Capitolo 3

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Dei mormorii iniziarono a farsi strada tra la gente presente in quella grossa, enorme e bellissima sala da ballo.
Sulle scale decorate da un tappeto rosso stupendo, c'era la principessa Rachele più elegante che mai: portava un corpetto lilla, così come la gonna e le scarpe. Con la maschera, del medesimo colore, che le copriva la maggior parte del viso, iniziò a scendere gli scalini lentamente. Ancora in cima un senso di vertigine la prese costringendola a mantenersi sul muretto delle scale.
Dopo la scoperta ne aveva avuti altri più forti e altri più deboli.
Non riusciva a capacitarsene: perché proprio a lei? Sua madre era davvero una Gity? Perché nessuno glielo aveva mai detto? Ma qualcuno lo sapeva?
Sicuramente nessuno, il popolo Gyty era il popolo più calmo e più dolce del Regno. Tutti lo odiavano per ragioni sconosciute. Infatti nessuno sapeva di loro, ma la bellezza di quel popolo era ammirata -e alcune volte anche invidiata- in tutto il regno. Rachele aveva quella bellezza? Aveva preso dalla madre? Non lo sapeva. Il padre, anni prima, aveva buttato tutte le cose che rimanevano di Ginevra.
Iniziò a scendere la scalinata senza lasciare il muro. Noahl la vedeva affaticata e più passava il tempo e più sospettava che la figlia sapesse.
Appena se la ritrovò davanti la afferò per un braccio, si mise al suo fianco, mentre tutta la gente guardava invidiosa la bellissima ragazza dal vestito lilla.
Il re si fermò proprio al centro della sala, e dopo aver fatto cenno al maestro, prese sua figlia e iniziò a ballare con lei. Quest'ultima sbuffò: odiava ballare e odiava ancor di più il padre per averle mentito per così tanto tempo.
Non era da lei odiare una persona, ma tutto cambiava quando si parlava del padre.
Colui che, anche senza saperlo, la aveva condannata a vivere per sempre in quella gabbia dorata, lasciando da parte la sua libertà. Era sempre stata uno spirito libero, ma non fin al punto di scappare dal proprio Regno durante la serata della sua incoronazione. Aveva molti dubbi per la testa. Davvero avrebbe reclamato dei poteri? A che le sarebbero serviti se sarebbe scappata nell'Altro Mondo? E la profezia? Era davvero già stato scritto il suo destino? Credeva di no, o meglio, sperava di no.
Appena quella noiosa canzone finì si allontanò dal padre, senza neanche guardarlo in faccia. Semplicemente non ci riusciva. Si sentiva quasi estranea davanti alla sua figura imponente. Ad un tratto si sentiva una semplice nobile a una semplice festa, con un semplice potere, e con una semplice vita.
Chiedeva tanto?
Evidentemente sì. Per come si erano messe le cose dubitava del fatto che a suo padre importarsse qualcosa di lei. In quel preciso istante però qualcosa dentro di lei si riscosse. Si chiese se a suo padre fosse davvero mai importato qualcosa in quel lungo periodo di soggiorno nel castello. Perché sì, era solo un soggiorno.
Rachele, mentre andava spedita verso il portone centrale, venne fermata da una ragazza.
-Salve principessa senza poteri.- disse ella.
Rachele sbuffò e alzo gli occhi al cielo. Era appena stata fermata da quella stupida di Lourita, contessina della nobile famiglia Trifght, braccio destro del re. Lourita, soprannominata Rita, aveva il potere del disagio. La ragazza amava, difatti, mettere a disagio le persone. Lo aveva fatto per anni, però un giorno accadde che ella usò il suo potere sul re. Quest'ultimo le proibì di utilizzare il suo potere nel castello. Ovviamente, però, poteva utilizzare Rachele come sfogo personale.
-Contessina Lourita- disse Rachele con un tono duro. Aveva sempre odiato quella smorfiosetta so-tutto-io. Sorrise all'idea di non doverla rivedere più. Un vero sollievo.
-Scusate la mia disattenzione Lourita, ma sono davvero di fretta.- finì poi. Una cosa che il padre le aveva sempre detto era "dai del voi a tutti, nessuno escluso. Anche con quelli che vorresti far sparire dal mondo." Quando Rachele sentiva quelle parole avrebbe tanto voluto rispondere "tu sei uno dei tanti.", ma ci aveva pensato sempre un po' su.
-Com'è? Già problemi con il Regno?- nelle parole di Lourita si percepiva una nota di fastidio: lei non poteva avere nessun titolo nobile se "contessina" in quanto il padre aveva firmato un contratto. Esso diceva che ella si sarebbe dovuta sposare con un conte per un debito. Da allora non si era divertita neanche a prendere in giro la principessa.
-Ehm...sì sono indaffarata. Lourita se vi va potreste, nei giorni seguenti, andare in camera mia? Lì troverete delle cose abbastanza sconcertanti, vorrei che mi aiutaste.- Rachele le fece l'occhiolino. In fondo, potevano andare d'accordo. Ma ormai era troppo tardi, tutto finito.
-Certo Rachele, sarò felice di seguire i tuoi ordini.- aveva detto Rita prima di scomparire tra la folla usando, inoltre tutto, un tono confidenziale.

Solo in quel momento Rachele corse verso il portone, e quando lo attraversò, si diresse verso il giardino-laghetto reale.
L'albero era al suo solito posto, con la sua solita corda che pendeva nell'acqua, i suoi rami senza foglie e il riflesso della luna nell'acqua.
Da un cespuglio tirò fuori il suo zaino (messo nel pomeriggio) rosso, con dentro con tutto l'occorrente per il viaggio.
In lontananza sentì le urla degli invitati chiamare il suo nome. Molto probabilmente erano quasi le undici.
Perfetto.
Si tolse la maschera e si specchiò nell'acqua. Il suo riflesso era diverso, lei era diversa. I suoi occhi adesso erano blu notte, i suoi capelli più scuri del suo classico biondo pallido.
Fece un grosso respiro come se le servisse coraggio.
In realtà ne aveva bisogno: lei, una ragazza chiusa sempre in un castello, si stava avventurando -da sola- in un altro mondo sconosciuto. In poche parole una missione suicida.
Sapeva bene cosa recitare, cosa dire, e aspettava impaziente l'ultimo rintocco alle undici.
"Ci siamo quasi" pensò. Fece un respiro e iniziò il conto alla rovescia insieme alla folla nella corte che aspettava impaziente, e annoiata, l'incoronazione della nuova regina "tra tre, due, uno..."
Tutti iniziarono a battere le mano creando un fastidioso fracasso. Durò pochi istanti poi cessò. Rachele si chiese cosa fosse accaduto.
-RACHELE!- Era il padre che urlava furioso, mentre correva fuori.
-Oh mio Dio!- sussurrò appena vide suo padre correre verso lei. Deglutì e iniziò a parlare. La luna spiccava in altro in cielo illuminato i volti dei nobili raccolti intorno a lei a semicerchio.
-RACHELE ASPETTA! DEVO SPIEGARTI, FAMMI SPIEGARE!- ma cosa doveva spiegare? Rachele sapeva già tutto. LA gente li guarda scettici. Cosa stava succedendo?
Prese un respiro.
-Luna bianca, splendida, meravigliosa, sono Rachele- disse piano. Le persone che guardano stupiti e sconvolti. La credevano pazza, probabilmente. -Figlia del re Noahl Kal e della regina Ginevra de i Gyty. Mi è stata portata la tua rosa, la rosa nera.- Alzò la voce per farsi sentire. Adesso era il suo momento. Solo suo. Nessuno poteva fermarla: né le urla di suo padre, né gli sguardi della gente. Il padre era furioso e spaventato. Il lago era l'ultima volta dove avevano visto Ginevra.
Tutti stavano con la bocca aperta compreso il re. Possibile che non se ne era accorto? La figlia aveva davvero avuto a che fare con la rosa nera?
-Precisamente ieri, mentre leggevo le leggende mi sono accorta della rosa sul mio letto.
Ebbene, io principessa Rachele Kal mi è stato dato un destino senzaa il mio volere. Luna bianca, cosa ho fatto per meritarmi questo? Non lo so. Ma ti prego aprimi le porte per l'Altro Mondo. Sono io, Luna, figlia di Noahl e Ginevra. Sono io. Sono la principessa Darnos.-
Rachele venne avvolta in un bozzolo di luce e, tra le urla del padre che la chiamava e l'incredulità della gente, scomparve. Suo padre cadde in ginocchio e proprio nel farlo si accorse della rosa nera.
Rachele la aveva lasciata lì vicino a suo padre. Gliela aveva lasciata in un preghiera muta.
Noahl si alzò e sotto tutte le domande degli invitati, prese la rosa e se ne andò urlando:
-È tutto annullato, tornatevene a casa.-
Era decisamente furibondo.

Ginevra se ne era andata. Rachele se ne era andata. Lo avevano lasciato solo. Solo come un cane.
Ma non era colpa loro.
Ma no, lui era solo stato un tiranno.

Spazio Autrice.
Ringraziando il cielo sono tornata e scusatemi per il ritardo enorme, ma sono stata impegnata per la maggior tempo dalla scuola. (99,9×100 = scuola    0,1×100= scuola)

Capitemi. Alors, come state? Spero bene! Non ho il tempo di ricorreggere il capitolo ma domani lo farò nolente o dolente. Vi ringrazio per il supporto e fatemi sapere cosa ne pensate.

A presto
-lucy387❤

Rachele Kal -Uno Spirito Libero- //Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora