Prologo

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Newt entrò nel parco e si guardò attorno. L'autunno era arrivato e gli alberi erano un tripudio di tinte calde e confortanti.
Si sistemò sulla panchina più nascosta dall'entrata del parco.
Tirò fuori dallo zaino logoro un blocco di fogli bianchi. Prese l'astuccio e fissò le punte delle matite, indeciso sul quale scegliere. Alla fine optò per una matita dal tratto deciso ma leggero.
La posò sul foglio bianco e iniziò a disegnare. Lasciò correre la mano sul foglio mentre la grafite imprimeva l'autunno attorno a lui sulla superficie candida.
"Disegni davvero bene".
Una voce distrasse il biondo, il quale tracciò sul foglio una linea netta, rovinando il disegno.
Newt imprecò contro lo sconosciuto, ma si bloccò non appena i suoi occhi si posarono sulla persona che lo aveva interrotto.
Aveva davanti un ragazzo alto, moro, dall'aria molto dispiaciuta.
Il ragazzo guardò Newt negli occhi e il contatto visivo mandò su di giri il biondo.
"Mi dispiace tanto, non volevo rovinare il tuo disegno" si scusò lo sconosciuto, torturandosi le mani.
Newt non sapeva cosa rispondere. Era rimasto senza parole.
"Mi dispiace" ripeté il moro.
Il biondo si risvegliò dal suo stato di trance e chiuse il blocco da disegno, rimettendolo nello zaino con la matita.
"No... non fa niente" balbettò mentre cercava di chiudere lo zaino.
La cerniera non ne voleva sapere di chiudersi.
"Aspetta. Ti aiuto io" si offrì l'altro ragazzo allungandosi verso Newt.
Chiuse lo zaino con facilità e nel mentre sfiorò le mani del biondo con le sue.
A Newt parve di aver ricevuto una scossa.
Si alzò dalla panchina borbottando un grazie. Rimase davanti al ragazzo moro, incapace di dire qualcosa.
Non sapeva nemmeno se dovesse dire qualcosa o andarsene.
Sapeva solo che il suo cuore batteva all'impazzata e minacciava di saltare fuori dal petto.
Si guardò i piedi. Lo faceva sempre quando era agitato o in imbarazzo.
Senza dire una parola si girò e si diresse verso l'uscita del parco, lasciando l'altro ragazzo solo fra le foglie brune che gli cadevano attorno come le gocce della pioggia.
Era maleducazione fare così, Newt lo sapeva. Ma non gli era venuta in mente idea migliore.
"Thomas. Mi chiamo Thomas" gli urlò il ragazzo.
Il biondo si fermò e si voltò. Il ragazzo moro gli sorrideva.
Newt uscì dal parco, diretto a casa sua.
Durante il tragitto continuò a pensare a quel ragazzo, Thomas, e al suo sorriso.
Inconsciamente Newt sorrise a quel pensiero.

Can a drawing change your life? |Newtmas|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora