Ideas.

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C'era stata una festa di inizio anno, alla sala comune Serpeverde, svoltasi circa a fine Settembre. Un po' in ritardo per essere di inizio anno, dato che Gazza in quel periodo era più indulgente e invadente del solito.
Il sotterraneo buio era stato insonorizzato da un semplice incantesimo ed era traboccante di ogni tipo di alcolici, quali bottiglie di Wisky Incendiario, Idromele, Rum di ribes rosso, Burrobirre e perfino alcuni barili di Vino Elfico. Festoni verdi e argentei agghindavano la grande stanza, rendendo l'atmosfera più misteriosa ma anche festiva.
Le Serpi si accalcavano attorno ai tavoli, cantavano a squarciagola e ballavano, e già al tramonto era facile incontrare persone barcollanti e gente che urlava "Prendetevi una stanza!"
Io non volevo andarci.
L'avevo ripetuto innumerevoli volte a Zabini, il quale però non ottenendo una spiegazione per il mio insolito rifiuto alla possibilità di rimorchiare qualcuno sotto lo sguardo contrariato della Parkinson, non voleva darmi ascolto.
In effetti l'idea mi allettava alquanto, ma quell'anno ad Hogwarts per me era un periodo a breve termine, e non intendevo sprecarlo con feste e doveri di prefetto, ecco il motivo per il quale non avevo accettato la spilla.
Non potevo perdere tempo, o il Signore Oscuro non ne avrebbe lasciato molto da vivere a me. Dovevo uccidere Silente appena me se ne offriva l'occasione. Ma quella fottuta occasione non si era presentata per tutto il mese, e io stavo iniziando a diventare nervoso.
Ma quella sera Zabini sembrava talmente deciso a trascinarmi alla festa che non riuscii a trattenermi dal provare una lieve nostalgia per la preadolescenza, il divertimento e le amicizie dei primi anni di scuola.
Ormai era tutto finito, ero adulto, ero un Mangiamorte, ero il futuro assassino di uno dei più importanti e fastidiosi Presidi di Hogwarts. Dovevo riflettere, quella sera.
Mi alzai dalla seggiola e appoggiai i pesanti libri di Pozioni e Trasfigurazione nello scaffale a cui appartenevano, poi mi diressi verso l'uscita della Biblioteca. Una volta in corridoio, riuscii a sfuggire allo sguardo implorante di Pansy che mi chiedeva se sarei andato alla festa con una debole scusa, poi mi avviai frettolosamente verso il sotterraneo.
Mi rifugiai nel dormitorio e, con il fiatone, mi distesi sul letto.

Un dolore lancinante avvolgeva tutto il corpo. Mi contorcevo, urlavo, le lacrime bruciavano e mi scavavano le guance.
Non riuscivo a respirare, il dolore sembrava aver riempito i miei polmoni. Mi costringevo a annaspare piccole e dolorose sorsate di aria fredda mentre sentivo le mie gambe cedere.
Mi ritrovai a terra, e cercai di resistere alla sofferenza imposta al mio corpo, ormai lacerato.
Stavo per morire, ogni fibra del mio fisico ne era pienamente consapevole, eppure resisteva debolmente.
Non mi rendevo più nemmeno conto di cosa stessi effettivamente facendo.
Stavo respirando? Ero disteso? Tutto veniva avvolto e neutralizzato dal dolore fisico, il resto era per me inesistente.
Improvvisamente, tutto svanì, come se non fosse mai accaduto. Ero nuovamente cosciente delle mie sensazioni, i miei polmoni erano liberi e, anche se tossendo e lacrimando ancora, riuscii a rimettermi in piedi. Tutto ciò che era rimasto era l'alone del dolore che avevo provato, e la consapevolezza.
La consapevolezza che chi stavo guardando attraverso i miei occhi ancora brucianti di lacrime, chi mi aveva scagliato con evidente piacere la Maledizione Cruciatus, era nientemeno che Lord Voldemort. I suoi occhi iniettati di sangue mi osservarono spiccando dall'ombra del suo mantello nero, il quale frusciava al passaggio di Nagini.
Odore di morte.
Il cappuccio copriva il suo volto deforme, ma intuii che stesse sorridendo. Un sorriso del tutto privo di gioia, anzi, colmo di rabbia e indignazione.
"Draco", esordì in un sibilio. "Draco."
E le sue labbra inesistenti, nascoste nell'ombra, continuavano a formulare il mio nome, ma il tono di quella voce acuta e fredda cambiava. Era sempre più pieno di emozioni, sempre più intenso, sempre più urlato.

"Draco!" La testa mi rimbombava ancora quando aprii con difficoltà gli occhi impastati di sonno e squadrai l'ospite indesiderato.
"Pansy, te l'ho già spiegato il perché non sei la benvenuta qui nel mio letto." Lei mi ignorò, e con un gesto civettuolo iniziò ad arricciarsi un ciuffo di capelli corvini con il dito. "Ero solo preoccupata per te, non ti vedevo alla festa. Mi avevi promesso che saresti venuto!" Incrociò le gambe in modo da lasciare sapientemente che la minigonna si alzasse un po' per svelare le mutandine in pizzo.
Cercai di non guardare, non volevo darle soddisfazione.
"Ero solo stanco." Mi alzai: era pericoloso starle così vicino sul mio letto.
Lei scoppiò in una risatina fastidiosa e forzata. "Guarda che non è ancora finta! Sono solo le dieci, sei ancora in tempo per un giro di Spara Schiocco. Oppure possiamo divertirci un po' qui..." Si alzò e posò le sue mani sul mio petto.
Io la allontanai, anche se ormai sentivo qualcosa tra le gambe protestare. È brutta, brutta e odiosa, mi ripetevo. Devo pensare a Silente. Ai miei doveri. Al sogno, che mi aveva lasciato un sapore amaro in bocca.
La sua camicetta si sbottonava con troppa velocità, non lasciandomi scampo. Spostavo lo sguardo meccanicamente dalle abili dita tozze appoggiate sui bottoncini in perla, allo sguardo malizioso ma con una nota feroce, per poi posarlo, nonostante i miei sforzi, sull'orlo della gonna.
Basta, mi dissi.
Mi liberai dalla sua presa e mi avviai velocemente verso la porta del dormitorio. Sbattei la porta alle mie spalle e infine raggiunsi l'affollata sala comune. Avevo bisogno di stare solo e di pensare, pensare al sogno, pensare al Signore Oscuro.
Ma guardandomi alle spalle vidi Pansy, e i miei pensieri si offuscarono. Non potevo riflettere quella sera, non potevo. Non riuscivo nemmeno a guardare la Parkinson in faccia, perché il mio sguardo si sarebbe spostato sulla camicetta scollata.
Mi guardai intorno in cerca di qualcosa da bere. I botti rimbombavano nella mia testa, l'odore di alchol invadeva le mie narici, stordendomi. Un'illuminazione fermò le immagini che si affollavano davanti a me. Diventò tutto nitido. Le bottiglie di idromele, ma certo!

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 04, 2016 ⏰

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The blood in our veins||DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora