Capitolo 13

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"Che ne pensi, mamma?", chiedo non tanto convinta.
"Sei perfetta!", risponde dandomi un bacio sulla guancia.
Indosso un paio di jeans strappati sulle ginocchia e una maglia a maniche lunghe con scollo a cuore interamente di pizzo nero che lascia intravedere la pelle. Ho legato i capelli in una coda alta dopo averli stirati accuratamente. Indosso le Vans nere e mi accorgo solo adesso dell'infinità di scarpe che ho deciso di portare per due sole settimane. E appena mi rendo conto che quasi una settimana è finita, mi sale il magone. Cosa succederà tra me e Alex appena andrò via? Anzi, cosa sta succedendo adesso? Cosa siamo io e lui insieme? Non ne abbiamo ancora parlato e non so se lo faremo a breve o se mai lo faremo, spero solo che non si stanchi di me troppo in fretta.
Corro in bagno a truccarmi: giusto un po' di mascara e un velo di blush, e sono pronta.
Gli ho detto che ci saremmo potuti incontrare in spiaggia, a metà strada, ma lui ha insistito per venirmi a prendere direttamente al residence sottolineando la sua natura da gentleman. Continuo a camminare per tutta la stanza, agitata e impaziente, mentre attendo che la lancetta dell'orologio segni le 20:30.
Solitamente, anche per una semploce passeggiata al parco, creo una scaletta nella mia mente per non perdere alcun particolare. Oggi mi devo affidare ad Alex senza battere ciglio; non voglio mostrargli quanto io sia pignola e ansiosa per gli avvenimenti inaspettati. Pensavo che la mezz'ora trascorsa sotto il getto dell'acqua tiepida potesse servire a sciogliere i nervi, facendomi rilassare e all'inizio così è stato ma, mettendo i piedi fuori dalla doccia, i miei dubbi e le mie insicurezze si sono fatti strada dentro di me, assillando la mia testa.
"Mia, pensi di dirglielo?", chiede mia mamma.
"Devo farlo. Lui si è aperto con me ed io troverò il coraggio di fare lo stesso. Pensi che non sia una buona idea?"
"Alex tiene molto a te, si vede. Perciò cerca solo di usare le parole giuste."
"Sarà più difficile per me parlare che per lui ascoltare.."
"Su questo ti do ragione", dice guardando il pavimento, "ma ha dieci anni in più di te e penso abbia sviluppato un senso di protezione nei tuoi confronti. Potrebbe arrabbiarsi... non con te, ma per te. Apriti a lui solo quando sarai realmente pronta così tutto sarà più facile", termina facendomi un sorriso d'incoraggiamento.
"Mia! C'è Alex!", urla Sofi dopo aver aperto la porta.
Li raggiungo, seguita da mia madre che si dilegua con lei, sperando che non si noti la tensione che emano. Mi blocco nell'esatto istante in cui lo vedo.
"Ecco io... penso.. si insomma, vado a cambiar.."
"Sei bellissima Mia", dice interrompendomi.
Bellissima? Sono a dir poco imbarazzata per la scelta di questo outfit di cui mi sarei vantata di fronte a qualsiasi altro essere umano. E più lo guardo, estasiata, maggiore è il numero di idee che vorrei mi venissero in mente per sparire all'istante. È splendido nei suoi jeans scuri che gli fasciano perfettamente i fianchi e con la camicia bianca che fa risaltare la sua abbronzatura...
"Posso avere l'onore di trascorrere una bellissima serata con lei, signorina?", chiede porgendomi la mano.
"Non posso uscire con te conciata così... guardami e.. guardati!", rispondo scuotendo la testa.
"Perché? Sei meravigliosa e i capelli lisci sono niente male", dice toccandoli, "sei sexy, Mia", conclude al mio orecchio in tono seducente.
Prendo la borsa e infilo al suo interno il cellulare e le chiavi del bungalow, per poi uscire dopo esserci sorbiti ogni raccomandazione possibile da parte di mia madre mentre Sofi rideva sotto i baffi.
La sua auto è invasa da un profumo inebriante: un mix di menta e cannella, dolce e pungente allo stesso tempo. Mentre Alex aziona l'aria condizionata io apro il cruscotto notando la miriade di CD posizionati accuratamente al suo interno, ordinati in ordine alfabetico. Noto la sua ampia cultura musicale che parte dagli Anberlin e finisce con gli Zero Assoluto. Ottimo, un'altra cosa che non abbiamo in comune!
"Sei molto ordinato", dico notando anche quanto sia pulito l'abitacolo.
"E tu sei molto curiosa."
Sto per prendere un CD ma subito cambio idea.
"Prendilo pure. La tua curiosità mi piace, Mia", dice sorridendomi. "Ti consiglio la traccia numero 8."
Così una lenta melodia inizia a diffondersi.
"Conosci?"
"Emh, veramente no. Ma è una canzone davvero bella", rispondo.
"Sono contento che ti piaccia", dice appoggiando subito dopo la mano sul mio ginocchio. Sento immediatamente il calore propagarsi in tutto il mio corpo e trovo il coraggio di posizionare la mia mano sulla sua. Sto per pentirmene, quando le nostre dita si intrecciano e mi regala un sorriso di incoraggiamento.
"Dove stiamo andando?", chiedo.
"Ti piace la pizza?", ribatte evitando deliberatamente la mia domanda.
"Scherzi? È il mio piatto preferito!"
Sorride trionfante e ancora non mi dice dove siamo diretti.
Alex accosta l'auto sul ciglio di una strada delineata da alberi ed io inizio a guardarmi intorno cercando di capire dove siamo nonostante il buio che ci circonda.
"Adesso devi farmi un favore", dice tirando fuori dalla tasca un lungo pezzo di stoffa nera. "Ti sto per mettere questa sopra gli occhi e tu dovrai tenerla fino a quando ti dirò di toglierla."
Resto bendata per non so quanto tempo ed ogni domanda che pongo ad Alex non riceve risposta. Questo silenzio, intanto, inizia ad agitarmi e il mio sbuffo è l'unico rumore percepibile qui dentro. Inizio ad avvertire un senso di nausea e cerco il pulsante che permette di aprire il finestrino, tastando ovunque.
"Aspetta Mia, lo apro io", dice dolcemente. "Le curve sono quasi finite, giuro. Preferisci che ci fermiamo un attimo?"
"No, tranquillo", rispondo respirando a pieni polmoni.
Sento l'auto fermarsi e subito dopo il rumore provocato dal motore cessa. Alex scende dalla macchina venendo ad aprirmi lo sportello e finalmente mi sgranchisco le gambe. Sento le sue mani dietro la mia testa e il nodo sciogliersi grazie ad esse.
L'emozione si fa strada in me velocemente, felice che abbia ascoltato ogni mia parola. Sento il suo abbraccio avvolgermi da dietro e mi giro subito per dargli un bacio. Titubante per la sua reazione, inizio sfiorando appena le sue labbra e appena esse si aprono per accogliere la mia lingua non mi trattengo, dimostrandogli la mia gratitudine attraverso un semplice bacio.
"Sei contenta?", mi chiede incerto vedendo i miei occhi velati.
"Contenta? Contentissima Alex! Quest'anno pensavo di non riuscire a godermi questo spettacolo", rispondo indicando il panorama che ci regala Peschici.
Abbiamo lasciato la macchina all'inizio del paese e ci incamminiamo a piedi verso il centro. Da qui riusciamo a vedere la spiaggia avvolta nel buio, distinguibile grazie alle illuminazioni che la circondano.
"Alex dopo cena verresti con me in un posto?"
"Molto volentieri", risponde mettendomi un braccio intorno alle spalle. "Ma adesso sei tu a dovermi seguire."
Continuiamo a camminare arrivando nella via principale del paese ed io sono ammutolita davanti a tanta semplicità e bellezza.
"Ti piace proprio questo paesino eh!"
"Non immagini quanto, Alex! Lo conosco come le mie tasche ormai, ma ogni volta che mi trovo qui è come se fosse la prima. Mi regala sempre nuove emozioni. Due anni fa quella panchina non c'era", dico indicandola nel centro della piazza, "e l'anno dopo è diventata la mia preferita. Sono affezionata alla pizzeria Peter Pan che dopo averci servito la paposcia più buona della Puglia, ci regala la pizza alla Nutella; alla gelateria nella piazza interna del paese che mi ha fatto scoprire il gelato del pastore, con mascarpone e noci, rendendolo il mio gusto preferito che non trovo da nessun'altra parte, e persino al negozio che si trova di fronte ad essa in cui prendo un sacco di souvenir...", dico tutto d'un fiato.
"Quanto sei bella", dice sognante, guardandomi negli occhi. E poi mi bacia in mezzo alla via, davanti agli occhi dei passanti ed io non posso far altro che ricambiarlo, felice che non si vergogni di me, della mia età e che sia pronto a mostrarsi davanti a tutti con me al suo fianco.
"Grazie al cielo dimostri più anni di quelli che hai realmente", dice ridendo, guardandosi intorno.
"Altrimenti?", chiedo alzando un sopracciglio.
"Potrebbero arrestarmi", replica a bassa voce. "E poi come faccio senza di te?"
Scoppiamo a ridere e ci baciamo ancora, ancora e ancora, fin quando la mia pancia vuota brontola.
"Una giovane bellissima ha fame e non posso farla attendere ulteriormente", dice ammiccando.
Oltrepassiamo il castello su cui noto il cartello di vendita e svoltiamo nella prima stradina che incontriamo alla nostra sinistra.
"Wow!"
Di fronte a noi c'è un arco composto da mattoncini rossi e oro alternati sopra cui è posizionata la scritta a neon "La pizza di Gio". Appena entriamo, mi ritrovo in un piccolo spazio suggestivo pieno di tavolini in legno con diverse foto attaccate alle pareti color mogano. Penso che Alex mi stia portando in un tavolino appartato, invece mi trascina verso la cucina.
"Ma che fai? Non possiamo entrare lì dentro! Ci cacceranno!", dico spaventata.
"Alex, bello di casa! Da quanto tempo!", esclama un uomo con i capelli bianchi che ha le mani tra la pasta della pizza, senza alzare gli occhi da essa.
"Bello di casa?", chiedo furibonda a bassa voce, sperando che nessuno tranne Alex mi senta.
Mi fa un sorriso da finto innocente e saluta l'uomo con una pacca sulla spalla che nel frattempo ci è venuto incontro.
"E chi è questa bella ragazza? Ti sei deciso a mettere la testa a posto?", dice entusiasta.
"Piacere, io sono Mia", dico sorridendo.
"Mia?", chiede guardando subito dopo Alex. "Che bel nome! Accomodati cara", conclude battendo una mano sul bancone accanto a quello ricoperto di farina. Non posso far altro che sedermi lì e Alex si accomoda subito accanto a me... nonostante ciò su cui siamo seduti sia tutt'altro che comodo!
Sono già le dieci e gli ultimi clienti vanno via, così la pizzeria chiude ed io penso sia l'ora di andare nonostante volessi assaggiare questa pizza che ha l'aria di essere squisita.
"Dove vai?", chiede Alex.
"Ha chiuso la serranda, Alex... è un chiaro invito ad andarcene!"
La cucina è riempita dalla sua risata profonda e io non riesco a capire cosa ci sia di tanto divertente nell'essere cacciati.
"Mia torna a sederti accanto a me", dice dolcemente. "È vero, ha chiuso la pizzeria... ma non per noi!"
"Adesso possiamo stare qui in santa pace", dice l'uomo tornando. "Perdona la mia meleducazione... io sono Gio", dice porgendomi la mano. "Sai io..."
"Gio ti prego! Non cominciare! Non vorrai mica che scappi da me per colpa tua, vero?", dice Alex ridendo.
"E perché dovrebbe scappare? Sono sicuro che le farebbe solo piacere ascoltarmi", risponde pacatamente. Ed io non posso far altro che dargli conferma.
Nel giro di pochi minuti scopro di aver a che fare con un arzillo sessantenne che porta benissimo i suoi anni, trasferitosi qui quattro anni fa dopo la morte di sua moglie e proprietario di questo posto da otto mesi. Ha conosciuto Alex il giorno in cui ha inaugurato la pizzeria e lo tratta come il figlio che non ha mai avuto; a suo dire è il suo pizzaiolo preferito e il suo migliore amico e confidente... sempre a suo dire.
"Ti ho annoiata, bellezza?"
"Per niente!", rispondo.
"Basta chiacchiere, Mia sta morendo di fame!", dice Alex.
"E noi le diamo da mangiare allora! Signorì, che pizza desidera?", chiede Gio.
"Panna e salmone", dico impaziente di mangiarla.
"Ottima scelta! Per te, figliolo?"
"La solita, grazie", risponde Alex.
Gio mi svela la sua ricetta segreta e mi insegna la stesura perfetta dell'impasto. Creiamo due cerchi perfetti e ci mettiamo sopra gli ingredienti per poi infornare il tutto.
Alex assaggia la sua pizza speck e brie e, sentendo i suoi versi di apprezzamento, Gio sfodera un enorme sorriso.
"Tocca te, Mia!"
"Mio dio Gio, non trovo un aggettivo per descriverla. È troppo buona. Il salmone è freschissimo, si sente, e la panna non è eccessiva, proprio come piace a me. È perfetta!", dico assaporando ogni boccone. "Tu non mangi?"
"Pensavo di rubartene un trancio veramente..."
"Mh, non so se posso concedertelo. Ma considerando chi me lo chiede farò un'eccezione", dico sorridente. E mi meraviglio di come sia piacevole trascorrere del tempo in compagnia di questo signore dai capelli bianchi.
"Dovrei essere geloso?", chiede Alex guardandomi con quegli occhi penetranti.
"Non penso proprio... non mi guarda come guarda te," risponde Gio al posto mio, facendo finta di essere offeso. "Non ancora, almeno." E l'imbarazzo di un istante fa svanisce facendo posto alla spensieratezza provocata dalle nostre risate.
"Gio, ti ringrazio per avermi preparato la pizza più buona che abbia mai mangiato!", dico dopo averlo salutato.
"L'hai preparata tu, bellezza", risponde abbracciandomi.
Alle 2 di notte nelle vie del paese non c'è nessuno ed io e Alex camminiamo mano nella mano in silenzio.
"Stai ferma qui e chiudi gli occhi."
Lo aspetto impaziente seduta su una panchina.
"Questa è per te."
Apro gli occhi e capisco che alla felicità non c'è limite. Alex mi porge una gigantesca peonia, spiegandomi che incarna amore e affetto, prosperità, onore, valore, nobiltà d'animo e, in piena fioritura, pace. Rilascia un dolce profumo e sono sorpresa nel sentire che è definita "la rosa senza spine" e che è simbolo delle romantiche storie d'amore.
"Alex non dovevi, grazie", dico con gli occhi pieni di contentezza. "È bellissima."
"Un fiore bellissimo per una ragazza bellissima... senza questo non potevamo andar via", risponde fiero del suo gesto.
"Nemmeno adesso possiamo. Devi venire con me", ribatto elettrizzata, prendendolo per mano.
Attraversiamo nuovamente il paesino a piedi e mentalmente ringrazio che ci sia Alex al mio fianco, facendomi superare la paura del buio. Senza fretta gli indico la strada da percorrere e nel frattempo mi godo ogni secondo in sua compagnia.
"Ma dove mi stai portando?", chiede ridendo.
E, ripensando al viaggio in macchina, decido di non proferire parola lasciando crescere il suo interesse.
Stanotte si sta particolarmente bene: la temperatura aumenta ogni giorno di più e il vento non accenna ad alzarsi nemmeno a quest'ora. Alla fine del marciapiede mi fermo e guardo Alex che credo abbia intuito la nostra destinazione. Mi tolgo le scarpe e infilo al loro interno le calze per poi appoggiarle sul "mio" muretto.
"Cosa stai facendo, Mia?", chiede divertito.
"Mi sono tolta le scarpe", rispondo facendo finta di niente. "E adesso tocca a te, muoviti!"
Le slaccia accuratamente e dopo averle tolte le tiene in mano.
"Devi appoggiarle lì", dico indicando il piano su cui sono risposte le mie. "L'anno scorso alloggiavo al residence Paradise, poco distante da qui, ed era mia abitudine lasciare le infradito proprio su questo muretto appena arrivavo", dico indicandolo, "per non tenerle in mano. Sin da piccola detesto camminare sulla sabbia con le ciabatte ai piedi... se al mio ritorno erano qui, non smettevo di ridere per l'intera giornata. Altrimenti dovevo trovare una scusa plausibile da rifilare a mia madre per farmene comprare un altro paio."
"Le hai trovate ogni volta?", chiede incuriosito.
"Una volta no", rispondo lasciandomi contagiare dalla sua risata.
Dopo la piccola discesa, gli faccio strada verso destra, passando sotto la rete da pallavolo. Camminiamo ancora qualche metro sulla sabbia fredda, dopodiché saliamo i pochi gradini che ci permettono di osservare l'intera baia.
"Non sono mai stato qui."
"Quello", dico puntando il dito verso destra, "è il piccolo porto turistico e dal litorale parte un lungo molo di attracco per le imbarcazioni. Da lì io, mia mamma e mia sorella una volta abbiamo preso una barca che ci ha portate a fare il tour delle grotte e il comandante aveva una maglia azzurra su cui c'era scritto che a bordo aveva i passeggeri più belli." Punto il dito nella direzione opposta, girandomi verso quel lato e ricomincio a parlare. "Quella invece è la spiaggia. La mia preferita, la più bella in assoluto per me, nonostante non abbia niente di particolare e sia una delle più piccole del Gargano. Ma ci ho passato tanto tempo qui e ho solo bei ricordi", dico sognante. "E questi sono i miei amati scogli", concludo guardando davanti a noi le decine di massi posizionati ai lati della stradina che arriva al faro, in mezzo al mare. "Venivo qui quando non avevo voglia di fare il bagno, evitando così di sporcarmi con la sabbia. Sceglievo quelli più lisci e piatti e di conseguenza non troppo scomodi, e passavo li quattro, cinque ore, crogiolandomi al sole. Dopo un po', però, la voglia di tuffarmi in acqua mi veniva... peccato avessi troppa paura di tuffarmi e allo stesso tempo poca voglia di prendere tutte le mie cose e scendere fin là. Così rimanevo sdraiata."
"È arrivato il momento di smettere di avere paura", dice all'improvviso. Ed io sono sicura che non si riferisca solo ad un semplice tuffo dagli scogli.
Avanziamo arrivando ad uno degli scogli più accessibili e Alex, dopo essere salito, mi aiuta a fare la stessa cosa.
"Posso farlo io?", gli chiedo appena posiziona le mani sul primo bottone della sua camicia.
"Accomodati", risponde in modo seducente.
Sostituisco le mie mani alle sue e, guardandolo sempre negli occhi, lentamente gli slaccio ogni bottone per poi tirar la camicia fuori dai pantaloni e fargliela scivolare giù dalle braccia. Vinco la timidezza e apro anche la patta dei suoi jeans. Mi inginocchio davanti a lui e, dopo averglieli fatti scivolare sulle gambe e poi sfilati dai piedi, torno in posizione eretta e lo ammiro mordendomi il labbro inferiore, notando la sua erezione.
Mi squadra da capo a piedi con il sorriso stampato sulla faccia.
"Adesso tocca a me."
Mi bacia il collo, toccando il bordo della maglietta con le mani per poi sfilarmela dalla testa e resto completamente nuda dalla vita in su. Questa maglietta mi permetteva di evitare il reggiseno avendo le coppe già cucite ad essa. Non avevo calcolato questo dettaglio nel momento in cui l'ho indossata, ma Alex non mi fa a sentire a disagio e si mostra favorevole alla mia nudità. Mi sfiora il seno e le sue mani mi trasmettono subito l'elettricità che si diffonde immediatamente in tutto il mio corpo. Mi sbottona il jeans che, dopo essersi arrotolati intorno alle mie caviglie, sfilo completamente alzando prima un piede e poi l'altro. Alex mi lascia piccoli baci su entrambe le gambe, per poi salire lasciarndone altri sulla mia pancia.
"Alex mi fai il solletico con la barba", dico ridendo. E lui continua imperterrito fino a farmi uscire le lacrime. Mi prende in braccio e mi ritrovo a circa trenta centimetri da terra, vicinissima al suo viso, così mi lascio travolgere in un bacio pieno di sentimento.
"Adesso basta scherzare, bellezza! Siamo qui per superare una delle tue paure...", dice lasciando la frase in sospeso mentre mi permette di riappoggiare piedi per terra. "Sei pronta?"
"Assolutamente no! Non posso farlo, mi dispiace. Potremmo farci male entrambi e la temperatura dell'acqua non è ideale per fare il bagno a quest'ora."
"Ok, allora andiamo. Tre, due, uno..."
Stordita dalla situazione, non capendo ciò che sta succedendo, mi lascio trascinare da Alex che, tenendo la mia mano stretta nella sua, prende la rincorsa per poi tuffarsi e trascinarmi con sé sott'acqua. Riemergiamo dopo qualche secondo, lui ridendo ed io sputacchiando.
"Sei pazzo!", urlo incredula ma felice.
"Di te!", urla a sua volta.
Restiamo abbracciati continuando a baciarci finché i brividi si impossessano del nostro corpo facendoci capire che è l'ora di uscire. Ci rivestiamo inzuppando i vestiti e andiamo a recuperare le nostre scarpe, trovandole fortunatamente al loro posto ma non possiamo metterle avendo i piedi sporchi di sabbia e nulla per pulirli. Corriamo ridendo a voce troppo alta e in meno di dieci minuti raggiungiamo il parcheggio in cui Alex ha lasciato l'auto. Questa volta gli tocca azionare il riscaldamento per qualche minuto: giusto il tempo per scaldarci un po'. Metto i piedi sul sedile, portando le ginocchia al petto con le mani intorno ad esse e appoggio la testa al finestrino, per poi cadere in un sonno profondo.
"Svegliati mia bella, siamo arrivati", pronuncia una voce dolce.
Mi stropiccio gli occhi e inizio a muovere il collo indolenzito.
"Sei ancora più bella mentre dormi", dice Alex guardandomi.
"Russo?", chiedo sperando di ricevere una risposta negativa. Prima della sua risposta sento la magnifica risata di Alex che mi risveglia completamente.
"Un pochino."
"Oddio che vergogna", dico coprendomi la faccia con le mie mani.
"Dai, scendiamo", mi esorta Alex.
Mi ritrovo stretta nel suo abbraccio mentre lo ringrazio per la bellissima serata che ho trascorso grazie a lui.
"Non voglio lasciarti andare", sussurra.
"Nemmeno io."
Mi guarda negli occhi con un'espressione seria e mi fa promettere in una risposta positiva alla sua domanda.
"Mia, dormiresti con me questa notte?"
Sono combattuta. Da un lato penso alla preoccupazione che starà provando mia madre non avendomi sentita tornare fino adesso, e immagino la sua reazione nel caso in cui dovessi fermarmi fuori casa a dormire. Ma potrei sempre inviarle un messaggio e non avrebbe nulla da rimproverarmi. Dall'altro lato, inoltre, trovo questo atto uno dei più intimi che due persone possano condividere.
"Voglio solo concludere la giornata in bellezza, Mia. Non voglio portarti a letto nel senso scontato della frase. Voglio spogliarti, infilati uno dei miei pigiami e accocolarmi con te tra le lenzuola. Stringerti e dormire abbracciati. 'Fanculo la promessa, se vuoi dirmi di no ne hai tutto il diritto. Ma accettando ciò che ti ho chiesto continuerei ad essere l'uomo più felice sulla Terra."
Lo bacio mettendogli le mani dietro al collo e sono sicura che non ci siano bisogno di parole per fargli capire la mia decisione.
Noto con piacere che la palazzina in cui vive è esattamente qui, in questa "piazzetta" e il suo appartamento si affaccia proprio sul mare. È piccolo, ma molto accogliente. Entrando trovi di fronte a te la cucina arredata in modo spartano con un mini-tavolo in vetro satinato, attaccata al salotto che è composto solo da un divano per due persone e un mobiletto su cui è posta la televisione. Alla fine del corridoio c'è la sua camera da letto con un grande letto matrimoniale nero e un armadio a specchio dello stesso colore. Mi stupisco nel vedere che l'intero appartamento ha tutte le pareti sui toni del rosso, sia caldo sia accesso.
"Adesso arriva la parte più bella", mi dice aprendo una porta che si trova dal lato opposto rispetto all'armadio.
Mi trovo all'interno del sogno di qualsiasi donna. Ho sempre desiderato avere il bagno nella mia camera da letto. C'è una vasca idromassaggio e noto con piacere l'arredamento fine, accurato e immacolato di questo spazio. Apro l'acqua della vasca che si riempie in pochissimo tempo grazie al forte getto e subito il bagno di riempie di vapore appannando specchi e finestre. Mi spoglio di fronte ad Alex, rimanendo questa volta completamente nuda e lentamente mi immergo nella schiuma, dandogli le spalle. Appena appoggio la schiena, trovandomi di nuovo di fronte a lui, noto sorpresa ma con piacere che è privo di ogni indumento. Lo ammiro e penso di aver visto poche cose belle quanto lui.
"Mi fai spazio?", chiede allegramente.
Mi trascino in avanti, con il sedere sempre attaccato al fondo della vasca, e Alex si posiziona dietro di me. Appoggio la testa al suo petto e sento la sua erezione sulla mia schiena, ma non mi procura alcun fastidio.
"Questa... reazione.. è dovuta solo ed esclusivamente a te, non puoi farmene una colpa."
"Io non ho detto niente", rispondo ridendo.
Restiamo in silenzio per non so quanto tempo e la stanchezza inizia a farsi sentire.
"Sei stanca, Mia?", chiede Alex dandomi soffici baci sulla spalla.
"Un po'."
Esce immediatamente ed io resto imbambolata mentre si lega l'asciugamano in vita. Mi porge un accappatoio e, appena mi alzo in piedi, me lo infila rapidamente, prima ancora che sia uscita dalla vasca. Mi siedo sul bordo di essa e Alex cerca di riscaldarmi sfregando le sue mani sul mio corpo. Mi bacia la punta del naso un po' fredda e va in camera sua. Torna con indosso un pantalone della tuta e appoggia sul lavandino gli indumenti che intuisco abbia preso per me. Mi alzo facendo cadere l'accappatoio ai miei piedi e accenno a prendere i vestiti.
"Faccio io."
Mi infila i suoi slip mentre io, spensierata, rido fragorosamente e subito dopo un paio di pantaloni grigi simili ai suoi, molto comodi grazie alla loro larghezza. Alzo le braccia verso il soffitto e una maglietta dei Beatles scivola sulla mia pelle. Alex mi prende in braccio, come gli uomini sono soliti fare con le loro spose per poi varcare l'ingresso del loro nido d'amore. Noi, invece, varchiamo la porta che ci conduce alla camera da letto, ridendo come bambini. Mi adagia delicatamente sul letto e si posiziona accanto a me. Tiro il lenzuolo fino al mento e intreccio le mie gambe alle sue, girandomi sul lato per essere di fronte a lui. Gli accarezzo il viso e mi promette che domani mattina farà la barba che mi ha irritato un po' la pelle.
"È già domani mattina", dico.
"Hai ragione... io tra un paio d'ore devo già alzarmi e vorrei godermi il tuo calore per l'intera giornata."
"Scusa."
"Per cosa?", chiede aggrottando le sopracciglia.
"Ti faccio dormire poco e hai bisogno di riposo per resisrere sotto il sole tutto il giorno."
Sorride cercando di non farmelo notare. "Ho bisogno solo di te, Mia", sussurra con la dolcezza che lo contraddistingue.
Così, all'alba delle 5:30, mi addormento per la prima volta accocolata tra le braccia forti di un uomo che mi accetta per ciò che sono, rispettandomi e regalandomi il suo tempo e le sue attenzioni.

Conto alla rovescia Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora