Londra: la famosa dimora della Regina Elisabetta, di Jack Lo Squartatore e di Sherlock Holmes.
Mio fratello, John Watson, aveva avuto l'opportunità di conoscerlo prima di me e anche Sherlock aveva capito che tipo di persona ero, soltanto guardando il suo cellulare.
Mi aveva dato dell'infedele e dell'alcolista, il che era vero e lui lo aveva capito subito. Quindi, era mio dovere conoscere l'investigatore privato più famoso della città.
Quella mattinata di cielo nuvoloso, come sempre d'altronde, mi recai al 221B di Baker Street: ovvero un appartamento accanto ad una tavola calda.
La porta era stata verniciata di verde molto tempo fa, il che stava ad indicare che una persona anziana ci abitava da anni.
Infatti, ad aprirmi, fu una vecchia signoria con dei vestiti e acconciatura anni '50, il trucco che stava ad indicare che il marito era morto da poco e anche l'impronta fresca di una fede sul dito anulare.
-Buongiorno, lei deve essere la sorella di John.- mi disse sorridendo.
-Si signora, cercavo appunto il suo appartamento.- continuai, entrando.
Sulla destra c'era probabilmente il suo appartamento e a sinistra, delle scale. Senza che mi disse dove andare, salii le scale ed esse mi portarono ad piccolo salone.
Da una poltrona si alzò mio fratello che mi venne a salutare con due baci sulla guancia. In realtà io non ero molto diversa da John: stessi capelli biondo chiari che mi cadevano lungo le spalle, occhi azzurri e solito abbigliamento londinese.
Il piccolo salone aveva a sinistra una libreria disordinata con centinaia di libri, dove davanti ad essa, c'erano due poltrone in pelle.
Al centro due finestre e una scrivania.
Sulla destra, un divano con un altro piccolo tavolino.
A guardare fuori dalla finestra, c'era lui, Sherlock Holmes: un uomo alto, con la pelle chiara, i capelli neri e quasi riccioluti. Indossava dei pantaloni eleganti e una camicia azzurra.
-Oh buongiorno, lei deve essere..-
Lo bloccai prima che parlasse.- L'alcolizzata infedele.- Terminai la sua frase in modo sarcastico, prima di stringergli la mano.
-Il sarcasmo indica che lei è molto timida.- mi disse lui.
In realtà mi dava molto fastidio che mi analizzasse in quel modo, ma il fatto che lo facesse per cercare di conoscermi, mi faceva piacere.
Mi tolsi il cappotto invernale e diedi una rapida occhiata anche alla cucina: una stanza piccola con un tavolo, poche sedie e un frigorifero a mio parere vuoto.
-Se non le dispiace, ora tocca a me analizzare lei.- continuai, avvicinandomi a lui.
-Faccia pure, anche se credo che sia abbastanza complicato.- commentò lui, incrociando le braccia in modo autoritario e sorridendo.
Quindi presi a scrutarlo, ad annusarlo silenziosamente e gli sfiorai appena la mano.
-I capelli sono ben ordinati, ma la casa invece è del tutto disordinata: quindi lei è un uomo che si cura di se stesso, ma non molti entrano nella sua casa, lei è un tipo solitario.
Ha la pelle molto chiara, sta ad indicare che lei non assume abbastanza quantità di ferro. Sono abbastanza sicura, dall'odore assente nella cucina, che lei non mangia quasi mai.
Guardava fuori dalla finestra quando sono arrivata e questo vuol dire che abbiamo un altro timidone, oltre a me, in questa stanza.-
Ci fu un lungo silenzio, vuol dire che lo avevo stupito.
-Fantastico.- commentò John, sorpreso.
Sherlock fece un affascinante sorriso soddisfatto e alzò le sopracciglia.- Lei è assunta.- mi disse.
Mi meravigliai nel capire che Sherlock aveva creduto che ero venuta lì per un colloquio di lavoro.
-No,no, lei non è venuta qui per un colloquio di lavoro, è venuta semplicemente perché voleva conoscerti.- spiegò John.
Il sorrisino sulla bocca di Sherlock sparì.- Ah.-
-E anche per cucinare il pranzo magari. Se avevo ragione, il frigo è completamente vuoto.- Mi avviai in cucina, nonostante John mi dicesse di non provare ad aprire il frigo.
Lancia un urlò quando vidi che dentro c'era una testa decapitata...e non era finta.
Cercai di non vomitare mettendomi la mano davanti alla bocca.
Ma perché teneva una testa in frigo?
Sul tavolo della cucina c'erano fiale e fialette, come se fosse interessato alla chimica e magari faceva anche esperimenti.
-Beh, magari John può andare a comprare qualcosa.- continuai.
Quindi scrissi su un taccuino la lista della spesa e la porsi a mio fratello.
-Certamente, torno subito.- mi disse lui.
Si mise la giacca ed uscì, lasciandomi da sola con quel bizzarro, affascinante e curioso uomo.
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Elementare, Miss. Watson.
Fanfiction-Se non le dispiace, ora tocca a me analizzare lei.- continuai, avvicinandomi a lui. -Faccia pure, anche se credo che sia abbastanza complicato.- commentò lui, incrociando le braccia in modo autoritario e sorridendo. Quindi presi a scrutarlo, ad ann...