Capitolo 2

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Un rumore assordante mi trapana i timpani, il cuore pompa a tempo di musica, quasi ad uscirmi dal petto. Le tempie mi pulsano, la vista sembra essere un optional; più le luci intermittenti incrociano i miei occhi, meno capisco.
Una mano raggiunge il mio polso e con un violento strattone riporta il mio cervello alla realtà , e ricorda alle gambe che, se non danno un minimo segno di vita, l' attrito non mi permette di andare avanti per inerzia. Mi lascio sballottare da una parte all' altra da questa ragazza che mi sta strattonando con forza, costringendomi a seguirla. Mi saltano subito all' occhio i suoi capelli biondi, raccolti in una treccia lasciata cadere sulla spalla sinistra. Tiro un sonoro pestone sbandando eccessivamente a destra, ad un ragazzo che evidentemente non è tanto più lucido di me, perché accusando il colpo barcolla pericolosamente, versando almeno la metà della sua Corona sulla mia borsetta. Devo assolutamente scusarmi: con un colpo secco tolgo il mio polso dalla presa della biondina, torno sui miei passi, ritrovo il ragazzo; tento di biascicare qualche sconnessa parola di scusa, ma la pozione "imbarazzo+alcool" non mi è certo di aiuto. Beh, almeno ci ho provato.
Poi mi ricordo: la ragazza. Sento l' irrefrenabile bisogno di avere quel contatto fisico che, seppure lieve, mi aveva dato poco prima la sicura presa della sua mano sul mio braccio.
Mi giro di scatto pronta a cercare quella treccia bionda tra le centinaia persone della festa.
A due centimetri dal mio volto, un nasino perfetto, di quelli che, se si potesse, si sbranerebbero.
Appena più in alto, l' oceano. Erano proprio loro, era proprio lei.
Abbasso lo sguardo, in cerca della sua mano e scopro la treccia bionda che ero stata costretta ad inseguire fino a poco prima.
I suoni delle casse, si fanno più tenui.
Lei mi si avvicina all' orecchio con magnetica lentezza e mi sussurra all' orecchio:
-Piacere, Alex.-
Rimane a distanza millimetrica dal mio orecchio, quel tanto che basta per farmi assaporare il suo profumo di pesca, quasi ne sento il sapore in bocca. Lo voglio assaggiare. Piego dolcemente la testa per raggiungere il suo collo, questa così ravvicinata lontananza mi sta facendo partire gli ultimi neuroni lasciati integri dall' alcool...

-BIBIBIP, BIBIBIP, BIBIBIP!-

Guardo l' ora: le 6.30.
Rotolo giù dal letto, la testa ancora scombussolata dal sogno; mi ci vuole qualche secondo per connetermi alla realtà.
Oggi ho una nuova motivazione per affrontare la giornata. Questa motivazione prende l' ormai conosciuta sfumatura di blu.

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