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Dawson non aveva alcun bisogno di chiederle indicazioni per raggiungere casa sua, ma lo fece lo stesso. Non l'aveva seguita. Semplicemente era molto facile trovare qualsiasi cosa a Petersburg. E lui la conosceva come le sue tasche. Dal giorno in cui l'aveva salvata dalla caduta, si sentiva nervoso. Bethany non ne aveva più parlato, ma sentiva che sospettava qualcosa. Spesso la sorprendeva a fissarlo con insistenza, come se stesse cercando di capire chi fosse davvero. In un certo senso non gli dispiaceva. Ma era anche terrorizzato. Se avesse scoperto che...

Imboccando il viale nascosto dagli olmi, Dawson fece un bel respiro. Se solo avesse saputo che il novantanove per cento del suo DNA non apparteneva a quel mondo, di sicuro Bethany non avrebbe più voluto avere nulla a che fare con lui. Era sbagliato mentire? Dawson non lo sapeva. Non se l'era mai chiesto prima, con le altre umane che aveva frequentato. Era un'esperienza del tutto nuova per lui. La vecchia fattoria apparve all'orizzonte, stagliandosi contro il cielo grigio di inizio aprile. Dawson notò tre auto parcheggiate sul davanti. Una era una Porsche e da quello che le aveva detto Bethany apparteneva allo zio. Dawson era rimasto sorpreso quando lei, la sera prima, l'aveva invitato. Credeva che i suoi non l'avrebbero presa troppo bene se avesse portato un ragazzo a casa. Eppure gliel'aveva chiesto. Prima di suonare, fece un respiro profondo. La parte più difficile era stata sgattaiolare via senza farsi vedere da Dee. Affrontare i genitori di Bethany in confronto sarebba stata una passeggiata. Papà e mamma faranno i salti di gioia quando scopriranno che la loro bambina frequenta un alieno, pensò Dawson con un sorriso amaro.

Fece per bussare, ma la porta si aprì e comparve una donna alta e slanciata, all'apparenza troppo giovane per essere la madre di Bethany. Trasalì e fece un passo indietro.

<<Tu devi essere Dawson>> disse, la mano premuta contro il petto.

Dawson le sorrise. <<Sì, signora. Sono venuto a trovare Bethany.>>

Un rumore forte di passi che si precipitavano giù dalle scale coprì la risposta della signora Williams. Bethany apparve dietro la madre, gli occi spiritati. Allungò una mano e lo tirò dietro.

<<Mamma, lui è Dawson. Dawson, lei è mia madre.>> La donna sollevò un sopracciglio. <<Ti sembra questo il modo di presentare gli ospiti Bethany?>>

<<Io li presento così>> ribattè lei allegra, trascinandolo su per le scale.

Un uomo uscì da quello che sembrava un soggiorno, telecomando alla mano ed espressione confusa. <<E questo è papà. Marmocchietto...ehm, volevo dire Phillip dorme.>> Alle spalle del padre, Dawson intravide una figura esile e fragile. <<E lui è mio zio.>>

Dawson gli rivolse un cenno. <<Piacere...>>

<<Noi andiamo di sopra>> esclamò Bethany lanciandogli un occhiata complice e proseguendo su per le scale.

<<Lasciate la porta aperta>> urlò la mamma in fondo alle scale.

<<Mamma! >> fece lei arrossendo un po'. La madre ribadì l'ordine ma Bethany non rispose e continuò a trascinare Dawson fino in fondo al corridoio.

<<Scusa. Mia madre pensa sempre che quando sono con un ragazzo non facciamo che sbaciucchiarci.>> Gli lasciò la mano e aprì la porta. << Per me è imbarazzante>>.

Dawson entrò nella stanza e si guardò intorno. Dal computer proveniva della musica a basso volume. Non c'era quasi nulla, solo il necessario, a parte un cavalletto davanti alla finsetra. <<Ne inviti tanti, di ragazzi?>>.

Lei si mise a ridere e gli passò davanti casa. <<Oh sì, sapessi che viavai...>>

Dawson sollevò le sopracciglie, incerto se stesse dicendo sul serio. Vedendo la sua espressione, Bethany scoppiò a ridere. Dawson adorava il fatto che ridesse sempre. <<Scherzavo!>> gli disse mettendosi a sedere sul letto e facendogli cenno di andare a sedersi accanto a lei. << A dire il vero, tu sei il primo.>>

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