A seguito della cerimonia, il fotografo scelto da Sherlock fece delle foto a tutti gli invitati.
Era un uomo alquanto bizzarro, riccio e con la barba, che non mi staccava gli occhi di dosso.
Mentre andavamo verso il ristorante, Sherlock mi fece conoscere il capitano della polizia, Greg Lestrange: era lui che alcune volte chiamava Sherlock per risolvere i crimini più difficili.
Gli invitati si sedettero attorno a dei tavoli rotondi davanti alla lunga tavolata degli sposi,tra cui me e Sherlock.
Durante il pranzo a base di ravioli, Sherlock si alzò e batté la forchetta sul bicchiere per il suo brindisi.
- Signori e signore, quando John mi ha chiesto di fargli da testimone, sono rimasto sorpreso e ho accettato subito. Trovo questo ruolo particolarmente difficile, ma mi sento onorato.- disse.
-In realtà è rimasto imbambolato senza sapere cosa fare.- intervenne John, con delle risate in sottofondo.
-Sono rimasto sorpreso perché hai detto che sono il tuo migliore amico e quindi ti ringrazio, John, augurandoti tutto il bene possibile.- continuò Sherlock, dando una pacca a mio fratello.
Il suo discorso era stato molto commovente e anche mia zia di settant'anni pianse.
Non immaginavo che Sherlock fosse così sensibile e che sapesse dire parole così belle.
Per dimostrargli che era stato un bravo testimone, nella pausa tra il secondo e il dolce, ci chiudemmo in bagno.
Mi alzò velocemente il vestito e abbassò gli slip, come se aspettasse da un'intera giornata.
Anzi, io aspettavo da due anni che si ripresentasse un momento come quello.
Amavo il modo in cui mi stringeva le natiche e spingeva dentro di me.
Era dolce nei baci e nel fare sesso con me: il fatto che fosse inesperto, mi piaceva ancora di più.
***
Ma purtroppo, la gioia della giornata finì lì.
Dopo il dolce, Sherlock prese a parlare del nostro ultimo caso del soldato, spiegandolo dall'inizio alla fine.
-E poi cosa è successo? Chi è stato?- domandò Greg Lestrange.
-Non lo so, non abbiamo avuto tempo di risolvere questo caso.- rispose Sherlock.
-Perché non lo fai ora?- intervenni per scherzare.
-Beh, volentieri.- esclamò lui, piuttosto felice.
Grandissimo errore.
John mi guardò male: non immaginavo che gli ospiti si sarebbero annoiati.
-Abbiamo trovato quel ragazzo dentro la doccia: la serratura non era stata forzata, quindi deve esser venuto dall'alto. Un uomo piccolo e scaltro, che è riuscito ad ottenere la mappa della base militare di Londra. Direi che i suoi bersagli sono persone ambi-sesso tra i 20 e 40 anni e..- spiegò, per poi bloccandosi improvvisamente.
Sembrava pensieroso e preoccupato.
-Tutto bene?- gli chiesi.
Sherlock si guardò intorno.- Bersagli tra i 20 e i 40 anni. Lui è bravo a fingere, si mischia tra la gente o forse si mimetizza bene. Possiede armi, forse un amante di esse.- continuò. -Ha usato un coltello per ucciderlo.- sussurrò fra se e se. Poi proseguì, indicando gli invitati uno ad uno.- Tu no,tu no, tu no, tu no, tu no, tu no.-
Infine, indicò anche me, ma notò che gli ospiti erano piuttosto confusi.
-Ma stiamo andando fuori discorso!- esclamò con una risata più che finta.
Iniziò ascrivere al telefono e poco dopo mi arrivò il suo messaggio.
Sei tu.
Sgranai gli occhi e mi allarmai, guardando John e aspettando che facesse qualcosa.
-Balliamo!- esclamò Mary, salvando la situazione.
Quindi gli invitati si alzarono e dopo che Sherlock ebbe messo la musica, iniziarono a ballare lontano dai tavoli.
Io, John e Sherlock ci riunimmo.
-Dovremmo portarla fuori di qui.- disse John.
-Se non troviamo l'assassino è inutile, ci potrebbe seguire.- negò Sherlock.
-Dici che è fra gli invitati?- domandò mio fratello.
-No, deve esser qualcuno che però ha partecipato.- rispose l'altro.
Quindi mi misi a pensare a tutto quello che aveva detto Sherlock e pensai solo ad una plausibile persona.
-Dove hai trovato il fotografo?- chiesi a Sherlock.
-Io? Credevo lo avessi scelto tu.- mi disse lui.
Chiedemmo al poliziotto di rintracciare il fotografo e così se ne andò dalla festa.
Cercai di sorridere e di godermi la festa, anche se era abbastanza difficile.
Sherlock mi portò un bicchiere d'acqua per calmarmi, anche se non ci riuscivo.
-Ho paura.-
-Non preoccuparti. Nessuno ti farà del male fin che ci sarò io.- mi disse lui.
Mi sentivo protetta tra le sue braccia.
Poi, degli spari.
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Elementare, Miss. Watson.
Fanfic-Se non le dispiace, ora tocca a me analizzare lei.- continuai, avvicinandomi a lui. -Faccia pure, anche se credo che sia abbastanza complicato.- commentò lui, incrociando le braccia in modo autoritario e sorridendo. Quindi presi a scrutarlo, ad ann...