la soire

931 57 2
                                    

Subito dopo cena mi ritirai nella sala della musica a suonare il pianoforte. Quando ero stressata mi aiutava a rilassarmi e semplicemente a scordarmi di tutto lo schifo che mi circondava.
Suonai per parecchie ore, fino a che le dita non mi fecero male e le palpebre iniziarono a chiudersi.

QUALCHE GIORNO DOPO
Era una settimana che mia madre girava per casa della zia.
Zia Wendy aveva deciso di organizzare una soire, e mia madre era stata ben felice di occuparsi della lista degli invitati e dell'organizzazione.
La soire era una serata, nella quale si ascoltava musica e si aveva l'opportunità di esibirsi con qualche strumento o cantando. Casa nostra era fornita di molto strumenti musicali e per quella sera, nella stanza della musica era stato allestito un angolo apposito per suonare, mentre una fila di sedie era disposta di fronte agli strumenti, per permettere al pubblico di accomodarsi. Alle pareti c'erano dei piccoli tavoli imbanditi con qualche stuzzichino e del punch.
Mia madre l'aveva trasformata da una serata intima, a una serata esclusiva, con la presenza dei marchesi più ambiti e le dame più alla moda. L'Orchestra era già al suo posto, aspettando l'arrivo degli ospiti mentre io mi guardavo per l'ultima volta allo specchio. Avevo un semplicissimo vestito azzurro con dei gigli argentati ricamati sopra. Sul decolte era appuntata una spilla con il simbolo della nostra famiglia: la rosa bianca con al centro un rubino.
I capelli erano raccolti in una treccia laterale, mentre due morbidi boccoli erano liberi ai lati del volto.
Scesi le scale e un Maximilian nervoso fece capolino nella hall con al seguito mia zia.
<Caro, non prendertela. Sai com'è fatta mia cognata. Lady Gabriella si è fatta prendere la mano.>
<Prendere la mano? È già tanto se sto partecipando a questa dannatissima serata. In tutti i miei anni di vita non ho mai conosciuto una donna più... più estenuante di lei!>
Mi avvicinai a loro e con cautela presi parola.
<Cosa succede?>
<Mi correggo, non ho mai conosciuto donna più estenuante di lei, dopo sua figlia.>
<Farò finta di non aver sentito Sir. Ora potrei avere una spiegazione per il vostro più che evidente malumore?>
Mia zia Wendy stava per rispondermi, ma Maximilian la interruppe bruscamente.
<La spiegazione è molto semplice:vostra madre è pazza! Crede che io sia qua a sua disposizione, come se non avessi niente da fare nella mia vita. "Sposti quello" "il vaso più a destra" "è sordo per caso?"> Stava imitando con voce stridula, quella di mia madre,il che mi fece scoppiare in una fragorosa risata che Max non prese molto bene.
<Voi donne siete così stressanti! Chi vi comprende è bravo.>
Detto ciò filò a rinchiudersi nel salotto, sicuramente a bere un bicchierino del buon brandy che la zia nascondeva in una credenza.
Avevo sentito le urla di mia madre dal corridoio e se continuava in quel modo, non sarei sopravvissuta nemmeno io a quella serata senza, come minimo, bere una bicchiere di sherry.
Due ore più tardi capii che la cosa peggiore della serata non erano le urla di mia madre prima che gli invitati arrivassero, ma il canto stridulo di Lady Dustin. Mi affiancai a Maximilian, che era in piedi di fianco al buffet, con un bicchiere in mano e di sicuro non era il punch di mia zia quello dentro il bicchiere.
Lo afferrai e velocemente lo mandi giù.
Come pensavo, non era semplice punch e per mia fortuna l'alcol distese i nervi. Lui mi guardò accigliato ma io non mi scomposi.
<Da quando vi date all'alcol Lady Rosalinne?>
<Da quando Lady Dustin ha deciso di deliziarci con un bis.>
Lui rise di gusto, prese un altro bicchiere di punch e riempì quello che avevo in mano. Dal taschino interno della giacca tirò fuori una fialetta e versò qualche goccia nel mio bicchiere e nel suo, per poi svuotarla interamente nella brocca sul tavolo. Mi fece un occhiolino di complicità.
<Almeno movimentiamo la serata.>
<Rosalinne!>
Mi girai e di fronte a me un ragazzo sorrideva luminoso.
<William!>
Lui osservò per diversi secondi, con astio, il vampiro al mio fianco, così decisi di fare le presentazioni.
<Sir Maximilian, questo è il marchese William Landon, un amico d'infanzia. Lord William, questo è il marchese Maximilian Salvatore, nonché mio cugino.>
William addolcì lo sguardo, ma Max si fece improvvisamente freddo. Il mio amico, mi prese la mano e la baciò.
<vostra madre è tutta la sera che enuncia le vostre enormi capacità musicali. Dice che siete un ottima pianista. Che ne dite di regalci un brano.>
<William, io non...>
Lui fece il broncio.
<Non vorrete che la marchesa di Dustin continui a cantare per tutta la sera spero..>
Io risi e accettai l'invito. Ebbi solo il tempo di voltarmi e mimare a Maximilian che sarei tornata subito, che Willy mi aveva già trascinato via, portandomi al piano e mandando a sedere, con ben poca grazia, Lady Dustin.
Lui mi sorrise e si sedette in prima fila, mentre io tentavo di dissipare la nebbia creata dall'alcol. Appena mi sedetti sullo sgabello di fronte al mio amato piano, la nebbia sparì completamente. Sfiorai i tasti con le dita, chiudendo gli occhi, per capire quale canzone avrei suonato e subito dopo le mie dita iniziarono da sole. In quel momento il mondo era sparito. Eramo solo io, il piano, la musica e la mia voce che aveva preso a cantare seguendo il ritmo della melodia, senza che io decidessi nulla.
Era come se fossi nata solo per far quello.
Qualche minuto più tardi, il brano finì e io riaprii gli occhi. Nella sala era calato il silenzio, e tutti gli occhi erano puntati su di me, ma io rimasi incantata dagli occhi violacei, che mi fissavano dal fondo della sala. Divenni immediatamente rossa e subito dopo ci fu un sonoro applauso, ma prima che potessero chiedere un bis, sgattaiolai al fianco di Maximilian.
<esibizione eccezionale, Lady.>
<la ringrazio.>
In quello vedi Lady Dustin che faceva la civetta con Lord Landon. Povero ragazzo. Lei si accorse che la stavo fissando e dopo un pò venne verso di noi per prendersi qualcosa da bere. Io e Max stavamo parlando per i fatti nostri, quando la signorina mi venne addosso versandomi il contenuto appiccicoso del suo bicchiere sul mio decolte e sul vestito.
<oh, mi dispiace.> Disse, ma mi stava praticamente ridendo in faccia.
L'avrei presa a pugni, se non fosse che Maximilian, capita la situazione, mi portò praticamente di peso fuori dalla stanza.
<quella... Quella brutta megera lo ha fatto di proposito!>
Iniziai ad inveire in italiano. Quando ero veramente arrabbiata mi capitava spesso.
<venite, andiamo a pulirvi. .>
qualche ora più tardi, gli ospiti si congedarono e io finalmente tirai un sospiro di sollievo. Avevo comunque una strana sensazione che mi attanagliava lo stomaco.
Non feci in tempo a salire le scale, che la croce benedetta iniziò a scaldarsi. Maximilian fu subito al mio fianco.
< tu controlla sul davanti e io sul retro.>
Così facemmo, ma qualche minuto più tardi tornò tutto alla normalità.

Vieni sotto al salice piangente

Avevo una brutta sensazione a riguardo e infatti non mi sbagliavo.

Salve a tutti
Vi sta piacendo come procede la storia?
Chissà cosa è successo? Che abbiano preso un vampiro? Oppure un demone? Oppure chissà... per scoprirlo non vi resta che continuare a leggere.
Notare come l'alcol fa diventare Maximilian un vampiro più socievole e meno sgorbutico ahahahah
se la storia vi piace, come sempre vi invito a lasciare tante stelline e a commentare.
A presto dolcezze :*
-Martina

La Cacciatrice: Ballando col demoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora