13- Non posso lasciare che accada

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GENN
Stavo tornando a scuola quando vidi partire l'autobus con sopra Cate. Ci mise un po' ad accendere il motore l'autista e,poco prima che partisse, vidi Matteo sedersi vicino alla mia Cate.

Quello stronzo.

Non potevo capacitarmi della situazione.

Matteo non mi avrebbe rubato anche Caterina; non lei.

Corsi dentro e dissi ad Alex che sarei andato a casa a prendere la mia chitarra, perché quella della scuola faceva letteralmente schifo.

Alex non disse né fece niente, per fortuna era appena arrivata Jennifer.

Mi avviai verso la macchina, accesi il motore e partii.

Vidi Caterina scendere dall'autobus seguita da Matteo.

Quel lurido viscido testa di minchia, non abita qui, abita a più di due isolati da qui.

Non ci posso credere,veramente ora ha toccato il fondo. E poi come fa a sapere che mi piace Cate?

Oh, ma certo. Glielo avrà detto Vittoria. Dopo che ieri sera l'ho cacciata via avrà chiamato Matteo per vendicarsi.

E dire che oggi è venuta da me, si è fiondata tra le mie braccia mentre io stavo cercando di togliermela di torno e dopo ha pretesto una sveltina.

Per mia fortuna non gliel'ho concessa. Non posso più vedere Vittoria, soprattutto ora che ho capito il suo trucchetto.

Scesi dalla macchina senza sapere bene cosa fare. Alla fine decisi di avviarmi verso casa in modo da passare di fronte a Caterina, sperando che lei mandasse via quell'individuo, che un tempo chiamavo migliore amico.

Quando mi vide non fece niente, continuò a parlare con Matteo ed a ridere. Non sapevo che fare.

Entrai in casa e mi fio dai sulla finestra per vedere come si evolveva la situazione.

Per mia fortuna Matteo dopo 5 minuti se ne andò e Caterina entrò in casa, sbattendo la porta.

Decisi di arrampicarmi ancora una volta sul cipresso di casa sua per poter entrare in camera sua e parlarle.

Andai in camera, vidi che lei era in camera sua. Incrociammo gli sguardi e lei si avvicinò alla finestra

'Sarà più facile di quanto pensassi' pensai

E invece no. Chiuse la finestra e spostò le tende, in modo da coprire la visuale.

Non sapevo più che fare.

Iniziai a camminare avanti e indietro per tutta la casa.

Pensai di uscire e suonare al suo campanello. Ma era ovvio che non mi avrebbe mai aperto la porta. Eppure non capivo cosa le avevo fatto.

Poi ad un tratto, per puro caso, vidi che stette uscendo dalla porta del retro di casa sua, così decisi di seguirla senza farmi vedere.

Capii subito dove stesse andando, così tornai a casa e presi la mia chitarra preferita.

Salii in macchina e mi avviai verso il parco, ma parcheggiai abbastanza lontano, perché non volevo farmi sentire.

Scesi e corsi verso la mia solita panchina, anzi la nostra panchina.

E fu lì che la vidi.

Aveva le cuffie nelle orecchie, le braccia appoggiate allo schienale della panca e la testa all'indietro.

Si vedeva che si stava totalmente rilassando e separando dal mondo esterno.

Spesso lo faccio anche io.

Mi sedetti al suo fianco e iniziai ad accordare la chitarra.

Ad un tratto lei si alzò di scatto e mi urlò:"Ma sei pazzo? Potevi anche dirmelo che eri arrivato. Mi sono spaventata un sacco."

Ops, non volevo farla spaventare.

"Mi dispiace, non era quella la mia intenzione."

"Scuse accettate"

"Mi dici che ti è preso oggi a scuola? Mi sei sembrata strana. È successo qualcosa? E che voleva Matteo da te?"

"Geloso?" Mi chiese

Si, geloso. So che quello vuole solo portarti via da me, ma non glielo permetterò tanto facilmente.

"Certo che no" risposi

Calò un silenzio imbarazzante così decisi di suonare una canzone che sapevo le sarebbe piaciuta

'I'll never forget you
You'll always be by my side
From the day that I met you
I knew that I would love you 'till the day I die
And I will never want much more
And in my heart I will always be sure
I will never forget you
And you will always be by my side 'till the day I die'

"Da quanto suoni?" Mi chiese

"Da un bel po'" risposi, rimandando sul vago "Comunque io fossi in te starei lontana da Matteo, non è un bravo ragazzo" continuai

"Ah perché te si? No perché mi era sembrato di noi questa mattina"

"Hei ma di cosa stai parlando?"

"Di Vittoria, se no perché sei arrivato in ritardo questa mattina?"

Effetto urban // GennDove le storie prendono vita. Scoprilo ora