Capitolo 13

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Aprì gli occhi.
Di nuovo su quel letto odioso.
La luce che emanava era forte, troppa anche per lei, si sentiva la testa da un'altra parte. Come si trovasse ancora in quello che fino a qualche settimana fa era il suo regno.

Tutto così velocemente, tutto così confuso era.

Cos'era in realtà Ginevra? Qualcosa di potente, molto potente, ma cosa per l'esattezza?

Una regina da origini sconosciute eppure amata. E lei perché no? Era nata in quella reggia, educata contro il suo volere ma odiata da quasi tutto il popolo. Perché?

La regina era la regina, certo, ovvio. Lei, però, era figlia di Ginevra.

Pensò a quel popolo. Al suo popolo: la credeva morta così come la Regina.
Eppure lei era lì, -letteralmente- in tutto il suo splendore e bellezza.

La tevs era stato un percorso di cambiamento, non solo fisico, la parte mentale, anch'essa, era cambiata.

Fino a qualche giorno fa avrebbe pensato con odio al suo mondo, ma adesso...

Non lo sapeva, c'era qualcosa di nascosto dentro quella storia tanto ridicola quanto seria. Un qualcosa non tornava.
Se lei era davvero la Darnos non era un caso.

Succedeva raramente che la rosa nera si presentasse come simbolo di cambiamento.

La rosa nera era simbolo di morte, dolore e atrocità. Di una bellezza unica, la rosa, era un simbolo davvero pericoloso per i maghi. La sua purezza era illusione.
Un'illusione che portava alla tentazione, e infine alla morte. La rosa era simbolo di potenza, di supremazia. Portava alla pazzia e una morte atroce senza precedenti.

Ma per le prescelte era diverso. La rosa simboleggiava il potere, certo, ma significava che qualcosa di orripilante stava per accadere e solo loro, le prescelte e i suoi "compagni di viaggio", potevano infierire.

Si sentiva sfinita, sarebbe durata a lungo?

Saltò giù dal letto e vedendo che non c'era nessuno uscì.

Camminò per quel lungo corridoio spaventoso fino ad arrivare alla grande porta d'ingresso. La tentazione le arrivò di colpo alla testa. L'adrenalina che aveva in corpo era ineguagliabile.

Era molto presto o molto tardi. Non c'era nessuno di guardia.

Così uscì fuori all'aria aperta. Qualcosa le fece chiudere gli occhi: troppa luce.
Cos'era quello? Un dolce raggio la accarezzò e si accorse che più quella cosa entrava in contatto con la sua pelle, più lei si sentiva potente.

Forse erano gli effetti Darnos. Si infilò nei cespugli camminando. Respirava velocemente. Qualcosa le dava fastidio in quell'aria. Sensazione di pericolo e di scoperta si mischiarono.

Iniziò a correre dapprima piano e fino a non toccare neanche coi piedi per terra. Vedeva troppo velocemente, iniziava a girarle la testa e chiuse gli occhi. Si decise a seguire il suo istinto.

E corse, corse fino a quando i suoi piedi non si fermarono esausti. Si accasciò per terra prendendo grandi boccate d'aria.

Solo avesse saputo...

***

Dik aprì gli occhi e si ritrovò a terra come quando era svenuto. L'unica è piccola differenza era che affianco a lei giaceva un corpo minuto e femminile. Lourita. Era stanco.
Erano mancati due giorni sì e no e non potevano prendersi altre "ferie" o il gruppo ne avrebbe risentito in modo negativo.
Si alzò rapidamente e guardandosi intorno vide Ian. Anche lui dormiva -per terra-. Non era il momento di dormire. Lo svegliò.

-Hey Ian, svegliati!- Sussurrò piano lui, ma niente. Non volendo fare altri tentativi vani ricorse al suo potere. Ian si ritrovò all'impiedi assonnato.

Si guardò in giro, dove l'occhio arrivava e notò la piccola figura distinta, nella stanza, dalla luce dei suoi poteri. Pensò di lasciarla dormire.

Fece un cenno al suo amico che uscì velocemente dalla stanza con Lourita sulle spalle. Successivamente uscì anche lui. Doveva riflettere.

Spazio Autrice.

Mi scuso enormemente. Ma chi ha ldetto l'avviso sa cosa mi è successo.

Il capitolo è corto e sicuramente pieno d'errori (spero di no), Lo so ma non ho tempo.

È corto perché ci sarà una continua diciamo.

Non mi dilungo più di tanto.

A presto
-lucy387❤

Rachele Kal -Uno Spirito Libero- //Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora