Capitolo 5

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La porta è aperta, entro in casa in punta di piedi cercando di fare meno rumore possibile e mi avvio verso la mia camera da letto. Sammy, che sembra un tutt'uno col divano, allunga il collo verso di me aprendo un occhio per sbirciare ogni movimento intorno a lei e, subito dopo, si rimette comoda sulla sua coperta zebrata.
Mi spoglio, lanciando i pochi vestiti che ho addosso e che ormai sono quasi asciutti ai piedi del letto. Ho le gambe ghiacciate. Prendo la coperta più pesante nell'armadio e, tirando le lenzuola fino al mento, la adagio sopra. Adesso va molto meglio. Chiudo gli occhi e, finalmente, dopo tanto tempo, riesco a dormire serenamente.
"Mia sveglia!"
Ma a chi viene in mente di urlare all'alba?
"Forza Mia! Siamo in vacanza ma non devi poltrire tutto il giorno su questo letto. Avanti, alzati!"
"Mamma, ti prego, è ancora presto"
"Presto? Sono le 11 passate! Tua sorella è già in piscina e io fino a due minuti fa ero in spiaggia ma avevo una sete tremenda... sono dovuta tornare perché mi sono dimenticata le bottigliette d'acqua. Fortunatamente c'è quel bel giovanotto che..." Continua a parlare ma non riesco più ad ascoltarla. Davanti agli occhi mi passano tutte le immagini di questa notte... o meglio mattina. Sprofondo la testa nel cuscino. Mi vergogno, cazzo quanto mi vergogno! Ancora loro, sempre loro! Cosa penserà di me? Che sono pazza o che mi sono fumata qualcosa. E lui diventerà uno dei tanti che... ah, lasciamo perdere questi pensieri. E cazzo sono già le 11! Mi alzo dal letto e indosso la mia maschera preferita. Mai quella che include un sorriso. Faccio colazione con calma, prendendomi tutto il tempo che mi serve per pensare. Mia mamma esce poco dopo dicendo di sbrigarmi. Un bicchiere di latte freddo e tre biscotti, poi vado in bagno e dopo essermi lavata mi dirigo in camera alla ricerca del costume. "Questo no", dico buttando il costume intero sul letto, "questo è troppo giallo, questo troppo spento..." e così via per i seguenti dieci costumi. Scelgo il bikini blu con i lacci bianchi. Mi lego i capelli in una coda alta e i miei lunghi boccoli castani ricadono ugualmente sulla schiena. Non male. Infilo un paio di pantaloncini neri ed esco di casa salutando Sammy e dandole una carezza sulla schiena. Camminando verso la piscina incontro poche persone, controllo Sofi che ride con alcuni animatori e vado via mettendomi le cuffie nelle orecchie.
So che mi sta guardando, sento i suoi occhi che bruciano la mia pelle. Gli passo accanto ma riesco a non guardarlo fingendo di scrivere un messaggio. Di solito funziona. Non riesco nemmeno a pensare di aver scampato il pericolo, se così si può chiamare, e sento una mano sulla mia spalla. Mi giro lentamente, imprecando sottovoce sperando che non mi senta. "So che mi hai visto. Potevi almeno salutare. È educazione, sai?" Brutto stronzo saccente e strafottente! "Torna a fare il bagnino. Perché è questo che sei, giusto? Dimentica quello che è successo stamattina e toglimi le mani di dosso", dico spostando la sua mano in modo brusco. Dalla sua espressione direi che è incazzato nero. Si stampa sulla faccia un sorriso amaro e si volta, andandosi a sedere dov'era poco fa. Mi passo una mano sulla faccia e dandomi della cogliona mi avvio verso l'ombrellone vicino a cui è sdraiata mia mamma. "Le lucertole ti fanno un baffo."
"Tesoro hai detto qualcosa?", chiede gentilmente.
"Sì mamma, chiedevo dove hai messo l'olio abbronzante."
Mi tolgo i pantaloncini e con la coda dell'occhio lo vedo. Mi sta fissando. Penso che si possa giocare un po', no? Metto un piede sulla sdraio accanto a me e inizio a spalmare l'olio, partendo dal piede, arrivando fino al sedere. Mi ungo anche l'altra gamba, lentamente. Passo alla pancia, alle braccia, al viso e infine insisto sul collo e sul seno. Non perdo tempo e mi sdraio accanto a mia madre. Sorrido vittoriosa e decido che per adesso il gioco può finire.
"Mia a cosa stai pensando?"
Sto pensando che sono proprio una stronza mamma! L'ho trattato male e l'ho screditato. Lui mi ha salvata. Ed io ho fatto la stronza. Proprio con lui, mamma. Perché? Non volevo trattarlo male ma non conosco altro modo per trattare la gente.
"A niente mamma."
"Se lo dici tu", risponde alzando un sopracciglio, scettica. "Io vado a casa a preparare qualcosa da mangiare. Ti aspetto?"
Ancora si ostina a chiamarla casa! "Non lo so... magari prendo un panino al bar. Ti mando un messaggio."
"Va bene, ma fossi in te non mi perderei gli spaghetti ai frutti di mare", risponde ammiccando.
Sta cercando di corrompermi? Sì, e ci sta anche riuscendo. Scoppio a ridere e le dico di chiamarmi appena è pronto.
Bene, penso che sia arrivato il momento. Sto cercando il coraggio ma non so proprio dove trovarlo. Cazzo è più difficile di quanto pensassi!
"Mi dispiace."
"Parli con me?"
"Vedi qualcun'altro qui? Certo che parlo con te!", rispondo abbastanza scocciata.
Ride, ride di gusto. Resto sbigottita.
"Ah ma vaffanculo." Io gli dico che mi dispiace e lui si mette a ridere. E la stronza sarei io? Giro sui tacchi per andare a recuperare tutte le mie cose.
"Ehi! Aspetta dai", continua ridendo.
"Che c'è di tanto divertente? Cosa ti fa ridere tanto? Sentiamo, magari rido anch'io." Adesso sono incazzata. Più ride, più mi innervosisco. Forse...
"Ok scusa, adesso smetto. Mi sa che abbiamo iniziato questa conversazione nel modo sbagliato."
"Mmh non penso proprio. Io l'ho iniziata con le migliori intenzioni ma tu hai continuando facendo lo stronzo."
"Vogliamo ricordare la frase di stamattina? Cosa sono io? Ah già, solo un bagnino..."
Lo guardo storto e sono sempre più intenzionata ad andarmene. Un po' per il nervoso, un po' per la vergogna che provo riascoltando le mie parole. "Mi dispiace, non so che altro dirti."
"Avrei preferito che mi chiedessi espressamente scusa ma per adesso può andar bene così", dice sfoggiando uno dei suoi bellissimi sorrisi.
"Ma te pensa...", rispondo ridendo. Mi squilla il telefono e corro verso la sdraio per recuperarlo. "Pronto mamma? Va bene, sto arrivando." Me lo ritrovo accanto, come un ombra, in attesa. "Devo andare", gli dico. Ma lui continua a fissarmi, in silenzio. Sistemo tutto nella mia borsa e me la metto in spalla. "Allora ci vediamo dopo..."
"E te ne vai così? Mi lasci qui da solo, con questo caldo? Senza cibo né acqua?"
Resto sbigottita. "Pensavo andassi al bar a mangiare qualcosa", rispondo indicando la costruzione in legno poco più avanti.
"Pensavi male. Dopo il mio solito giro notturno", dice guardandosi intorno, "sarei dovuto tornare a casa a prepararmi per il turno di oggi. Di solito mi porto anche il pranzo. Ma qualcuno mi ha sconvolto i piani ed ora sono senza cibo e senza acqua... ah, e senza soldi!"
Lo guardo sorridendo. "Aspettami qui."

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