Le strade acciottolate erano illuminate da lampioni a intervalli regolari, ma anche così Sakura percepiva le ombre minacciose della notte che si richiudevano su di lei a ogni passo che avanzava. Camminava puntando per terra la torcia elettrica che Karin le aveva prestato, sinora però aveva solo trovato qualche cicca di sigarette o involucri accartocciati di gomme da masticare. Questo spinse a pensare a suo padre, di come lui -in qualità di sindaco di Konoha- avesse ordinato una campagna per ripulire le vie più antiche dell'isola, e questo anche se la sua casa conservava i più sporchi dei segreti.
Sakura scrollò le spalle quasi a voler accantonare quelle memorie e si concentrò sulla sua missione, procedendo lentamente e a testa bassa in prossimità del Palazzo.
Era giunta a circa tre isolati di distanza dalla reggia quando si fermò bruscamente, il cuore che le martellava nel petto mentre la torcia illuminava un paio di scarpe sportive maschili. Sollevò il fascio di luce con mano tremante fino a guardare in faccia Sasuke Uchiha, che indossava una tuta scura simile alla sua.
"Stai cercando qualcosa, Sakura?" esordì lui.
Sakura non avrebbe mai immaginato che a un certo punto della sua vita avrebbe preferito incontrare un ladruncolo in una strada oscura piuttosto che l'uomo di cui un tempo era stata follemente innamorata. Aveva affrontato molte paure, paure che la maggior parte delle persone non prevedeva neanche di affrontare, ma la sensazione che provava in quel momento era qualcosa di diverso. Sasuke aveva il potere di distruggerla, di farle più male di quanto suo padre le avesse già fatto. I prossimi istanti darebbero stati forse i più importanti della sua esistenza. Avvertì la tensione montarle dentro. La sentiva salire lungo la schiena, vertebra dopo vertebra, una morsa cattiva che le intrappolava il cuore e la mente.
"Ho perso il mio braccialetto" replicò, abbassando la torcia. "Pensando che forse, tornando sui miei passi, avrei potuto ritrovarlo."
"Sei andata via senza salutare" disse Sasuke. "Io speravo invece di poter parlare ancora per qualche minuti con te. Ci sono cose di cui vorrei discutere."
Sakura spense la torcia nel timore che la luce potesse evidenziare l'espressione intimorita del suo viso.
"Non sono sicura che sia una buona idea farci vedere insieme" sottolineò. "Sai come sono i giornalisti. Tu stai per essere incoronato re, non gioverebbe alla tua reputazione farti fotografare mentre parli con una ex detenuta."
"La strada è deserta" obbiettò lui. "Ma se preferisci potremmo andare a casa tua, sono certo che lì nessuno ci disturberebbe."
Fortunatamente Sasuke non poteva vedere il panico saettare nei suoi occhi, ragionò Sakura. Sarada aveva il sonno leggero, a volte bagnava ancora il letto e la chiamava di notte. "No." replicò, forse troppo in fretta.
"Voglio dire... Sarebbe imbarazzante, condivido l'appartamento."
"Con un uomo?"
"No."
"Al momento non hai un amante?"
Sakura sussultò a quella domanda apparentemente casuale. Ma il buio le impediva di vedere l'espressione del viso di lui, anche in caso contrario, non sapeva se sarebbe stata in grado di capire cosa lo avesse spinto a chiederle una cosa simile. Sasuke era un maestro nell'arte di dissimulare i propri sentimenti, posto che ne avesse. Spesso si era interrogata su quella sua aria di accondiscenza, sulla sua superbia, incapace di decidere se fossero parte della sua personalità o solo apparenze. Non aveva mai risolto quel dilemma. In ogni caso Sasuke era stato educato sin dalla piu tenera età per prendere un giorno il posto di suo padre, re Fugaku di Konoha, il quale era venuto a mancare qualche mese prima. Dunque, il fatto che fosse disposto a rischiare di essere visto con lei era tanto sorprendente quanto preoccupante.
E lei era pericolosamente vicina a rivelare troppo, capì. Il cuore le martellava nel petto, i seni inturgiditi premevano contro la maglia, e già crampi di desiderio le aggredivano il basso ventre. "Ho frequentato qualcuno." mentì, nel tentativo di mettere fine alla conversazione.
"Lo stesso uomo che frequentavi quando decidesti di mettere fine alla nostra relazione?" si informò Sasuke, il tono della voce acuto.
"No, un altro." la seconda bugia era sempre più facile della prima, pensò Sakura.
"Quanto è serio il tuo rapporto con lui?"
"Abbastanza."
"Abbastanza da rischiare la tua libertà?"
Sakura lasciò cadere la torcia. La sentì rotolare sul selciato, ma non accennò a chinarsi per recuperarla.
"C... Cosa stai cercando di dire?" balbettò.
Sasuke riprese la torcia, l'accesse e gliela puntò contro il viso. "E se andassimo nel mio appartamento per discuterne?" propose.
Sakura socchiuse gli occhi per proteggerli del raggio di luce. "Ritengo che noi due non abbiamo nulla da discutere" affermò, "o almeno nulla che potrebbe interessarmi."
"Al contrario, la cosa ti interesserà molto" la contradisse lui. Spense la torcia. "Vedi, Sakura, io ho qualcosa che ti appartiene."
Bene, anche io, pensò lei, sempre più grata all'oscurità che gli impediva di vedere l'espressione apprensiva sicuramente dipinta sul suo volto. "Il mio braccialetto?" chiese. "Lo hai qui con te?"
"No, è a Palazzo."
Poteva essere la verità o meno, ma a Sakura non sembrò il momento giusto per indagare. "Potresti incaricare qualcuno di spedirmelo?" domandò dopo un attimo di esitazione.
"In questo caso, potrebbe essere consegnato nel posto sbagliato, o addirittura rubato" ragionò Sasuke.
"No preferisco dartelo di persona. Ha l'aria di essere molto prezioso."
"Lo è" confermò Sakura, sgomenta all'idea di non avere altra scelta se non accompagnarlo a Palazzo.
Si erano incontrati clandestinamente nei suoi appartamenti così tante volte nel passato, ora sapere di doverci tornare provocava nella sua mente l'avvicendarsi di tante - troppe - immagini intime. Si chiese se Sasuke stesse accadendo la stessa cosa.
"Andiamo" decise lui, prendendole un gomito. "Una delle entrate secondarie della reggia è a due isolati da qui."
Riluttante, Sakura lo seguì, la pelle che bruciava laddove la mano di lui era appoggiata. Camminarono in silenzio, lei perché non avrebbe saputo cosa dire, e Sasuke - almeno così immaginava - perché aspettava di arrivare in un posto tranquillo per comunicarle qualsiasi cosa avesse in mente di dirle. Che avesse un piano era sicuro, ragionò. Uomini come Sasuke Uchiha non accettavano facilmente un rifiutò, lei invece lo aveva rifiutato in modo particolarmente crudele.
Giunsero a un cancello, Sasuke scambiò qualche parola con un uomo che aspettava in guardiola, il quale poi li precedette lungo un corridoio infinito pavimentato di marmo. Sulle pareti erano affissi decine di ritratti degli antenati Uchiha. Sakura provò l'assurda sensazione che gli occhi di tutti fosse di fissi su di lei.
Infine l'uomo aprì una porta che dava accesso a un salottino privato. Il mobilio era moderno, e contrastava piacevolmente con la struttura antica della stanza.
"Allora, Sakura" esordì Sasuke quando il suo uomo uscì e richiuse la porta alle sue spalle. "Come ai bei vecchi tempi, giusto?"
Sakura lo scrutò in volto, ma non riuscì a interpretare la sua espressione. "Non riesco a capire quali siano le tue intenzione" ammise, anche se, onestamente, aveva qualche idea al riguardo.
Lui tese una mano e le mise un dito sotto il mento.
Sakura provò qualcosa di molto simile a un'esplosione di fuochi d'artificio dentro di se mentre l'elettricità passava da un corpo mediante quel semplice contatto. Era sempre stato così fra loro. L'aria si era come caricata di lui energia sensuale. Laa scorgeva nell'intensità del suo sguardo, nella curva seducente della sua bocca, l'avvertiva in quegli insistenti crampi che le tormentavano il basso ventre.
"Noi due ci siamo sempre incontrati in segreto, non è così?" domandò Sasuke, gli occhi fissi sulle sue labbra. "Non vedo il motivo per compotarci adesso in modo diverso."
Sakura arretrò di un passo per interrompere quel lieve ma invadente contatto, e quasi inciampò, nella fretta di mettere una distanza fra di loro. "Sicuramente non stai suggerendo di riprendere la nostra relazione clandestina?" replicò, con un tono che ordinava stai lontano da me. Sasuke scrollò le spalle "Stavamo bene insieme, Sak" affermò, usando il vezzeggiativo che aveva scelto per lei tanti anni prima. "Quello lo sai anche tu."
Avrebbe voluto coprirsi le orecchie con le mani per non sentire quella voce così suadente, pensò Sakura.
Ma Sasuke immaginava che effetto avesse ancora su di lei?
Sicuramente non credeva che non ricordasse quanto stavano bene insieme. Nello stesso istante in cui lo aveva rivisto, aveva avvertito di nuovo quel fremito che aveva fatto del suo meglio per dimenticare, era come se fosse tornata di nuovo in vita. Quel fremito che adesso rimbombava dentro di lei, dandole il capogiro.
Era stata forte per molto tempo. Non era quello il momento giusto per arrendersi, non adesso che era così vicina alla conclusione. Ancora qualche settimana, e il periodo di libertà sulla parola sarebbe terminato. Avrebbe lasciato Konoha per sempre, costruito una nuova vita per lei e per Sarada. No, non era il momento di lasciarsi attrarre di nuovo nell'orbita di Sasuke Uchiha, non importava quanto fosse tentata di farlo.
Sakura raddrizzò le spalle e gli scoccò un'occhiata fiammeggiante. "Evidentemente trascuri di considerare un importante dettaglio. Noi abbiamo chiuso sei anni fa."
"Tu hai chiuso sei anni fa" sottolineò lui. "Io ho solo subito la tua decisione."
"E tu non subiscono mai, giusto? Ma dimmi, posso ancora chiamarti Sasuke?" riprese lei, il tono acuto. "Oppure dovrei rivolgermi a te usando il tuo titolo, Sua Altezza Reale? E magari inchinarmi se ti incontro per strada? Molto remissivo da parte mia, certo."
I muscoli della mascella di lui si contrassero. "Sasuke andrà bene" sibilò fra i denti. "Almeno quando saremo soli."
"Oh, ma io non ho alcuna intenzione di restare sola con te in futuro" dichiarò Sakura. "E ora restituiscimi il braccialetto, devo tornare a casa."
" Non è questo il modo di rivolgersi a un componente della Famiglia Reale " la redarguì lui. "Ti congederò quando lo riterrò opportuno."
"E come riuscirai a trattenermi?" domandò Sakura in tono sarcastico. "Mi rinchiudersi nella torre e gettetterai via la chiave? Il posto giusto per me, considerando dove ho trascorso gli ultimi anni, non è così?"
Sasuke sorresse il suo sguardo per un interminabile istante, ma non sarebbe stata lei ad abbassare la pesta per prima, decise Sakura.
Poteva farlo.
Poteva combatterlo senza arrendersi.
Doveva farlo.
"La tua ira nei miei confronti è immotivata" commentò lui. "Sei stata tu a interrompere la nostra relazione dopo esserti concessa un numero imprecisato di amanti. Se c'è qualcuno qui che ha il diritto di essere in collera, sono io."
Aveva ragione, ammise Sakura. Gli aveva raccontato un mucchio di bugie, non immaginando a quel tempo che si sarebbero ritorte contro di lei.
"Non è giusto, forse?" incalzò Sasuke.
Sakura strinse le labbra e distolse lo sguardo. "Sì." confermò. "È giusto."
"Ed è per questo che hai tanta fretta di andare via? Uno dei tuoi molti amanti ti sta aspettando?"
"C'è un'unica persona al mondo che conta per me in questo momento." rispose lei.
"Intendi sposare quest'uomo?" si informò Sasuke dopo una breve pausa.
"No, niente affatto."
Un lampo di disprezzo illuminò gli occhi di Sasuke. Non pronunciò le parole, ma lei le sentì chiaramente come se lo avesse fatto.
Poco di buono.
Avanzo di galera.
"Voglio rivederti" decise Sasuke. "Qui, domani, per pranzo, e non pensare nemmeno di rifiutare."
"D... Domani sono di turno all'orfanotrofio" balbettò Sakura, ormai sul punto di lasciarsi travolgere dal panico. "Siamo a corto di personale, non posso assentarmi."
L'espressione del viso di Sasuke non mutò. Era ovvio che da quando suo padre era morto e lui aveva assunto il titolo di principe reggente, si era velocemente abituato pretendere obbedienza. "Incaricherò il mio segretario di comunicare alla direzione dell'orfanotrofio che tu sei attesa a Palazzo per un appuntamento ufficiale."
"Come pensi che i giornalisti interpreteranno il nostro appuntamento, se venissero a saperlo?" domandò lei.
"Di certo non lo sapranno da me. D'altra parte, se per caso ti frullasse in quella piccola testa rosa di convocarli tu, ti ho già avvertito quali sarebbero le conseguenze."
Sakura gli scoccò un'occhiata torva. "Credi davvero di potermi ricattare, non è così?"
Un sorriso sarcastico incurvò le labbra Sasuke.
"Se vuoi il braccialetto, allora sì" confermò, "sono certo di poterti ricattare e convincerti a fare qualsiasi cosa io desideri."
Sakura strinse i pugni. "Sei un vero bastardo" sibilò fra i denti.
"Attenta, Sakura" l'ammonì lui, "perché ritengo che un'accusa di aggressione e ingiuria non ti metta in buona luce con il poliziotto responsabile della tua libertà sulla parola."
In quel preciso istante, pur di schiaffeggiare quel viso dall'espressione beffarda avrebbe volentieri rinunciato alla sua libertà. "Te lo chiederò ancora una volta" riprese Sakura, il tono durò, "restituiscimi il bracciale."
Sasuke alzò le braccia al di sopra della testa. "Vieni a prenderlo" la sfidò, indicando con un cenno del capo la tasca sinistra dei suoi pantaloni.
Sakura tirò un profondo respiro e, con mano meno ferma di quanto avrebbe voluto, perquisì la tasca in questione. Quasi gemette quando con le dita sfiorò la prova evidente dell'eccitazione di lui, ma del monile non trovò traccia. Ritrasse la mano e lo fulminò con lo sguardo.
"Prova nell'altra" la invitò Sasuke. "Devo aver dimenticato in quale delle due l'ho riposto."
Sakura sospirò e, con maggiore cautela, infilò la mano nella tasca destra, questa volta però, prima che potesse localizzare il prezioso cerchio di perle, Sasuke le intrappolò il polso e le spinse la mano verso la sua ormai possente erezione.
Sakura sgranò gli occhi, il cuore che le batteva all'impazzata.
"Quanto desideri riavere il bracciale?" chiese lui, gli occhi scuri e determinati.
"Con precisione, cosa mi stai chiedendo di fare?" mormorò Sakura, preda di un desiderio così violento da essere sicura che anche lui lo avesse percepito.
"Per caso devo mettermi in ginocchio e compiacerti come farebbe !a poco di buono in cui stai cercando di trasformarmi?"
"Il tuo comportamento parla per te" sentenziò lui.
"Comunque, ho scoperto il tuo gioco. Hai solo finto di perdere il bracciale questa sera, giusto?"
"Cioè, avrei gettato perle ai porci, è questo che ho fatto?" borbottò lei.
Con un movimento fulmineo, Sasuke le afferrò entrambi i polsi e la costrinse a distendere le braccia lungo i fianchi. "Ammetto che mi diverse questo gioco duro che stai mettendo in pratica" disse, premendo il corpo contro quello di lei. "Mi rende solo più determinato ad averti."
Per un istante, Sakura indugiò con lo sguardo sulle sue labbra poi, cedendo all'istinto, invece di divincolarsi, aderì a lui ancora di più. La bocca di Sasuke si impossessò della sua in un bacio amaro, fatto di risentimento, ma anche così lei non poté evitare di replicare. Schiuse appena le labbra per permettere accesso alla sua lingua, gemiti che le risuonavano in gola, non di protesta ma di piacere.
Sasuke le infilò una mano sotto la felpa, trovò il seno nudo e strinse il capezzolo inturgidito fra l'indice e pollice.
Sakura trattenne il fiato per un secondo, poi afferrò i bordi della maglia che indossava Sasuke e gliela sfilò. Appoggiò una mano sull'ampio petto, avvertì il battito impazzito del cuore di lui e lasciò scivolare le dita verso il basso, fino a raggiungere la prova evidente del suo desiderio che i morbidi pantaloni di felpa non riuscivano a celare. Prese ad accarezzarlo, spinta dall'eccitato mormorio di lui.
Dopo averla di nuovo baciata sulla bocca, Sasuke le prese la mano e l'allontanò. "Così anche tu la provi ancora" sottolineò. "Sei anni non hanno cancellato l'attrazione sessuale fra di noi."
Sakura avrebbe voluto negarlo, ma preferì tacere, certa che il tono della voce l'avrebbe tradita.
"Riavrai il tuo bracciale domani. Te lo darò dopo che avremo pranzato insieme."
"Questo è un ricatto."
Sasuke sorrise. "No, non lo è. Piuttosto è una promessa" precisò.
"Quel bracciale per me conta molto" ammise Sakura, "ma non tanto da indurmi a perdere il rispetto per me stessa. Se verro a letto con te, lo farò solo perché ho deciso di farlo, e non perché sono stata costretta."
Sasuke sostenne il suo sguardo. Era stato un toccasana per il suo orgoglio scoprire che lei lo desiderava ancora. Poteva prenderla in quel momento e ogni volta che avrebbe voluto, glielo leggeva negli occhi, nel modo in cui si inumidiva le labbra con la punta della lingua. "D'accordo." dichiarò, spostandosi accanto a una scrivania. Da un cassetto prese il bracciale di perle e tornò da lei. "Penso che dovresti far sistemare la chiusura di sicurezza prima di indossarlo di nuovo" le consigliò, porgendole il monile. "Se non ti presenterai domani, verrò io stesso all'orfanotrofio a prelevati." la minacciò.
Lo avrebbe fatto davvero?, si chiese Sakura. Avrebbe commesso un gesto così eclatante, attirando l'attenzione pubblica su di sé, oppure il suo era solo un bluff? Purtroppo non era nelle condizioni di rischiare.
"Io... Verrò" dunque decise.
Sasuke le sfiorò una gota con la punta delle dita.
"Ci vediamo domani, allora" concluse. "Ti aspetterò con impazienza."
Pochi minuti dopo, Sakura era sprofondata nel morbido sedile di una enorme berlina mentre un autista l'accompagnava a casa. Sentiva un peso gravarle sul petto, come un macigno che le impediva di respirare.
Si voltò per guardare l'antico Palazzo, e rabbrividì.
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Tutte le scelte di un Principe
FanfictionIl trono di Konoha lo attende, ma un'inaspettata scoperta lo pone di fronte a una difficile scelta. L'amore fra il principe Sasuke Uchiha e la bella Sakura Haruno era stato dolce, intenso e appassionato, tanto che lui avrebbe mosso mari e monti per...