Capitolo 3

475 24 0
                                    

Guardai di nuovo l'ora. Le ventidue e cinquantaquattro. Mancava poco, ancora sei minuti e Lupin sarebbe stato a portata di mano. Mi nascosi meglio dietro i cespugli, le manette in pugno. I miei uomini erano accucciati dietro di me, le pistole in pugno. Sorrisi. Tra poco avrei catturato quel ladruncolo! Sghignazzai pensando a tutti gli onori che avrei ricevuto, mi si illuminarono gli occhi quando immaginai tutti i premi e la fama che avrei ottenuto con la sua cattura. Sospirai e strinsi di più le manette, puntai gli occhi sul tetto della villa. Dopo un attento e sofferto esame della villa e del parco, avevo capito che sarebbe entrato dal comignolo, l'unico ingresso privo di guardie e con pochi allarmi. Perché Lupin non ci avesse pensato prima era un mistero, ma stavolta sarebbe passato sicuramente da lì e io lo avrei preso all'uscita, quando sarebbe stato costretto a passare dal parco. Studiai l'orologio, erano le ventidue e cinquantanove... mancava davvero poco. Il ladruncolo non aveva scampo, lo avrei di certo catturato, poi lo avrei sbattuto in galera e sarei diventato ricco e famoso, sarei stato libero di vivere la mia nuova vita da nababbo in santa pace. In lontananza risuonò il suono di un campanile, erano le ventitré. Un'ombra nera sorvolò il tetto e un'esile figura si arrampicò sul comignolo. Aguzzai la vista, pronto ad agire e incrociai le dita per evitare che quel maledetto comodino ambulante rovinasse tutto preso dal panico. Ci avevo messo un'eternità a convincerlo a starsene buono buono nella sua stanza, con le sue guardie e la sua cassaforte senza fare danni e lasciando tutto il lavoro a me. Se avesse fatto anche solo una minima mossa lo avrei scaraventato contro il muro di cinta dopo averlo immerso nell'acqua, così si sarebbe preso una bella scossa. Scattò un allarme, faceva un casino assurdo, il rumore era insopportabile e incredibilmente fastidioso, peggio di uno stormo di anatre impazzite e schiamazzanti. Gli scagnozzi del comodino ambulante si precipitarono in massa verso la villa, ma non mi mossi, aspettai pazientemente l'arrivo di Lupin. Non passò molto tempo, una figura scura uscì dalla villa subito dopo che le guardie erano entrate. Si affrettò lungo il viale, verso il cancello. Era di sicuro il ladruncolo, anche se indossava la divisa violacea da scagnozzo di Von Haumberger. Balzai fuori dal mio nascondiglio e gli feci scoccare le manette al polso destro. Mi liberai con delle veloci manate delle foglie che mi si erano attaccate al cappotto con un ghigno di vittoria,

-Sei mio, Lupin! Questa volta ti ho preso e non riuscirai a fuggirmi! Sei in arresto!- I miei uomini uscirono dai loro nascondigli e ci accerchiarono, le pistole spianate. Lupin alzò le braccia, -Va bene, va bene, mi arrendo... bravo, Zazà, alla fine ce l'hai fatta!- Sorrisi, chiudendo l'altra manetta al mio polso, -Già, ce l'ho proprio fatta e sono davvero bravo!- Gongolavo come mai avevo gongolato in vita mia, felice e tronfio come non mai. Finalmente avevo arrestato Lupin III! Mi venne l'acquolina in bocca presagendo già il mio roseo futuro da sceicco pieno di soldi, mi aspettavano intere giornate passate a letto, intere serate passate a mangiare, intere settimane passate tra spassi vari, interi mesi passati a firmare autografi a ragazze stupende. Strattonai il ladruncolo e lo strascinai verso il cancello, -Ah! Grazie a te, farò soldi a palate, diventerò famoso e avrò uno stuolo di spasimanti e ammiratrici! Ti devo proprio ringraziare, Lupin!-

-Non c'è di che, paparino... sai che ti voglio bene!- Sghignazzai, gioioso. Ormai eravamo davanti al cancello, mi frugai in tasca alla ricerca delle chiavi che mi aveva dato il comodino, -Guardi lassù, ispettore!- Alzai gli occhi al cielo, la mia attenzione catturata dall'urlo dell'agente. Un dirigibile blu notte passò sopra le nostre teste, una corda venne fatta calare, Lupin l'afferrò e si librò in aria, libero come una libellula. Abbassai gli occhi, la manetta era agganciata al mio polso e alla divisa da scagnozzo, afflosciata a terra. Grugnii,

-Dannato Lupin! Oh, ma non finirà così, non finirà così!- Cominciai a correre e, con un salto, riuscii ad afferrare un lembo della fune, mi arrampicai, -Ora sei mio, Lupin!- Mi sorrise, ironico, senza muoversi. Continuai a salire, ormai lo avevo raggiunto... peccato che non avessi considerato l'immensa betulla che si stagliava poco lontano da noi. Finii proprio tra i suoi rami secchi e caddi a terra miseramente, stringendo solo una manciata di foglioline marcescenti. Agitai un braccio in aria, furioso come non mai, -Ti prenderò, Lupin!- Alzò un braccio e lo fece danzare nell'aria, -Ciao ciao... alla prossima, Koichi!- Mi raddrizzai, le orecchie ritte. Koichi?! Come diamine faceva a sapere che mi chiamo Koichi?! Nessuno mi chiamava Koichi, nemmeno mia madre mi chiamava più Koichi! Mi rialzai, spolverandomi i pantaloni. Gli agenti mi raggiunsero, -Tutto bene, ispettore? È ferito, vuole che chiamiamo un'ambulanza?- Scossi la testa e mi diressi verso il cancello con passo svelto, mi seguirono, apprensivi, -Sto bene, sto bene... andate pure a casa, il verbale lo compileremo domani.-

-E cosa diremo a Von Haumberger?- Mi ero completamente dimenticato di quell'omino irritante, troppo assorbito da Lupin e pieno di domande cui non sapevo rispondere, completamente distratto dal suono del mio nome pronunciato dalle sue labbra. Mi strinsi nelle spalle, -Non ditegli niente, si accorgerà da sé che il diamante se lo è preso Lupin. Andate a casa a dormire, non preoccupatevi di niente, pensate solo a riposare.- Aprii il cancello con le chiavi, mi avvicinai alla macchina e aprii la portiera, -Buonanotte, agenti.- Salii in auto e partii in fretta, salutai ancora una volta i miei compagni con un cenno della mano e poi svoltai in direzione di casa mia. Sospirai. Avevo la testa piena di pensieri e decisamente bisogno di dormire...

Rosa nera...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora