Sono affacciato alla finestra
E guardo la gente che cammina
Se solo non avessero un posto
Un luogo da raggiungere
Non andrebbero cosí di fretta
-Ho molto sonno.
Mio nonno mi ha lasciato un catorcio di fucile della seconda guerra mondiale, prima di morire.
Non aveva niente di meglio da darmi, il vecchio.
-Dio che sonno.
Il treppiede era distrutto. Il caricatore scassato.
La laurea mi prendeva per il culo dal muro. Ingegnere, diceva. Non servi a un cazzo, ingegnere.
Ma io quel fucile l'ho fatto rinascere, e non ho intenzione di andarmene senza averlo mai usato.
Lo appoggio al balcone.
-Non posso addormentarmi ora.
Alzo il mirino e carico, controllo il silenziatore.
La gente cammina, che idiozia. Non guardano mai in alto. Bisognerebbe sempre guardare in alto.
Premo il grilletto.
Un uomo sul marciapiede fa un mezzo giro su se stesso e cade a pancia in su. Teatrale.
-La mano formicola, non riesco a muoverla.
Sparo di nuovo muovendo il braccio. Due colpi
Un ragazzo in fondo alla strada si guarda il petto e sbatte la faccia per terra.
L'altra pallottola colpisce la spalla di una cicciona che urla e si butta a terra.
La figlia di puttana è ancora viva.
Poco male, non mi sento piú il braccio.
Cado seduto sul pavimento.
Scrivo con la mano sinistra.
-Emorragia cerebrale.
Sintomi: sonno e perdita della sensibilità degli arti.