Damned.

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Era inizio ottobre, ormai.
Il cielo, la mattina della prima visita a Hogsmeade era coperto da una spessa coltre di nebbia, nonostante fosse appena iniziato l'autunno.
Un insolito buonumore mi increspava il volto in un sorriso.
E dire che anche Ron, dopo essersi seccato la gola a furia di parlare del passato di Tom Riddle, del quale il Preside discuteva con Harry attraverso memorie filtrate con il Pensatoio, quella mattina mi raggiunse canticchiando uno di quei motivetti deprimenti che piacevano alla signora Weasley, come Un calderone d'amor bollente.
Solitamente quelle antiquate e mielose canzoncine lo facevano diventare verdastro in faccia, ma quel giorno mi salutò mostrandomi un sorriso a trentadue denti.
Era felicità; probabilmente dovuta al fatto che nonostante le norme di sicurezza diventassero sempre più rigide, almeno ci davano la possibilità di uscire dai confini di Hogwarts per qualche ora. Ma c'era anche una sorta di dolore ironico, che non riuscivo a decifrare.
Quasi leggendomi nella mente, Ron rispose: "Harry pensava che stessi dormendo troppo profondamente e che una semplice scrollatina non sarebbe bastata a svegliarmi. Così ha saggiamente deciso di farmi volare sul soffitto della camera con un incantesimo che puzza un po' toppo di Principe."
In quel momento sperimentai il mio record nell'alzare gli occhi al cielo.
Abbassai lo sguardo su Harry, che ci stava raggiungendo.
Ultimamente era sempre cupo e irascibile, immerso nei suoi pensieri. Da quando Silente gli dava "lezioni private", mi sembrava di vederlo diventare sempre più pallido. Sapevo che era preoccupato per la famosa Profezia riguardante lui e Voldemort, la quale minacciava la morte inevitabile di uno dei due. Non era facile partecipare con il sorriso alle attività quotidiane con quell'ombra che gravava su di lui.
Mentre ci avviavamo verso Hogsmeade, Ron si buttò a capofitto in una descrizione dettagliata della sua rocambolesca avventura mattutina, avvenuta sopra i letti di Dean e Seamus, ancora dormienti e ignari di tutto.
"...e poi c'è stato un altro lampo e sono atterrato sul letto!» concluse allegro.
Io rivolsi lo sguardo più gelido che riuscivo a trovare a Harry:"Per caso era un'altra formula del tuo libro di pozioni?" chiesi ironicamente.
Harry mi guardò accigliato.
"Salti sempre alle conclusioni peggiori, vero?"
"Allora hai deciso di provare un incantesimo sconosciuto e scritto a mano per vedere che cosa succedeva?"
"Che cosa importa se era scritto a mano?" domandò Harry.
Non aveva ancora risposto alla mia domanda. Il buonumore iniziava ad evaporare.
"Probabilmente non è approvato dal Ministero della Magia" risposi. Stavo per iniziare un elenco delle cose che non andavano in quel Principe Mezzosangue, ma Ron e Harry mi zittirono subito.
"È stata una cosa da ridere!" esclamò Ron, esasperato.

Continuammo di questo passo anche mentre sorseggiavamo le nostre burrobirre ai Tre Manici di Scopa e durante la via del ritorno a Hogwarts. Mentre percorrevamo High Street, mi resi conto che non eravamo gli unici immersi in una discussione.
"Leanne, smettila!"
Katie Bell, la Cacciatrice di Grifondoro, stava litigando con una sua amica dell'ultimo  anno riguardo a qualcosa che teneva in mano. Lo reputai un bisticcio stupido in confronto al nostro, così continuai a parlare.
Svoltammo in un viottolo, mentre l'umidità iniziava a tramutarsi in nevischio, offuscandomi la vista. Strizzai gli occhi per vedere meglio dove stavamo andando, quando Leanne fece per afferrare il pacchetto di Katie, che lo strinse a sé con uno strattone. Il pacchetto cadde a terra.
All'improvviso Katie si levò a mezz'aria, non come Ron, sospeso in modo ridicolo nell'aria viziata del dormitorio, ma con grazia.
Le sue braccia erano aperte, e i capelli le vorticavano attorno al viso frustati dal vento forte. Sarebbe stata una visione quasi angelica, ma i suoi occhi erano chiusi e il volto era inespressivo ed esangue.
Leanne si bloccò  per prima, seguita da me, Harry e Ron. Avrei voluto fare qualcosa, urlare, chiedere aiuto, ma i miei muscoli erano pietrificati e qualsiasi tentativo di convincerli a muoversi era vano.
Poi, a quasi due metri dal suolo, Katie emise un urlo terribile. I suoi occhi si spalancarono, ma le orbite erano vuote e opache. Tra le urla, il suo volto venne sfregiato da un dolore inumano e si contorse in una smorfia di sofferenza. Leanne si spaventò a morte e cominciò a gridare, quando finalmente si rese conto che doveva rendersi utile in qualche modo, afferrò la sua amica per le caviglie, cercando di trascinarla a terra. Mi sentii sciogliere i muscoli, come se si fossero risvegliati, e corsi verso di lei per aiutarla, insieme a Ron e Harry.
Proprio nel momento in cui ci trovammo sotto di lei, o di quello che ne rimaneva, Katie cadde su di noi. In qualche modo riuscimmo a sostenerla, anche se il suo contorcersi e urlare non ci aiutavano molto. Se non fosse stata così innaturalmente leggera non ce l'avremmo mai fatta, e mi chiesi se il suo peso fosse una fortuna oppure no. Sembrava che qualcosa le avesse scavato dentro, provocandole un dolore lancinante e continuo.
Con un po' di fatica la calammo sul terreno fangoso.
Per ringraziarci, lei si agitò urlando senza riconoscerci, ma almeno adesso non si trovava più a due metri da terra. Mi accorsi solo in quel momento che ero sfinita e tremante, ma soprattutto avevo le lacrime agli occhi. Le ricacciai indietro e mi avvolsi meglio che potevo nel mantello di lana, accovacciandomi a terra. Ron si avvicinò barcollando e mi si sedette vicino. Avevo sperato con tutto il cuore che si stringesse a me, ma ovviamente era un pensiero da stupida ragazzina sognante: si limitò a chiedermi se andasse tutto bene, con aria preoccupata ma leggermente imbarazzata.
Harry si guardò intorno, e, dopo aver constatato che non c'era nessuno in grado di aiutarci, borbottò un "Torno subito" e sparì tra il nevischio, che era diventato più denso e insistente.
Quando tornò, pochi minuti dopo, era in compagnia del guardiacaccia, Hagrid, che arrancava goffamente tra il fango. Da dietro la barba cespugliosa, gli occhietti porcini lampeggiavano di preoccupazione.
All'improvviso mi sentii al sicuro, e capii che andava tutto bene: era finita. Stavo quasi per alzarmi, percorsa da un brivido di sollievo, quando notai un mucchietto colorato in mezzo alla neve smossa.
Il brivido mi ridiscese lungo la schiena, gelandomi il sangue: il pacchetto di carta ambrata era ancora là, nel punto in cui Katie l'aveva fatto cadere.
Che cosa poteva essere per aver reso la Grifondoro una sorta di corpo senza anima?

The blood in our veins||DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora