Capitolo 7- Il ladro:

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Non sapevo come né il perché, ma mi risvegliai la mattina dopo, nel mio letto.

Mi alzai per andare a farmi un caffè: la testa mi girava e non riuscivo a controllare il mio corpo che barcollava da una parte all'altra.

Forse ci abbiamo davvero dato dentro, pensai.

Sul tavolo della cucina trovai una scatolina blu: forse era stato Sherlock a portarmi a casa e mi aveva anche lasciato un regalino.

La aprii e senza nessun bigliettino, trovai un blackberry: lo accesi e arrivò subito un messaggio, come se lo avesse percepito.

Abbiamo bisogno del tuo aiuto.

SH.

Mi andai subito a vestire e raggiunsi il suo appartamento.

***

John era già vestito, mentre Sherlock era sul divano con la vestaglia e sorseggiava caffè.

-Buongiorno, qual è il problema?- chiesi.

John guardò Sherlock che si alzò dal divano, barcollante quanto me e mi lanciò un giornale.

Sulla prima pagina, c'era scritto che James Moriarty aveva quasi rubato i gioielli reali, che aveva fatto aprire tutte le prigioni di Londra e aveva rubato migliaia di sterline, contemporaneamente.

-Beh, è stato arrestato.- lessi poi.- Cosa centriamo noi?-

-Il capitano della polizia ci ha detto che Sherlock è stato chiamato in tribunale a testimoniare contro di lui.- rispose John.

Ma ancora non riuscivo a capire.- E a cosa servo io?-

-Sei dei nostri adesso.- disse Sherlock, mostrandomi il suo contratto con la mia firma.- Hai firmato ieri sera.-

Sospirai mettendomi le mani sul viso: forse ero troppo intontita o addirittura troppo ubriaca da non ricordarmi che lo avevo fatto.

-A proposito, che avete fatto ieri sera voi due? Sembrate distrutti.- commentò John, durante il viaggio per il tribunale di Londra.

-Bevuto una cosa insieme.-

-Mangiato cinese.-

Ripetemmo insieme io e Sherlock.

Lo guardai male: non volevo che John scoprisse che avevamo fatto sesso.

-Sapete cosa? Non voglio saperlo.- esclamò poi, uscendo dal taxi.

Prima di entrare in aula, i poliziotti ci passarono accanto con James ammanettato che mi guardò con un sorrisino malvagio.

-Mi vengono i brividi se penso che sono andata al letto con quell'essere.- commentai, dopo che ci ebbe superati.

-Beh, posso dire che hai fatto un passo di qualità.- commentò Sherlock, riferendosi a se.

-Cosa?- intervenne John.

-Niente.- esclamammo insieme, per poi entrare in aula.

Io e John ci sedemmo in tribuna, mentre Sherlock venne accompagnato a sedersi accanto al giudice per testimoniare.

Sherlock disse tutto quello che pensavo anche io: James era uno psicopatico assassino e sicuramente,entro la fine della giornata, sarebbe stato dichiarato colpevole.

Durante la pausa in cui la giuria pensava al verdetto, io e John rimanemmo in attesa su una panchina, mentre Sherlock era andato in bagno.

Diversi minuti dopo, udii una voce femminile e la voce dell'investigatore alquanto contrariata.

Quindi andai a vedere cosa fosse successo.

-...Lei è ripugnante.-

Sherlock stava parlando con una donna giovane, capelli rossi legati in treccine e un taccuino in mano.

Infine, la cacciò via dal bagno.

-Ma chi era?- chiesi.

-Una giornalista che si fingeva mia fan. Orribile, non trovi?- rispose.

Annuii con la testa, ma poi pensai a James.- Solo io penso che ci sia qualcosa di strano: insomma, fa tutto questo casino, si fa arrestare... Non ha senso, non credi?- domandai.

Sherlock mi guardò profondamente negli occhi e camminò verso di me, il che mi fece camminare verso il muro all'indietro.

-Tu usi il sesso per pensare, vero?- chiese.

Sorrisi alla sua deduzione e aveva anche ragione.- Mi hai scoperto.- mormorai.

Fece un sorrisino e prese a baciarmi con passione sulle labbra, con la lingua...stava imparando come farmi impazzire.

Mi sbottonò i pantaloni e ci mise una mano dentro, facendo roteare due dita contro il mio punto sensibile, mentre continuava a baciarmi.

Fu tutto così eccitante, ma poi, l'adrenalina che avevo negli ormoni mi passò al cervello e allora, risolsi l'enigma.

-Sarà dichiarato non colpevole.- esclamai, staccando le sue labbra dalle mie.

-Cosa?-

-Pensaci: si fa arrestare, processare.. Perché?- cercai di farcelo arrivare.

-Ha corrotto la giuria.-

-Si farà dichiarare non colpevole.- Deducemmo.

Improvvisamente entrò John.- Ci stiamo perdendo i verdetto, ma cosa state facendo?!- esclamò.

Corremmo entrambi in aula, dove una donna della giuria aveva appena letto il verdetto.

-Non colpevole.-

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Elementare, Miss. Watson.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora