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L'Arum era vicino. Daemon lo sentiva aarrivare. Ha fegato, il maledetto, pensò visto che il sole era alto nel cielo. Non poteva rischiare tanto solo per un giro di ricognizione. Dee smise di colpo di rigirarsi la cannuccia fra le dita e si fece seria. Per un attimo non si udì altro che lo scoppiettio della legna nel camino. Jocelyn, la padrona dello Smoke Hole, s'irrigidì e le sue dita strinsero forte l'attizzatoio.

<<Ne sta arrivando uno?>> mormorò Dee.

Jocelyn si avvicinò al loro tavolo accarezzandosi il piancione rigonfio. <<Lo sentite?>> domandò piano con gli occhi rivolti alle finestre. <<Il buio che avanza.>>

Daemon abbassò lo sguardo sul suo panino ancora praticamente intatto. Il pensiero di dover sprecare un tale ben di Dio lo mandava in bestia. Quell'Arum doveva morire. Si alzò e si pulì le mani i un tovagliolo. Doveva proteggere sua sorella. <<Chiama Adam.>>

Dee arrossì. <<Ma posso aiutarti....>> disse piano. <<So difendermi.>>

<<Non pensarci nemmeno>> ribattè Daemon, poi rivolto a Jocelyn <<se prova ad andarsene senza i Thompson, ti do il permesso di impedirglielo, con ogni mezzo.>>

Jocelyn si guardò la pancia: era evidente che non avrebbe potuto fare nulla di simile. Dee allora si rassegnò. <<Va bene, vedi solo di tornare tutto intero, okay?>>

<<Come sempre>> le rispose lui. Fece per allontanarsi poi però tornò indietro e le posò un bacio sulla guancia. <<Ti voglio bene.>>

Daemon vide i suoi occhi riempirsi di lacrime e capì che in parte era perchè non le permetteva mai di esporsi. Ma lei e Dawson erano tutto ciò che gli restava, e le lacrime non sarebbero servite a niente. Difenderli era il suo compito. Suo e di nessun'altro. In un certo senso, gli dava la sensazione di avere ancora potere su qualcosa, dato che ormai il governo controllava ogni aspetto della sua vita. Uscendo dalla tavola calda con fare disinvolto, rivolse un cenno di saluto a una coppia di anziani che gli sorrise. Continuò a camminare, come se nulla fosse. Raggiunse il limitare del bosco e proseguì, schiacciando i rami secchi sotto gli stivali pesanti. Doveva raggiungere un luogo sicuro per trasformarsi. Quando si ritrovò circondato solo dagli alberi, chiuse gli occhi e permise al suo vero essere di riemergere. Alcuni scoiattoli e altri piccoli animali scapparono in ogni direzione. Gli uccelli cantavano. La primavera era alle porte proprio come il nemico. L'energia scaturì dal profondo e la smania di annientare l'Arum prese il sopravvento. Al suo passaggio, il nemico lasciava sempre una traccia su un Luxen, un'impronta nera come l'inchiostro. Anche i Luxen, però, quando si trovavano fuori dal raggio d'azione del quarzo beta della Seneca Rocks, lasciavano la loro traccia. Era per questo che vivevano lì. In quella zona erano protetti, ma di tanto in tanto capitava che un Arum di passaggio si avvicinasse troppo, li percepisse e chiamasse rinforzi. Tre di quelli che di recente si erano avventurati fra le montagne erano già stati abbattuti. Quello doveva essere l'ultimo. Mentre sfrecciava fra gli alberi a una velocità formidabile, Daemon si domandò dove fosse finito suo fratello. Di solito il sabato guardavano insieme le repliche della loro serie preferita.

Ma quel giorno Dawson l'aveva piantato in asso. Un'idea di dove fosse a dire il vero ce l'aveva...

All'improvviso un'esplosione d'energia oscura lo colpì dritto al petto, scaraventandolo diversi metri più indietro. Sbattè contro un albero con violenza tale da farlo tremare e scivolò sul manto muschioso del bosco. Stringendo i denti si costrinse a rialzarsi. Sarebbe stato uno stupido a lasciarsi scappare l'occasione di scagliarsi contro il nemico mentre era nella sua vera forma. Ma all'ultimo istante l'Arum si ritrasformò da ombra nera in essere umano, perdendo la sua vulnerabilità. Di nuovo in forma umana, Daemon gli sferrò un pugno in pieno viso. L'Arum ringhiò e cercò di colpirlo alla testa ma Daemon schivò il suo possente braccio e gli ricomparve alle spalle. Lo colpì forte alla schiena e sentì qualcosa rompersi. Per guarire, Luxen e Arum non potevano fare altro che riprendere la loro vera forma. Sperando in questo, Daemon attese, pronto a sferrargli il colpo di grazia nel momento di massima debolezza. Forse era incappato in un nemico tanto ingenuo da cadere nella trappola. Non vedeva l'ora di usare il pugnale.

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