Capitolo 11- Richiesta di matrimonio:

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Dopo essermi asciugata, mi misi dei vestiti, anche se non avevo alcuna intenzione di uscire da quella casa.

-Adesso che ti ho chiesto scusa, possiamo tornare da John.- disse Sherlock.

-Non ti ho perdonato.- feci notare, con tono arrabbiato.- E John come l'ha presa?- domandai.

Ridacchiò.- E' stato abbastanza divertente: era in un ristorante, ieri sera, con la sua fidanzata..-

Negli ultimi due anni, John aveva conosciuto Mary, una dolcissima ragazza dai capelli biondi e gli occhi azzurri.

-Allora mi sono disegnato dei baffi per fingermi il mêtre e lui ci è cascato!- esclamò ridendo. Ma alla fine smise. -E poi mi ha quasi rotto il naso.-

Scossi la testa, anche sorpresa del suo comportamento: sarebbe stato uno scherzo divertente se Sherlock non avesse finto la morte per due anni.

-E lui ti ha perdonato?- chiesi.

-Non lo ha detto a parole, ma lo ha fatto.- rispose arricciando il naso e mettendosi il suo nuovo cappotto Montgomery.

-Dove stai andando?-

-Torniamo al mio appartamento, abbiamo un nuovo cliente!- esclamò entusiasta.

-Cosa?! Non penso proprio.-

-Di cosa hai paura?-

Sospirai lasciandomi andare sulla sedia.- Di James.-

Lui si abbassò davanti a me, incrociando i suoi occhi azzurri con i miei. -James Moriarty è morto: si è sparato in bocca quello stesso giorno.- spiegò.

Davvero? Sono libera? Libera di uscire senza che lui mi perseguiti?

Sorrisi e lo abbracciai: se non ci fosse stato lui a dirmelo, probabilmente sarei rimasta dentro casa tutta la vita.

C'era un caso da risolvere.

Quindi mi affrettai a mettere le scarpe e seguii Sherlock alla porta.

Non appena l'aprì, potei sentire il vento che mi scompigliava i capelli e tutti gli odori di Londra.

Sherlock mi porse la mano guardandomi con un sorriso incoraggiante.

La strinsi e uscii completamente fuori, chiudendomi la porta alle spalle.

***

Giungemmo al 221B di Baker Street, dove potei abbracciare mio fratello che aveva sulle labbra degli orribili baffi, ma per cortesia non dissi nulla.

Sherlock ci consegnò un foglio ciascuno.- Questo soldato di colore mi ha chiamato perché crede di essere pedinato. Noi dobbiamo scoprire se è vero e il perché.- spiegò.

Ma prima di iniziare a "lavorare" volevo sapere come Sherlock aveva fatto a fingere la sua morte.

Gli misi una sedia dietro le spalle e lo spinsi a mettersi seduto.- Prima mi dici come hai finto la tua morte.- gli dissi.

Lui sospirò e unì le mani.- C'erano 13 possibili uscite da quella situazione: Moriarty voleva che mi buttassi, oppure avrebbe ucciso te e John. Ho risolto il suo enigma e lui non se lo aspettava: quindi si è sparato in bocca. E così se ne è andata ogni possibilità di potervi salvare. I sicari di Moriarty dovevano credere che io fossi morto, così ho inviato un messaggio al mio caro fratellino che mi ha aiutato a inscenare la cosa. Il sangue era finto e i passanti erano attori, come il ciclista che ha investito John. Mi serviva tempo per sembrare "morto" e io sapevo che Helena non si sarebbe mossa dallo shock.- spiegò.

Era geniale, stupido e offensivo allo stesso tempo.

Ma alla fine, lo aveva fatto per salvarci.

John tirò su col naso, forse triste.- Bene, io vado in bagno..a...togliermi questi baffi, non piacciono a nessuno.- mormorò, nascondendo dei singhiozzi.

Guardai Sherlock e sorrisi appena.- Lo hai fatto per noi.-

Lui annuì senza dire nulla e si alzò per abbottonarsi il Montgomery

Come per istinto, mi avvicinai a lui e lo bacia dolcemente sulle labbra.

Lui ricambiò stringendomi a se, come se davvero gli fossi mancata.

-Mi sei mancato tanto.- gli mormorai.

-Anche tu.- disse, baciandomi la fronte.

***

Dopo che John si fosse tolto quegli orribili baffi, ci dirigemmo presso l'accademia militare di Londra e chiedemmo del soldato in questione, ma a quanto pare era in servizio.

Quindi ci sedemmo su una panchina e aspettammo la fine del suo turno.

Per soldato, non intendo un ragazzo che va in guerra, ma un ragazzo di colore vestito di una divisa rossa, un capello con delle piume e un fucile in mano, che stava fermo tutto il giorno all'entrata della base come una guardia.

Un lavoro piuttosto stancante.

-Ho chiesto a Mary di sposarmi.- intervenne John.

-Oh, ma è meraviglioso!- esclamai contenta e lo abbracciai.

-E voglio che il mio migliore amico mi faccia da testimone.- continuò.

-Oh bene, spero sia bravo a ballare il valzer.- commentò Sherlock.

Presi a ridere: era evidente che si trattasse di lui.

-Che c'è da ridere?- chiese confuso.

-Sei tu il mio migliore amico Sherlock.- gli rispose John.

-Oh.-

Disse solamente questo, era come bloccato o scioccato: era divertente.

Notammo che il nostro cliente stava tornando alla base, quindi lo seguimmo e mentre John parlava con il comandante, io e Sherlock cercammo il ragazzo per chiedergli più informazioni riguardo i suoi sospetti.

Ma quando arrivammo allo spogliatoio, due minuti dopo, notai che c'era una scia di sangue che proveniva dalla doccia.

Accorsi dal ragazzo, ma toccandogli il polso, ormai non respirava più.

Aveva alcune ferite da taglio all'addome: qualcuno lo aveva ucciso.

Elementare, Miss. Watson.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora