Prologo

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Cammino, inciampo. Mi rialzo, mi guardo attorno. Cammino, più veloce, guardandomi i piedi ora, ho paura che mi ricapiti, sbadata come sono. Ci avevo provato, ad essere come loro, e di nuovo non ce l' avevo fatta. Ma come riescono quelle della mia età, a far sembrare sensato ogni loro gesto? Ma come fanno a camminare, sfidando con lo sguardo chiunque passi loro accanto, senza inciampare mai? Forse dovrei smetterla di farmi queste domande, perché ad ogni modo non avranno mai risposta, forse, meglio se guardo dove metto i piedi. I piedi. Le mie scarpe. Ecco una delle tante cose che non vanno bene di me: le scarpe. Eppure a me piacciono... A me piacciono, si, ma effettivamente se le osservo in un modo un po' più oggettivo, sono un po' troppo da maschio; niente di estremo, ma se analizzate nell' insieme, abbinate al resto dell' abbigliamento, mi conferiscono uno stile che non è proprio quello tipico di una ragazza della mia età. Dovrei vestirmi con pantaloni attillati forse; la mia felpa invece va benissimo. Si, i problemi sono proprio le scarpe e i pantaloni, ma nonostante tutto a me piacciono. Come mi piace giocare a calcio d' altra parte; altra cosa che loro, non farebbero. Sento che tutto quello che faccio è sbagliato, ma fa parte di me, e per questo non mi può non piacere. Finalmente, sono arrivata alla fermata, sto ghiacciando, speriamo che la corriera arrivi presto. Sulla strada, non un' ombra; la luce arriva molto soffusa, non si capisce bene da dove provenga: avvolge tutto, ma non tocca niente. Non è per niente confortante, anzi, più osservo questo grigio spettacolo che mi circonda, più il gelo sembra raggiungermi le ossa. Chi avrebbe il coraggio di fare una passeggiata con questa temperatura? Sono quasi le 18, non le 6 di pomeriggio, le 18. Se avessi detto l' ora a qualche mia amica, mi avrebbe presa in giro, perché dire "sono le 6" è più semplice. Ma io non sono così, non mi piace preferire una determinata cosa ad un' altra, perché è più semplice. Io sono complicata, e anche un po' precisa, nelle cose che mi metto in testa di fare; forse dovrei mettermi in testa di studiare di più per il liceo, allora, ma per adesso mi limito a considerare l' ora seguendo una scala da 1 a 23. Un brivido mi fa venire la pelle d' oca, sposto lo sguardo, che involontariamente si era posato su una persona incappucciata che avanzava verso la fermata, sull' albero alla mia destra. Poi il mio sguardo ricade sulla figura. Riguardo con insensato interesse l' albero. Ora sento i suoi passi, dietro di me, poi a fianco. Silenzio. Ora sento il suo respiro, nel silenzio della sera. Mi giro impercettibilmente, per capire chi ho a fianco, cerco di ruotare il corpo il meno possibile, di girare il più possibile lo sguardo. Sbadata, come sempre. Mi giro troppo velocemente, i miei occhi si incontrano con i suoi. Mi sento avvampare. Ecco, mi è successo di nuovo, sarò diventata rossa, se non viola. Sento un formicolio alle guance, che avranno acquisito una tonalità di bordò piuttosto scuro. Per la prima volta, non scappo dall' imbarazzo, ma mi ci rifugio. Rimango a guardare quegli occhi, di un blu così profondo, che ci posso guardare dentro. Profondo, mi ci perdo, ma col passare dei secondi, forse dei minuti, capisco sempre meglio come esplorarlo, ci sprofondo. Di solito dove è profondo fa freddo ed è buio, penso, io invece, sento il formicolio che prima era fermo sulle guance, scendere su tutto il corpo, risalire dalla pancia, scaldarmi mani e piedi, in un circolo vizioso. Forse non sta scendendo dalle guance, probabilmente sta salendo dalla pancia, non capisco più niente. Mi sento rinascere in quello sguardo, forse, è proprio vero quello che dicevano gli antichi: la rinascita, è molto simile all' alba. L' alba dei suoi occhi.

All' Alba Dei Tuoi OcchiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora