15- il silenzio

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CATE
"Grazie ancora per la serata" dissi.

Appena mi girai incrociai quegli occhi color ghiaccio.

"Ci vediamo domani Matteo" dissi e chiusi la porta ancora prima che lui rispondesse.

"Cosa ci fai qua?" Chiesi subito dopo a Genn

GENN
"Non lo so" dissi.

"Smettila di mentire, di la verità per una volta. Se non vuoi farlo per me fallo almeno per te stesso."

"Te l'ho detta la verità" mentii un'altra volta

Lei sbuffò e disse:"Senti sono ormai le 7 di sera. Ho fame e sono stanca quindi ti pregherei di uscire di casa adesso."

Oh cazzo. Cosa faccio ora? Dovevo dirle tutto, però so che se apro ancora una volta la bocca non la rivedrò mai più.

Così decisi.

CATE
Di colpo Genn si avvicinò a me, mi prese il viso tra le sue mani e iniziò baciarmi. Subito cercai di fermarlo, ma quando vidi che non si arrese non esitai più e mi lasciai trasportare da lui.

Le sue labbra erano calde e mi sentivo protetta tra le sue mani.

Spostò le mani sui miei fianchi e io misi le mie braccia attorno al suo collo.

Ad un tratto mi prese in braccio, ma non smise mai di baciarmi, non si staccò mai da me.

Mi portò fino al divano, si sedette e fece sedere me sulle sue gambe.

Non sapevo cosa volesse fare, l'idea un po' mi spaventò, perché pensavo che volesse solo portarmi a letto.

Continuammo a baciarci. Non fece nient'altro.

Ad un tratto mise di nuovo le sue mani sulle mie guance e rallentò il ritmo dei baci.

Dopo di che si staccò e mi guardò negli occhi. Mi spostò e mi fece sedere a gambe unite sulle sue gambe con la schiena appoggiata al braccio del divano.

Mise una mano sulle mie cosce e mi disse:"Quando te ne sei andata ho ricevuto un messaggio di Vittoria. Corsi subito da lei, perché ero incazzato con te" a quelle parole mi irrigidii e lui credo lo abbia notato, infatti mise l'altra mano dietro la mia schiena e continuò "Quando stavo salendo le scale per andare in camera sua, continuavo a pensare a te, non riuscivo a togliermi la tua immagine dalla mente. Così me ne andai subito."

Non capii molto ma lui proseguì con il suo discorso:"Vedi, è dalla prima volta che ti ho visto che ho capito che eri diversa. Oggi ti ho seguito fino al parco solo perché volevo parlare con te e dirti quello che provo, solo che sono subito scattato sulla difensiva e ti ho allontanato più di quanto io avessi mai voluto. Non riesco a stare lontano da te. Non sono bravo con le parole, spero solo di avertelo fatto capire." Concluse.

Mi sciolsi al suono di quelle parole. Piacevo a Gennaro Raia.

"Vuoi restare a cena? Sai mia madre ha deciso di stare fuori per una settimana e così sono da sola" dissi.

Mi sentii una stupida dopo quella risposta. Lui mi guardò strano,con un sguardo triste. Iniziai a sentirmi in colpa.

"Ti prego" dissi

"Ehm certo!" Rispose.

Appena entrammo in cucina iniziai a tirare fuori dalla mensola la bilancia e un pacco di pasta.

Prima che aprissi il rubinetto per riempire la padella con l'acqua lui mi disse:"Ok no senti- mi sentii subito sprofondare-"ti porto fuori, vai a prepararti. Metto io via le cose, tranquilla." Disse.

Provai ad esitare, non volevo essere un peso per lui, però lui non volle sentire scuse.

Salii le scale ed andai in camera per prepararmi. Non sapevo bene cosa mettermi, così optai per un paio di jeans ed un bel maglione. Dovevo solo truccarmi e sistemarmi i capelli.

GENN
Ma che stavo facendo?

Devo ammettere che la sua risposta mi spiazzò totalmente. Avrei preferito un no piuttosto che il silenzio

No, basta mentire a me stesso.

Preferisco sapere di avere una possibilità piuttosto che nessuna.

Non sapevo ancora dove portarla, così decisi di aspettare e vedere come si sarà vestita, e in base al suo abbigliamento avrei deciso. Non volevo che si sentisse in imbarazzo.

Speravo solo che si fosse vestita come si veste per andare a scuola, così avrei potuto portarla in una pizzeria qui vicino.

Appena scese le scale rimasi di stucco. Era sempre più bella ogni volta che la vedevo.

Effetto urban // GennDove le storie prendono vita. Scoprilo ora