"Ah?"
"Edoardo... dai, ma cos'hai?"
"Io? Niente"
"Certo. E allora io scendo dalle stelle... spara!"
"Okay, ci vediamo sopra"
"Le lezioni non sono finite!" Urlai mentre lo vidi allontanarsi, con lo zaino su di una spalla.
Sbuffai sedendomi e spostando il portapenne che avevo davanti, appoggiai la testa sulle braccia, sul banco.EDO...
Mi buttai sul letto, sentì la porta aprirsi di botto.
Era lei.
"Senti, tu ora mi spieghi cosa succede. Chiaro? E finiscila di fare il peso morto con il telefono fra le mani!"
"Ma ti ho detto che non ho niente..." Mi richiusi dentro me. Da solo. Mi sedetti nel centro del letto.
Posai il cellulare...
"E io non ci credo"
"Okay ho qualcosa, va bene?"
"No che non va bene, devi dirmelo."
"Lo so..."
"Dai dimmi" Sospirai.
Le raccontai tutto.
"Cavolo Edo, e tu mi fai preoccupare per niente? Non pensarli, dai..."
"Io sono già timido di mio, poi ci si mettono pure loro..." Abbassai lo sguardo.
"Non farti mettere i bastoni tra le ruote da nessuno."
"Edoardo, guardami."
Alzai il mio sguardo verso i suoi occhi.
"Edoà, sorridi sempre. Perché hai una compagna di stanza bella, brava e simpatica"
Le lanciai un cuscino, ridemmo come non so cosa, per davvero.
"Ma anche il tuo compagno di stanza non è male" Dissi senza ridere, per poco.
"Tu dici?"
"Eh si, bello, bravo, simpatico. E pure alto!"
"Come la compagna di stanza?"
"Olì ho detto alto"
"Fanculo"
"Oggi che si fa?"
"Ricotta"
"Ah?"
"A Napoli, quando non si fa un cazzo dalla mattina alla sera, si dice che uno fa la 'ricotta' " A queste parole ridemmo.
"Bona la ricotta"ME...
Lo guardai con un'aria strana, poi ridemmo.
Solite cazzate di tutti i giorni, insomma.
"Io devo dirti una cosa" Aveva un'aria... come dire?... scossa.
"Dimmi"EDO...
Flashback
"Mà, dimmi"
"Tesoro... ascolta... ho una notizia 'bomba' come dici sempre tu"
Una voce euforica si fece spazio nelle mie orecchie.
"Dimmi"
Sorrisi leggermente, anche se non poteva vedermi.
"[...] a casa"
Ero distratto, capii solo ciò.
"Scusa mà, ripeti"
"Edo, torni a casa"
"Ah... a ca-"
La mia voce per alcuni secondi si interruppe.
"-a casa?" Continuai dopo.
"Si amore, non sei felice?"
"Si, certo, mamma"
Non potevo dirle altrimenti.
Ci sarebbe rimasta male e non volevo.
Fine FlashbackME...
"Ah, capisco... e poi?"
Chiesi.
"Poi mi sono svegliato"
"E quindi essendo ancora stanco hai scelto di andarci più tardi a fanculo, capito"
"Dai ma non sarai mica incazzata?"
"Nah, incazzarmi per una sciocchezza"
"Ma quindi se me ne andassi, sarebbe una sciocchezza?"
"No"
"Allora?"
"E'... chi fa il letto la mattina?"
"Io"
"Chi piega i pigiama?"
"Io"
"Chi... chi pulisce la camera?"
"Me"
"Chi sistema i vestiti? Chi fa la lavatrice? Chi sveglia l'altro? Chi è sempre in ordine?"
"Io, io, io, io"
"Vedi? Non sarebbe una sciocchezza"
"Ma quindi servo solo a questo?"
"Nah..."
"Si?"
"Un po'..."
"Po' cosa?"
"Un po'... ti voglio bene"
"Anche io, nonostante tu non sappia pulire, sistemare, fare qualsiasi cosa che riguardi cose messe in fila e non ordine sparso... sì, dai. Dai un po' un senso a questa vita"
A queste parole sorrise, come d'altronde feci anch'io.
Sì, in quel momento capii chi ero per davvero.
Io ero io.
Avevo il mio carattere di sempre: esuberante, estroso, pimpante, solare, ingenuo e... dolce.
Chi mi accettava mi amava per davvero, non avevo intenzione di cambiare per nessuna minima ragione.
Io ero io.
Come Edo era Edo.
Yuri, Yuri. E tutti gli altri erano sè stessi.
Mia madre compresa, forse era proprio lei la prima a non accettarmi o magari era coperta da una maschera.
"Oi" La sua mano fece come per distogliermi lo sguardo su quel pavimento divenuto all'improvviso così interessante, con le sue venature chiarissime e tutto.
"Stasera non usciamo?"
"Nah, non ne ho voglia, poi se vuoi possiamo prenotare delle pizze e scappare nella stanza dei ragazzi"
"Si... ma loro escono?"
"No, c'è Rick con la febbre"
"Cuccioloo" Mi scappò un sorriso ingenuo.
"Il 'cucciolo' sta in canotta 15 mesi su 12, cucciolo" Affermò lui scavando nella sua rubrica telefonica, avendo un dito fisso sul telefono.
"Cosa cerchi?"
"Il numero del pub"
"Sono un genio" Ridemmo.
Accesi un po' la Tv, girando canali a caso, finendo su Radio Italia.
Partì una serie di canzoni di Emis Killa, poi Laura Pausini e infine Tiziano Ferro, poi spensi.
Arrivarono i panini e andammo dai ragazzi.
"Buonaseeee"
"Pizza?"
"Panini" Risposi.
Annuirono tutti.
"Rick, come ti senti?"
"Come se fossi nel Titanic, che a mano a mano affonda verso l'Iceberg!"
"Facciamo finta che io abbia capito, lascia perdere"
"Fra, mi prenderesti un po' d'acqua?" Chiese colui che era sdraiato sul suo lettino, abbattuto dalla febbre.
"Riccà, non hai nè Epatite, nè Lebbra nè niente. Hai una cacchio di febbre a 38" Rispose il chiamato in questione.
"Non era a 40?" Alzò lo sguardo Edo, addentando la pizza.
"È scesa" Disse Francesco osservandolo dall'alto essendosi alzato.
Riccardo tossì, portando la mano chiusa in un pugno alla bocca, tossendo, come ho già detto, violentemente.
Questo provocò un forte sospiro da parte di Francesco, che gli portò l'acqua.
"Raga, ma non fa niente in Tv?" Yuri, televisione. Due corpi e un'anima. Dal 34 febbraio al cinema.
"Andiamo, regà! Ho mal di testa!" Replica il malato.
I 3 si avviano nella stanza mia e di Edoardo, mentre io scelgo di rimanere con Riccardo.
Visto che Riccardo quello stesso giorno ebbe la brillante idea di alzarsi e camminare per i corridoi, i tre ebbero l'ancora più brillante idea di... chiuderci a chiave e andarsene.
"Giochiamo" Propose.
"A cosa?"
"Obbligo o verità"
"Ci sto, verità"
"Cosa pensi di Edo?"
"Carino, simpatico..."
"E di Riccardo?" Sorrise, incrociando le gambe.
"Abbastanza" Risi nervosamente.
"Abbastanza cosa?"
"Abbastanza carino, abbastanza simpatico" Sorrisi.
Spostò un po' la coperta, avvicinandosi e poi nemmeno il tempo di far sfiorare i nostri nasi che successe.
Mi baciò.
E quindi avevo le farfalle nello stomaco.
E gli elefanti nella mente.
E delle api nelle orecchie, non sentivo niente.
Ma niente niente.
Niente di niente.
Si allontanò...
"Ecco"
"Rick... era verità, non obbligo" Sorrisi timidamente, impastando le labbra.BUONSALVEEEE
SONO TORNATAAAAAAAA
BACI❤
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I would wish upon a star; Edoardo Incurvati.
RandomQualche volta dovrei prendermi la responsabilità di guardare le stelle; e fargli capire che, anche essendo al di sotto, non volo mica così in basso. -OE- -Edoardo Incurvati. [I would wish upon a star Story of a Lonely guy-Blink182] @PkS