Non riuscii a dormire quella notte.
Tutto quel sangue, il sorrisino di James, le urla, i pianti, mi facevano venire gli incubi.
Non sapevo che fine avesse fatto James, ma ero sicura che mi avrebbe trovato e incessantemente, cercato.
Dovevo cambiare casa, cambiare nome, identità.
Ma prima, io e John organizzammo il funerale di Sherlock.
C'eravamo solo io e lui a fissare la sua lapide: nemmeno suo fratello si era degnato di venire.
Forse non erano poi così tanto fratelli.
-Andavate al letto insieme?- mi chiese John.
-Non lo so. Provavo cose che non sentivo da quando ho conosciuto il mio ex marito: attenzioni, sguardi, carezze.- spiegai.
Poi, anche John si rivolse alla lapide.- Sei il mio migliore amico.- singhiozzò.- Quindi per favore..fa il miracolo di non essere morto.- sussurrò.
-Mi dispiace.- gli dissi, poggiando la testa sulla sua spalla e stringendogli la mano.
Quel sociopatico iperattivo era riuscito a farmi riconciliare con mio fratello, dopo anni di menzogne e nessun contatto.
Qualcosa di buono era riuscito a farlo.
2 anni dopo.
Erano passati due anni e poteva sembrare che ci avessi messo una pietra sopra.
Ma solo perché avevo davvero cambiato nome e abitazione, non vuol dire che avessi dimenticato.
Il mio era un piccolo appartamento vicino alla Torre dell'Orologio, ancora più piccolo del precedente.
Per alcuni mesi non ero riuscita a staccarmi dal letto di Sherlock, ne a lasciare andare il suo odore buono.
Ma poi, i miei sogni erano invasi da quel sorriso maligno di James Moriarty e non sapendo che fine avesse fatto, mi ero imposta letteralmente di sparire.
Successe quella mattina d'estate: non avevo trovato un lavoro, ma John mi aiutava con le spese e il cibo.
Quindi, non mi alzavo quasi mai dal letto, se non per fare il caffè.
Era diventato tutto così noioso e nessun lavoro mi attirava.
Quando sorse il sole, ero ancora assonnata e stringevo a me il cuscino vestita solo di intimo.
Improvvisamente, sentii delle leggere labbra baciarmi la spalla.
Era quasi piacevole, credei fosse un sogno.
Delle dita mi mise i capelli dietro l'orecchie e poi una voce. -Svegliati.-
Era la voce di Sherlock.
Spalancai gli occhi e mi guardai intorno: era davvero un sogno, perché non c'era nessuno.
Mi alzai e dopo essermi messa la vestaglia, andai in cucina.
Lui era lì: con il suo smoking, che metteva il caffè nella macchinetta.
Inizialmente, lanciai un urlo...magari vedevo pure i fantasmi.
Poi ci fu un minuto di silenzio.
-Stai calcolando se posso essere un fantasma o no?- domandò, prendendo una tazza.
-Lo sei?- gli chiesi, piuttosto terrorizzata.
-No.- rispose secco.- Sono vivo.-
Il mio cuore quasi si fermò, non potevo crederci. L'uomo per cui avevo tanto pianto, in realtà non era mai morto.
Eppure era lui: capelli neri ricci, occhi azzurrissimi e labbra a cuore.
Iniziai a tremare senza motivo quando lui mi venne in contro.
Mi prese le mani e le strinse, non era un fantasma, era vero.
Portai la mano sulla sua guancia, non era nemmeno fredda.
Singhiozzando, lo abbracciai e lui mi strinse a se.
Poi, gli diede un forte schiaffo.- Due anni senza sapere niente! Ma sei impazzito?! Lo sai quanto ho pianto?! C'era tutto quel sangue, me lo sento ancora sotto le unghie!- urlai balbettando e piangendo.
Non riuscivo a respirare, mi stava venendo un attacco di panico e corsi sotto la doccia fredda per calmarmi.
Cercavo di lavarmi le mani, le unghie, ma era inutile.
Mi sedetti sul piatto doccia e lui vicino a me: mi prese il dito e se lo mise in bocca, succhiando.
-Va meglio?- sussurrò.
In effetti..si, quindi annuì.
Girò la manovella in acquacalda e mi strinse a se.- Mi dispiace.-
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Elementare, Miss. Watson.
Fanfic-Se non le dispiace, ora tocca a me analizzare lei.- continuai, avvicinandomi a lui. -Faccia pure, anche se credo che sia abbastanza complicato.- commentò lui, incrociando le braccia in modo autoritario e sorridendo. Quindi presi a scrutarlo, ad ann...