2. Incubi e ricordi

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Le ore della notte sono le più confuse.

Faccio spesso dei sogni strani.
Il più frequente è uno sfondo fluorescente su cui si muovono delle ombre verdi. Io cerco di afferrarle, ma loro mi scappano e io le inseguo per un labirinto oscuro.
Quando finalmente le raggiungo, quelle si dissolvono fra le mie mani e io resto di fronte a un mucchio di scheletri fumanti.

Anche stanotte ho fatto questo sogno.
Quando è finito sono balzata a sedere sul letto.
Sono rimasta al buio ad aspettare la luce.

A volte ho paura di non incontrare più il sole perciò, anche di notte, ho bisogno di molte cose.

Di un orologio, per esempio, per vedere, non l'ora ma le lancette che continuano a muoversi; di un cuscino in cui sentire la mia testa galleggiare o soffocare; di un cucchiaio sul comodino, con cui potermi nutrire o avvelenare.
Di cose come queste, a volte, ho bisogno.

Questa notte, però, sembrava non finire mai. Ho ascoltato il mio respiro. Stavo per accendere la luce, poi ho cambiato idea. "Va bene, buio, siamo io e te. E le mie cose".
Mi sono tenuta all'abat-jour. E, chiudendo gli occhi, ho deciso di ricordare con maggiore precisione come si erano svolte le cose in quel giorno di parecchi anni fa.

L'anima delle coseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora