Era passata una settimana da quella notte, una settimana in cui io continuavo a rimanere rinchiusa in casa e lui continuava con la sua promettente carriera.
Le cose erano tornate come prima dell'incidente con le lampadine: io facevo i lavori domestici, mettevo la musica e disegnavo, lui usciva presto e rientrava tardi distrutto.
A volte mi chiedevo perché non fossi ancora scappata, di occasioni ne avevo avute tante, ma poi mi ricordavo che non potevo andarmene e lasciare lì la mia frusta, con le mie impronte digitali sopra, rischiando che lui la portasse alla polizia e mi incastrasse, e rimanevo lì.
Sicura che sia questo il motivo?, mi chiese la mia coscienza.
Certo, risposi.
Non c'entrano per caso anche due occhi marroni che luccicano, vero?, continuò.
La ignorai e continuai a scopare per terra mentre ascoltavo la televisione, avevo scoperto che Thomas collezionava i film della Disney ed io li adoravo, così avevo preso il mio preferito e l'avevo messo nel lettore DVD, l'avevo già visto una marea di volte e sapevo tutte le battute e le canzoni a memoria ma non mi stancavo mai di guardarlo, tra l'altro avrei avuto chi mi avrebbe fatto compagnia per tutta la sera.
Ero vicino al divano dove avevo appoggiato il telecomando quando sentii la mia canzone preferita iniziare, così lo presi ed iniziai a cantare a squarciagola. Ero nel bel mezzo della canzone, quando una Conchita arrabbiata e in lacrime entrò in casa come una furia sbattendo la porta, di colpo bloccai il film nella scena dove i due protagonisti danzano.
<<NON NE POSSO PIÙ DI TUTTO QUESTO, PERCHÉ LE PERSONE NON POSSONO CAPIRE CHE IO SONO IO E BASTA>> urlò sedendosi sul divano e gettando la parrucca sul pavimento, quello arrabbiato e in lacrime non era Conchita ma Thomas.
D'un tratto si girò e mi guardò, aveva gli occhi rossi e gonfi a causa del pianto.
<<VATTENE, PRENDI LE TUE COSE E VAI VIA>> urlò.
Lo guardai confusa.
<<ERA QUELLO CHE VOLEVI NO? SCAPPARE, RIAVERE LA TUA LIBERTÀ, QUINDI VAI, CONOSCI LA STRADA. LA FRUSTA È DIETRO AL COMODINO>> continuó.
Spontaneamente sorrisi ed andai a prendere la mia adorata frusta, non ci potevo credere, potevo andare via, potevo ritornare alla mia vita. Ritornai in cucina e lo guardai, teneva la testa bassa e le mani sugli occhi ma sembrava non piangesse più.
Feci qualche passo quando lo sentii parlare di nuovo e mi girai verso di lui.
<<Tutto quello che ho fatto, io non l'ho fatto con cattiveria, non sono cattivo, io volevo solo... volevo solo...>>
Voleva solo qualcuno con cui parlare, finii per lui tra me e me.
<<La gente non capisce, i miei amici non capiscono, loro si mettono lì e mi chiamano sempre Conchita, io per loro sono sempre e solo Conchita, Tom non esiste più, con Tom non si parla più, per questo quella sera, quando ti ho vista, ho creduto che se fossi rimasta con me ed avessi visto solo me non avresti potuto far altro che parlare con me, niente Conchita, solo Tom. Avrei avuto qualcuno con cui parlare, a cui non avrei mostrato pallettes, tacchi alti e quant'altro, ma è andato tutto a bagno, non sono una persona calcolatrice, non so fare queste cose e mi sono fatto scoprire. Avevo solo bisogno di qualcuno di cui fidarmi, tutto qui.>> spiegò.
Lo guardai ancora un attimo e sospirai, poi presi una decisione.
So che me ne pentirò.
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<<Jocelyn>> disse mentre si sedeva sul divano.
<<Come?>> chiesi confuso, girandomi a guardarla.
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Rendimi libera
RomanceLui è una drag queen famosa a livello internazionale. Lei fa un lavoro particolare che la porta a viaggiare molto spesso. Lui ha 25 anni. Lei ne ha 23. Lui è alto. Lei è un tappo che cammina. Non hanno niente in comune eppure il destino li farà inco...