Capitolo 3- Buckingham Palace:

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Il giorno dopo, andai a prendermi un cappuccino al bar della mia via, Oxford Street e notai che una macchina nera e lussuosa, mi stava seguendo. Come facevo un passo, la faceva anche essa.

Mi voltai a guardarla in modo confuso, doveva appartenere ad una persona molto ricca e pulita. Ne uscì poi una donna: aveva un abito nero, scarpe col tacco, capelli lunghi marroni e non staccava gli occhi dal telefono.

-Prego, entri, la stanno aspettando.- mi disse ella, aprendomi lo sportello dietro.

Non appena entrai, vidi John al mio fianco, piuttosto tranquillo.

-John! Ma che diavolo succede?!- gli chiesi stranita.

-Oh, non ti preoccupare, io ci sono abituato. E' il fratello di Sherlock, Mycroft, che fa queste tipo di cose.- spiegò.

Ridacchiai tra me e me per il nome buffo, ma cercai di mantenere la calma: almeno non mi avevano rapita.

Seguii tutto il percorso dell'autista, fin che non ci lasciò alle porte di Buckingham Palace.

-E questo Mycroft abita a Buckingham Palace?- domandai a John, piuttosto sorpresa.

-No.- sussurrò lui confuso.- Stammi vicino.-

Stammi vicino, per una persona alta 1 metro e 60 era piuttosto imbarazzante come frase. Ma dopotutto era mio fratello, quindi lo affiancai mentre entravamo del castello.

Era ovviamente una dimora molto lussuosa, fatta di tappeti rossi e quadri ad ogni angolo. Raggiungemmo la sala d'aspetto: una stanza illuminata da una grande finestra, due divani e un tavolino al centro di essi.

Ad aspettarci su uno di quei divani, c'era Sherlock, con indosso solo l'accappatoio e guardava dritto davanti a se.

-Piacere di rivederla, miss. Watson.- mi disse, in modo serio.

-Il piacere è tutto mio, signor. Holmes.- replicai.

John si sedette al fianco di Sherlock e io accanto a lui, domandandomi ancora il perché fosse in accappatoio.

-Ti ha colto di sorpresa sotto la doccia?- domandò mio fratello.

I due presero a ridere quando il moro annuì con la testa. Notai che sul tavolino davanti a noi c'erano dei vestiti eleganti e a quanto pare Sherlock non ne voleva sapere di metterseli.

Calò un silenzio imbarazzante. Perché ci avevano portato lì? Come faceva a conoscermi il fratello di Sherlock?

- E per la cronaca, signor. Holmes, io sono divorziata, quindi la smetta di chiamarmi Miss.- gli dissi.

Fu in quel momento che entrarono due uomini: uno sulla sessantina e uno sulla cinquantina, naso lungo, che cominciava a perdere i capelli.

-Santo cielo Sherlock! Sei a Buckingham Palace, mettiti quei vestiti!- esclamò il nasone. Quindi intuì che fosse lui suo fratello.

-Mi hai portato qui che ero in accappatoio, non è colpa mia.- ribatté Sherlock.

-A proposito, perché siamo qui?- chiesi.

-Lei deve essere la sorella di John, piacere, Mycroft Holmes.- mi disse il nasone.

-Molto piacere, ora vorrei sapere perché sono stata portata qui.- continuai.

-Lei lavora con Sherlock..-

Lo fermai prima che potesse andare avanti, sbuffando.- Io non lavoro con nessuno!-

-Oh, quindi è disoccupata, lo sapevo!- esclamò Sherlock.

-Se vuole, posso assumerla io.- continuò Mycroft, dedicandomi un leggero sorriso.

Sherlock lo guardò piuttosto male.- Lecca piedi.- commentò. Poi si alzò.- L'unico lavoro che Miss...ehm..la signorina Watson accetterà..- Si tolse improvvisamente l'asciugamano e John mi coprì gli occhi.- ..Sarà quello di lavorare con John al suo fianco.- continuò, dopo essersi messo i pantaloni. –Non è vero?- mi chiese poi.

Sospirai e annuì, giusto per farlo stare zitto, ancora non sapevo se avrei lavorato con lui o no.

L'uomo sulla sessantina era stato in silenzio tutto il tempo e aveva uno sguardo allibito.- Comunque, spero che vogliate accettare questo incarico.- disse poi, tirando fuori dalla tasca un telefono e mostrandoci la foto di una bella donna sulla trentina, capelli neri legati e tanto trucco in viso.- Il suo nome è Irene Aldler e possiede un cellulare con delle foto molto piccanti di una persona che fa parte della famiglia reale.- spiegò.

Dal fatto che possedesse delle foto, pensai subito che fosse una che faceva sesso per soldi.

-Prostituta.- dissi, in contemporanea a Sherlock.

Joh guardò male entrambi.- Sareste una coppia perfetta.- commentò.

-Perfetto, allora aspetterò notizie da voi.- continuò Mycroft, alzandosi per stringermi la mano.

Dopo esser usciti dal grande castello, chiamammo un taxi e fui costretta a sedermi in mezzo tra Sherlock e John.

L'investigatore sorrideva guardando di fuori.

-Perché sta sorridendo?- domandai, per curiosità.

-Lei faceva il poliziotto, non è vero?- mi disse.

Sbuffai: credevo che non ci sarebbe mai arrivato.- Come ha fatto a capirlo?-

-I pantaloni che ha in dosso hanno tracce di cuoio, lei sarà più o meno una taglia 38 e non le serve una cintura per i pantaloni che calano,ma una cintura che portava qualcosa: una pistola.- spiegò.

-Lei continua a sorprendermi.- commentai, con tanto di cappello.

-Oh, diamoci del Tu, Helena, passeremo tanto tempo insieme.- continuò e dalla voce sembrava anche divertito.

-Perché?- intervenne John.

-Credo di aver quasi convinto Helena a lavorare con noi.- rispose Sherlock.- Fermiamoci qui!- esclamò, per farlo sentire anche all'autista.

Scendemmo accanto ad un vicolo buio e pericoloso, nonostante avessimo l'indirizzo della prostituta.

-Come intendi recuperare il telefono da qui?- chiesi a Sherlock.

-Oh, ho i miei metodi.-

Elementare, Miss. Watson.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora