Emptyness.

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Abbassai gli occhi sul mio piatto. Era vuoto. Ma non mi interessava, non avevo molta fame.
Ero seduto al tavolo di Serpeverde, nella Sala Grande. Avevano appena finito gli smistamenti. Avevamo guadagnato un bel numero di piccole serpi, ma non ero in vena di festeggiare.
Ciò che era successo un paio d'ore prima mi aveva dato da riflettere.
Qualcosa nelle parole, o forse nello sguardo, o forse nella Granger stessa, aveva ovattato il vuoto che avevo nella pancia, facendomelo dimenticare. In compenso, mi aveva fatto sentire ancora di più l'altro vuoto, quello più su, nel cuore. Quella specie di abisso che non mi permetteva di raggiungere i sentimenti, neanche se avessi voluto. Ovviamente, non lo volevo.
Certo che, in quel momento, quel vuoto si stava facendo sentire, e stava trascinando tutto attorno a me in una voragine senza fine. Le persone attorno a me, i piatti traboccanti di leccornie (amo la parola "leccornie"), i nuovi ragazzini che venivano accolti nelle varie case, gli applausi assordanti, perfino la soddisfazione di aver preso Potter a calci. Tutto. Mi sentivo come se stessi inciampando nel filo logico dei miei stessi pensieri.
Ero abituato ad essere insultato dagli altri, per il mio atteggiamento freddo e arrogante. Ero abituato ad essere rimproverato da mio padre, per non aver raggiunto il massimo. Ero abituato ad odiarmi, proprio per questo. Perché non riuscivo ad essere il migliore, come avrebbe voluto mio padre. Forse, se fossi stato il migliore, mio padre sarebbe stato più fiero di me. Ma che dicevo, lui non sarebbe mai stato fiero di me. Ormai ci avevo rinunciato, ad essere il figlio perfetto.
Ma l'essere il migliore mi dava una sensazione piacevole, come se compensasse la mia mancanza di sentimenti, o per meglio dire la mia mancanza di ascolto verso di essi.
Mi sentivo forte.
Comunque, ci ero abituato a questo genere di frasi crudeli. In fondo, mi rendevo conto del mio atteggiamento. È che non potevo farne a meno. Ero Draco Malfoy, per Merlino, non uno stupido ragazzino impacciato pieno di compassione e di amore da offrire eccetra eccetra. Provare pena per i deboli significava esserlo. Aiutare i Babbani, come faceva quel fallito del padre di Weasley, significava tradire il proprio sangue. Significava essere un Mezzosangue, come quella schifosa Granger.
Ero Draco Malfoy, io non ero un debole.
Ma ciò che mi aveva tormentato e mi aveva tolto la fame, strappandomela senza pietà, era qualcos'altro. La risposta era marchiata a fuoco nella mia mente, ma cercavo di ignorarla. Avevo paura. Paura che lei sapesse qualcosa, forse sull'impresa che mi era stata assegnata, forse su qualcosa riguardante il marchio che portavo sul braccio. Mi sentivo perso, quasi intimorito. E odiavo quella sensazione. Non avrei dovuto pensarci. Non avrei dovuto farmi intimorire, o comunque in qualche modo alterare da quella smorfiosa. Promisi a me stesso che non avrei mai più permesso che accadesse una cosa del genere.
Alzai lo sguardo e scrollai le spalle, come se con quel gesto riuscissi a liberarmi di quei pensieri. Sperai che fosse così.
Alzai lo guardo.
Quella smorfiosa mi stava fissando con sguardo interrogativo, e, ovviamente, sprezzante, come se si fosse ricordata di quella volta in cui le avevo trasformato i denti davanti in denti di castoro. Improvvisamente, mi sentii come se fosse passato almeno un anno da quando mi ero seduto a quel tavolo per la cena. Solo dopo un secondo, mi resi conto che il suo sguardo confuso era dovuto al fatto che la stavo fissando dall'inizio dello smistamento. Mi ero incantato. Per Merlino, non me ne ero reso conto, pervaso dai pensieri com'ero. Feci finta che non fosse accaduto niente, e anche se mi sentivo le guance bruciare dalla vergogna (Di cosa dovevo vergognarmi? Non se ne era accorto nessuno a parte lei), mimai un "Che hai, mezzosangue?"
Fui pervaso dalla soddisfazione. Il primo "mezzosangue" dell'anno.
La Granger avrebbe dovuto esserne onorata. Distolsi lo sguardo senza badare alla reazione della Grifona e ritornai a sentirmi un po' meglio. Mi rivolsi a Pansy, che mi stava fissando mentre sorrideva in modo incredibilmente sguaiato. Le chiesi che cosa avesse, e lei mi disse che gli sarei mancato se avessi dovuto assentarmi l'anno seguente.
"Ho cose più importanti a cui pensare, Pansy. Non posso essere dipendente da una mia amica e non fare qualcosa per il mio futuro. Io sono un Malfoy, cazzo."
La lasciai di stucco, ma non mi importava.Non me ne fregava niente di lei, anche se quei suoi massaggi alla nuca non erano per niente male.
E, secondo, non avevo intenzione di rivelare nulla sul piano che dovevo seguire a nessuno, nemmeno a Blaise, nemmeno a Pansy.
Colsi solo poche parole del commuovente discorso di Silente:"Questo periodo è pericoloso, state attenti, buon anno e blah blah blah"

The blood in our veins||DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora