdere!>> dissi.
Si voltarono tutti a guardarmi.
<<Ha ancora troppe energie!>> spiegai. <<Non le esaurirà prima del tramonto!>>.
<<Suvvia, Fatèsha!>> esclamò mio padre. <<L'esemplare che hai abbattuto l'altra volta ne aveva molte di più!>>.
<<Ed io l'ho stancato, certo, ma questa volta è diverso: sono ore che lo stiamo seguendo accovacciati: è lui che ha stancato noi!>>.
<<Non possiamo tornare al Villaggio a mani vuote!>> si ribellò un'altro compagno.
<<Noi non torniamo mai al Villaggio a mani vuote, perciò - per una volta- dobbiamo!>>.
Grrrr.
Questa volta non era il ringhio del cane dell'armaiolo, ed in un battito di ciglia il compagno più vicino al Dissiparo scomparve sotto la bestia che si era lanciata contro di lui: fu fatto a pezzi senza troppe urla.
Scappammo, percorrendo la strada a ritroso.
L'intrico di felci, rocce e radici rallentavano si molto la nostra corsa.
Non appena potevo gettavo lo sguardo all'indietro per vedere se mio padre era dietro di me.
Lui c'era, ma alla quarta o quinta volta che lo feci notai con orrore che non c'era nessun altro oltre a noi due.
I nostri cinque compagni di caccia erano tutti spariti. Dissolti.
Arrivammo ad un mucchio di rocce su una piccola collina: c'era un'insenatura.
Scaraventai lì dentro mio padre e ne cercai un'altra per me.
Ne trovai un'altra piuttosto distante all'ultimo secondo.
Dopo di che, fu il silenzio.
Un silenzio rotto solo dai passi pesanti del Dissiparo.
Cercai di mantenere la calma, di restare immobile, di respirare senza fare rumore...
Ma non ero come Alùs.
Lui chiudeva gli occhi e diventava di pietra.
Chiusi gli occhi anch'io, sperando di capire - lì e ora - quale fosse il suo segreto.
Il nero del buio mi tranquillizzò. I sensi si acutizzarono rendendomi più consapevole di quello che mi stava succedendo tutt'intorno: il Dissiparo si era fermato appena oltre le rocce dove io e mio padre ci eravamo nascosti.
Sentivo il suo respiro, affannato dalla corsa e dalle ferite che si era procurato prima che lo avvistassimo.
Sentii i polmoni riempirsi dell'odore del legno e della resina mischiati con l'odore dei vari tipi di fogliami che c'erano nei dintorni.
Uccelli di cui non mi preoccupai di distinguere i versi si chiamavano l'un l'altro, ignari che a pochi metri sotto di loro la più pericolosa delle bestie fosse sul punto di banchettare.Anche se, non sembra più intenzionato a cacciarci...
Nessun rumore di passi. Né più vicino né più lontano.
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Prologues of Arcani - Fratelli
Science FictionSulla Terra le porte della guerra sembrano essere sul punto di spalancarsi. Nella Città, gli Uomini delle Macchine iniziano a considerare l'Alieno venuto dal cielo come la manifestazione terrena della Madre, la dea la cui venuta è attesa da tutti, a...