Capitolo 5- James Moriarty:

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Passò circa una settimana prima che qualcuno si facesse vivo.

Non mi avevano ancora mandato il cellulare, perciò ero del tutto esclusa dal mondo.

Me ne stavo nel mio piccolo appartamento, una camera da letto matrimoniale, una cucina con un tavolino e un bagno, senza fare niente.

Quel pomeriggio però, suonò il telefono fisso.

-Pronto?- risposi.

-Aprimi.- mi disse una voce roca.

Era Sherlock che faceva la voce da psicopatico. Scossi la testa e dopo aver attaccato il telefono, andai ad aprire: era proprio lui.

-Non sono particolarmente bravo in questi giochi.- commentò, sedendosi sul letto.

-No,infatti.- ridacchiai.

Aveva con se una busta di McDonalds e la poggiò sul mio letto disfatto.

-Credevo che ti sarebbe piaciuto.- mi disse.

Un panino al tacchino e patatine medie con salsa barbecue.- Si, tutto di mio gradimento,grazie.-

-Controlla meglio.- mi disse poi, togliendosi il giubbotto.

Misi la mano nella busta e in fondo trovai un foglio tutto unto: era un contratto di lavoro per indagare al suo fianco.

Sorrisi imboccando una patatina.- Sarebbe molto bello, ma ancora non mi fido di te.- gli dissi, solamente per scatenare quel suo dolcissimo sguardo confuso.

Prese a mangiare il suo hamburger con mostarda e becon.-Che cos'è questa cosa croccante?- domandò.

-Becon.- risposi ridendo.- Non lo hai mai assaggiato?-

-Come hai dedotto tu, io non mangio molto, mi distrae dal pensare.- spiegò, abbassando la testa sul panino per osservarlo meglio.

Gattonai sul letto verso di lui.- Beh, a volta le cose migliori stanno leggermente più in su.- mormorai, alzandogli il mento verso di me.

Quei suoi occhi azzurri erano bellissimi.

-Beh, devo dire che la visione non è male.- commentò. -Hai le pupille molto dilatate, vuol dire che ti piaccio.-

-Anche tu le hai molto dilatate.- notai.

-Hai ragione a non fidarti di me, non mi conosci a fondo e alcuni dicono che sono un sociopatico iperattivo.- mormorò.

Lo guardai dalla testa ai piedi, eppure non mi sembrava completamente pazzo.- Che non porta le mutande.-

Si guardò la patta dei pantaloni gonfia e un tratto bagnata.- Oh, dannazione.-

Cercai di non ridere per non farlo sentire in imbarazzo.- Vado a prenderti una pezza bagnata.-

Proseguii per la cucina e bagnai leggermente una pezza, scoppiando a ridere silenziosamente, per poi dargliela: tutto ciò voleva dire che gli piacevo e ovviamente lui piaceva molto a me.

-Mi danno particolarmente fastidio, non è colpa mia!- esclamò, mentre sfregava con la pezza sui suoi pantaloni. -Non sono abituato a queste cose.-

-Vuoi dirmi che non hai mai avuto un erezione?- domandai sorpresa mentre mi risiedevo.

Ci pensò un pò su e poi negò. -No.-

Mi morsi accidentalmente un labbro: il fatto che fossi la prima, mi faceva eccitare.

-La tua presenza è particolarmente gradita.- commentò, quasi sussurrando.

Lo toccai per la prima volta: sulla guancia, era ghiacciata.

-Anche tu mi mandi fuori di testa, Sherlock.- mormorai, mentre il suo viso si avvicinava lentamente a me.

Prima che le nostre labbra potessero davvero incontrarsi, la televisione prese a fare un rumore strano: il segnale scomparve e apparve il viso di un uomo sulla trentina, capelli in gelatinati e un sorriso da pazzo.

-Salve bella gente! Questo messaggio è per il mio grande amico Sherlock! Incontriamoci alla piscina comunale, devo vederti.- disse egli.

Era James, il mio precedente amante: ma come conosceva Sherlock?

Il suo sguardo era pensieroso e dubbioso.

-Lo conosci?- gli chiesi.

-James Moriarty, l'unico uomo che è sempre stato alla mia altezza: mi sta sfidando.- rispose, mettendosi il giubbotto.

-Vengo con te.- continuai, vestendomi per uscire.

-Allora ti consiglio di portare la pistola dentro il comodino.- mi disse, prima di uscire.

Misi velocemente la cintura che conteneva la pistola e poi lo seguii.

Elementare, Miss. Watson.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora