Tornai correndo a casa, e senza neanche guardare dove fosse Alex, mi chiusi in camera.
Mi sedetti contro la porta con le ginocchia al petto, e fu in quel momento che le lacrime iniziarono a rigarmi le guance.
Iniziarono a riapparire ricordi di Samuel, ricordi che erano come lame nel cuore, al pensiero di come una persona che riuscì a rendere il tuo mondo più bello, potesse distruggerti in mille pezzi ormai impossibili da ricomporre.
Continuai a piangere per minuti, che diventarono ore, ripensando al primo bacio con Samuel, il primo ballo studentesco, la serata in spiaggia a guardar le stelle, il primo San Valentino passato con lui, anche se completamente distrutta da questa relazione, non rimangiavo i 4 anni passati con lui, perché ero felice di aver amato per davvero.
Guardai l'orologio erano le 9 di sera, non volevo più stare nel mio passato, allora decisi di andare a fare una passeggiata, per levarmi di dosso tutta la tristezza.
Misi dei jeans skinny neri, una felpa nera e le mie amate vans, raccolsi i capelli ormai distrutti dalla giornata in un cucù disordinato, mi lavai la faccia, avevo tutti gli occhi rossi ma non mi importò, ed uscì.
Imboccai una delle mille stradine che circondavano la casa, mi infilai le cuffiette ed accesi la musica, mettendo la mia canzone preferita... The man di Ed Sheeran, e con quelle parole che mi rimbombavano in testa, smisi di pensare a tutto ed iniziai a canticchiare.
"I think not
I don't love you baby
I don't need you baby
I don't want you no
Anymore
I don't love you baby
I don't need you baby
I don't wanna love you no
Anymore"Questa canzone mi rallegrò per quel che riuscì, ma, quando finì, mi tolsi le cuffie, e la sentivo ancora, pensai di essere diventata matta, finchè sotto la luce di un lampione vidi due ragazzi di schiena seduti su un muretto a cantarla.
Misi il cellulare in tasca e mi avvicinai incuriosita, erano davvero bravi, le loro voci si sovrapponevano in modo perfetto, uno dei due ragazzi aveva la chitarra, e per un istante pensai fosse Alex, dalla voce, ma il mio presentimento si avverò quando fui abbastanza vicina da poter scorgere i loro visi, erano Alessio e Gennaro.
Mi avvicinai e dissi: "Alex?",
i due ragazzi mi guardarono, ma fu solo quando mi misi sotto alla luce del lampione che mi riconobbero, Gennaro abbassò lo sguardo, ed Alessio disse: "Charlotte, che ci fai qui?",
la sua domanda mi spiazzò: "Mm... Sono venuta a cercarti" mentì,
lui capì subito che c'era qualcosa che non andava e mi domandò: "Come mai hai gli occhi così rossi?" fu in quell'istante che Genn si decise a guardarmi negli occhi, capendo che forse era stato lui dopo oggi pomeriggio, ma non disse niente e subito dopo riabbassò lo sguardo.
Non gli diedi importanza, e chiesi ad Alex: "Ma... Voi cosa stavate facendo?", Gennaro mi rivolse la parola continuando a guardare per terra: "Suonando, non sembra ovvio?" rispose scazzato, ma Alex prese il discorso: "Scusalo Charlotte, ma stasera è molto nervoso per una cosa successa con una ragazza",
capii che si riferiva a me quando Gennaro mi guardò fulminandomi con lo sguardo, le lacrime minacciavano di uscire ancora, ma fu Alex che glielo impedì continuando a parlare: "Comunque... Noi stavamo suonando perchè siamo un gruppo",
"Un gruppo?" chiesi io confusa,
Alex: "Si, ci chiamiamo Urban Strangers, io sono Urban e lui è Strangers, suoniamo insieme dal 2011 ed ogni tanto ci esibiamo nei vari pub per farci conoscere".
Rimasi a bocca aperta perchè non mi sarei mai aspettata che fossero un gruppo, ma infondo ero nuova da questa parti, dovevo ancora conoscere molto cose.
Io: "Mi fareste sentire qualcosa?", Alex riprese in mano la chitarra entusiasto ma fu in quel momento che Genn disse: "No, io vado" aveva una voce fredda, spezzata, ma Alex conoscendo bene l'amico non gli chiese nulla e mi riaccompagnò casa, dove mi buttai stanca sul letto.
Una settimana passò, anche fin troppo velocemente, oggi era Sabato e a scuola ben da due giorni la sedia affianco alla mia era vuota, Genn non veniva più, ma stamattina mentre leggevo un libro, la sedia accanto si mosse, mi girai e vidi Gennaro.
Aveva le occhiaie molto più pronunciate del solito, era inquietante, i capelli disordinati come sempre, ma ci fu un dettaglio che attirò particolarmente la mia attenzione, i lividi che aveva sul collo e sulle tempie.
Non mi rivolse la parola per tutta la mattina, finchè all'ultimo squillo della campanella, gli dissi: "Gennaro, cos'è successo? Perchè quei lividi?",
mi guardò con quegli occhi rossi e mi rispose: "Perchè ti dovrebbe interessare?",
io: "Mi interessa, okey?",
Genn: "No, non è okey" e si incammino per il corridoio, ma io volevo saperlo, dovevo saperlo, allora lo ricorsi e lo afferrai per il polso,
lui si voltò esausto e mi disse: "Ancora tu?",
io: "Si, ancora io, ed esigo delle spiegazioni",
adesso non ero più io quella che lo teneva per il polsi, ma fu lui che mi prese per i polsi e provvedì a portarmi in uno sgabuzzino, in modo da restar da soli, chiuse la porta a chiave e mi spinse contro la porta.
Iniziai ad aver paura, e lui disse subito: "All'improvviso credi di essere importante, per cui pensi che io dica a te cosa mi sia successo",
io: "Mi devi delle spiegazioni, visto che non ti fai più vedere da quella sera, e che quando torni sei pieno di lividi",
Genn: "Quella sera avevi gli occhi rossissimi di chi aveva pianto per ore, e pensai che fosse per colpa mia, quindi ho preferito non farmi vedere per un po'",
rimasi in silenzio perchè era vero, avevo pianto per colpa sua, perché mi ricordava troppo Samuel.
Allora cambiai discorso: "E quei lividi?",
Genn: "In queste sere, ho dovuto fare dei lavoretti, e riguardo a questo non ti dirò altro, ma piuttosto... vedo che ti importa di me",
esitai un po prima di rispondere, ma non potevo mentire quindi risposi: "Si, mi importa di te",
al pronunciare di quelle parole Genn si appoggiò al mio collo iniziando a cospargerlo di piccoli baci che mi fecero venire i brividi, poi iniziò a solleticarmi il naso con il suo, fissò le mie labbra ed io avevo bisogno di quel bacio lo esigevo, anche se sapevo che potevo andar incontro ad una sofferenza.
Ma il rumore della seconda campanella ci distrasse, costringendoci ad uscire dallo sgabuzzino, senti un 'Vaffanculo' sussurrato da Genn, uscii prima io e poi lui che se ne andò nell'altra direzione senza neanche guardarmi, ma non lo avrei rincorso una seconda volta, quindi mi diressi verso Alex ed Eleonora che mi aspettavano in macchina.
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Spazio Autrice
Ei ragazze, questo capitolo è stato scritto da me, spero possa piacervi, commentate, e noi ci sentiamo domani con un nuovo capitolo.
Ciao ciao❤️
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|| Urban Strangers ||
FanfictionCharlotte, una ragazza solare di 18 anni, parte con la sua scuola, da Los Angeles(USA) a Somma Vesuviana(NA,Italy), per un viaggio studio in un liceo di Astronomia. Arrivati in Italia, gli studenti vengono distribuiti nelle varie famiglie campane e...