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  Sasuke le si avvicinò e, mettendole un dito sotto il mento, la costrinse a guardarlo in viso. ''Dunque al momento non c'è un uomo nella tua vita'' affermò. ''Quali altre fandonie mi hai propinato?''
Sakura sentì il cuore martellarle nel petto. Aveva le labbra secche, un nodo le serrava la gola, incontrava difficoltà a respirare. ''Solo questa...''mormorò, calcolando quante menzogne invece gli aveva detto in meno di ventiquattro ore,
''Mi chiedo quali altri piccoli segreti nascondi'' incalzò lui. ''Per esempio dov'è abiti.''
''Questo non è un segreto per nessuno.''
''In questo caso, perché quando ieri il mio autista ti ha accompagnata, sei scesa dall'auto e ti sei infilata in una piccola e oscura traversa laterale dove lui non poteva seguirti?''
''Io...''
''Hai forse paura che il futuro re di Konoha possa venirti a farti visita?'' la interruppe Sasuke.
Puoi scommetterci. ''Immagino che tu sia troppo occupato per recarti nelle case di persone comuni, anzi, di ex criminali'' Azzardò Sakura. ''Inoltre, sai che così facendo attireresti l'attenzione della stampa.''
''E ' un rischio che correrei per averti, cara'' dichiarò Sasuke, stringendole il mento fra due dita. ''Per te, sono disposto a rischiare molto.''
''Non lo pensi davvero'' protestò lei. ''Tu mi odi perché ti ho tradito. Perché dovresti mettere in gioco la tua reputazione e la tua credibilità
per una donna come me?''
''Sì, perché?'' domandò lui, respingendo una ciocca di capelli che le era ricaduta sulla fronte.
''Sasuke...'' Sakura gli appoggiò una mano sul petto e tentò di respingerlo.
''Una sola notte'' propose lui, coprendole la mano con la sua, il tono roco e suadente. ''Concedimi una sola notte.''
Sakura chiuse gli occhi nel tentativo di ignorare l'impulso che la spingeva a gettarsi tra le sue braccia. ''Sasuke...'' Lo desidero anche io, oh, quanto lo desidero! Era pericolosamente vicina a una confessione. La tentazione era troppa. Trascorrere una notte
con lui, una notte sa ricordare per il resto della sua vita, sarebbe stato un dono prezioso.
''Guardami'' le ordinò Sasuke.
Sakura aprì gli occhi. Quelli di lui erano scuri, sorprendentemente teneri, come se una scintilla di dolcezza fosse sopravvissuta all'odio. Una sola notte avrebbe risvegliato ciò che aveva provato per lei in passato? Oppure, come Sasuke si augurava, lo avrebbe aiutato a dimenticarla per sempre?
''Stai chiedendo troppo'' sussurrò,
''davvero troppo.''
''Voglio provare ancora quelle sensazioni'' insistette lui, facendole scorrere una mano lungo il braccio. ''Tu ricordi com'era fra noi?''
Lo ricordava anche troppo bene, e quello era una parte del problema. Non trascorreva una sola giornata senza che ripensasse alla magia che aveva vissuto con Sasuke. Prima di conoscerlo non aveva immaginato che fosse in grado di reagire con tale passione e ardore alle tentazioni di un uomo. La sola altra storia che aveva avuto a diciassette anni non era bastata per prepararla all'esplosiva risposta del suo corpo al tocco di Sasuke. Persino in quel momento avvertiva la forza e il calore di lui sprigionarsi dalle sue dita per incendiarle il corpo. Il ricordo del suo modo di fare l'amore- e di come lei lo avesse supplicato a volte di portarla all'apice, urlando, affondandogli le dita nella pelle- la tormentava. Sì, fra le sue braccia aveva provato il massimo del piacere, e non avrebbe mai dimenticato un solo istante della loro magica unione.
''Non puoi dirmi che per te è stato uguale a quello che hai condiviso con gli altri uomini'' andò avanti Sasuke quando lei non rispose. ''Io ho avuto amanti prima e dopo di te, ma non è mai stato lo stesso. C'è come un'alchimia fra di noi. Tutto impallidisce al confronto.''
''Stai seguendo una fantasia'' sentenziò Sakura. ''Siamo entrambi cambiati. Non siamo più quelli di una volta.''
''Forse, ma questo è sempre uguale'' affermò lui e, chinando la testa, si impossessò della sua bocca in un bacio appassionato.
Doveva ritrarsi, pensò Sakura. Esistevano centinaia di ottime ragioni per cui doveva farlo, eppure non riuscì a muoversi. Nello stesso istante in cui le loro labbra si sfiorarono si sentì consumata dall'urgenza. I suoi sensi reagivano all'invito esercitato dalla lingua di lui, ancora qualche istante e la sua resa sarebbe stata totale. Non c'era cura per quella follia. Tutto quello che faceva Sasuke era perfetto, la pressione del bacio, il modo in cui le sue mani la accarezzavano proprio al di sotto del seno, senza toccarlo ma sfiorandolo quel tanto che bastava per farle inturgidire i capezzoli.
Rabbrividì mentre lui approfondiva il bacio, facendola impazzire per la voglia di sentirlo di nuovo dentro di sé. Si abbandonò contro il suo petto, alzò le braccia per cingerle il collo, affondandole le dita nei folti capelli scuri e replicò al bacio con un ardore non inferiore a quello di Sasuke.
''Mi vuoi ancora'' mormorò lui contro le sue labbra. ''Lo capisco da come mi baci.''
Sakura aprì gli occhi e lo guardò con aria sognante. ''Io ti ho sempre voluto...''
Sasuke le appoggiò un mano su un seno, e con il pollice tracciò magici cerchi intorno al capezzolo. ''Avevo giurato a me stesso che non ti avrei mai più permesso di ridurmi in questo stato'' le sussurrò accanto all'orecchio. ''Purtroppo, non posso evitarlo. Quando sono con te mi trasformo in un adolescente, incapace di gestire i propri ormoni.''
La prova evidente del desiderio di lui premeva contro il suo ventre. Sakura abbassò una mano e lo accarezzò al di sopra del pantalone, strappandogli un gemito. Una reazione che la spinse ad abbassare la zip, a insinuare le dita sotto i boxer, e a muoverle poi languidamente, lentamente. Era così forte, eppure la consapevolezza di avere tale potere su di lui era addirittura entusiasmante.
''Devi fermarti subito'' l'ammonì Sasuke, il tono della voce roco. ''Non posso sopportare ancora a lungo.''
Sakura ignorò le sue parole e continuò ad accarezzarlo finche' lui le afferrò le spalle e l'allontanò da sé. ''Tu vuoi che io...?'' Non concluse la domanda, gli occhi che rilucevano di fiero desiderio. ''Ti voglio, ma non qui, e non adesso'' riprese. ''Tornerai giovedì prossimo. Farò in modo che nessuno ci disturbi, resterai per tutta la notte.''
Sakura abbassò lo sguardo. ''Non posso restare per la notte.''
''Manderò un'auto a prenderti'' continuò Sasuke, mettendole un dito sotto il mento per costringerla a guardarlo in viso.
''Tu non mi stai ascoltando. Non posso restare con te.''
''perché no?''
Sakura esitò, in cerca di una scusa passabile. ''Devo lavorare il giorno seguente. Non voglio compromettere la mia situazione, se arrivassi in ritardo potrebbero licenziarmi.''
''Non succederà. Inoltre, ho già richiesto la tua partecipazione alla festa per gli orfani che si terrà venerdì a Palazzo.''
''Venerdì?'' domandò Sakura, gli occhi sgranati. ''Il prossimo venerdì?''
''Sì, è quanto Shikamaru ha confermato quando ci ha servito il pranzo'' precisò Sasuke. ''Ho insistito per organizzarla al più presto, poiché i preparativi per l'incoronazione mi terranno molto occupato le prossime settimane.''
Doveva riuscire a nascondere il suo sgomento, si disse Sakura. E se qualcuno degli impiegati avesse detto a Sasuke che lei era la madre di Sarada? Sicuramente non poteva chiedere a Ten Ten o a Temari, o agli altri colleghi di non parlare della cosa se non voleva far nascere dei sospetti. Avrebbe dovuto stare sempre allerta e tenere costantemente Sarada con sé. Non c'era un'altra possibilità. ''Non posso restare per la notte'' ripete'. ''Dovrò arrivare molto presto in orfanotrofio venerdì mattina per preparare i bambini per la festa.
''D'accordo '' concesse Sasuke. ''Allora tornerai a casa dopo il nostro appuntamento.''
''Sei davvero cambiato'' l'accusò lei. ''Non eri così prepotente prima.''
''In questo caso, puoi biasimare solo te stessa'' replicò Sasuke. ''Hai fatto un buon lavoro con me, Sakura Haruno. Adesso quando inizio una relazione con una donna, faccio in modo di avere sin dall'inizio, e di mantenerlo fino alla fine.''
Sakura strinse i pugni fin quando le unghie le penetravano nei palmi. ''Non sarò la tua sgualdrina'' affermò. ''Preferirei piuttosto trascorrere altri venti anni in prigione.''
''Ma che atteggiamento altezzoso!'' la punzecchiò lui. ''Peccato che non ti renda conto di quanto sei assurda.''
''Non di più di quanto lo sarei accettando di riscaldarti il letto ogni volta che me lo ordini.''
''Pensi che sia questo ciò che ho in mente?'' domandò Sasuke, un lampo di ira che gli illuminava gli occhi. ''Io vorrei poterti guardare e non provare nulla, ma purtroppo non è così.''
''E' il tuo orgoglio che ti spinge'' sottolineò Sakura. ''Tu vuoi riscrivere il passato perché...'' Abbassò la testa. ''Perchè non ti sono stata fedele'' concluse.
''Non si tratta di orgoglio. Ti voglio perché non ho mai voluto una donna come voglio te.''
L'angoscia l'aggredì a quella inaspettata confessione. Lo desiderava con la stessa intensità, ma la loro figlia segreta era come un baratro che li divideva. Eppure tutto quello che doveva dire era: Cinque anni fa ho dato alla luce la tua bambina...''Ora devo proprio andare'' mormorò Sakura lanciando un'occhiata ostentata all'orologio, lacrime segrete che le bruciavano gli occhi.
Lui mosse un passo in avanti e le sfiorò la gota con la punta di un dito. ''Una notte'' disse, incatenando lo sguardo al suo. ''Credimi, non ti concederò tregua finchè non avrò una notte con te.''
Sakura desiderò avere la forza e il controllo per opporre un netto e conciso
rifiuto. Con qualsiasi uomo, sarebbe stato così facile. Ma non gli doveva almeno quello?, si chiese. Lei aveva sua figlia. Forse non era nella posizione di rivelargli questa informazione, ma sicuramente poteva dargli un paio di ore del suo tempo.
''Se vuoi incontrarmi giovedì, credo di potermi organizzare'' disse, mentre un altro piccolo pezzo del suo cuore moriva.
''Lo voglio, cara mia'' confermò Sasuke prima di sfiorarle le labbra con le proprie. ''Lo voglio moltissimo.''
Un colpo alla porta distolse la sua attenzione da lei. Si allontanò e andò ad aprire.
''Mi perdoni, Altezza'' esordì Shikamaru. ''Volevo solo ricordarle che il consiglio si unirà fra quindici minuti.''
''Grazie, Shikamaru'' replicò Sasuke. ''Sei arrivato al momento giusto. La signorina Haruno sta per andarsene via. Potresti assicurarti che arrivi in orfanotrofio sana e salva?''
''Certamente, Altezza.''
Sasuke guardò Sakura mentre prendeva la borsa e, con un gesto automatico, sistemava le pieghe della gonna. Gli passò accanto senza guardarlo, il viso lievemente arrossato.
''A giovedì, Sakura'' mormorò in modo che solo lei potesse sentirlo.
Lei si fermò l'attimo necessario per annuire impercettibilmente, poi seguì il segretario lungo il corridoio.
Rimasto solo, Sasuke tirò un profondo respiro e si passò una mano fra i capelli in un gesto nervoso, tentando di riprendere il controllo dei suoi sensi. L'ultima ora era trascorsa all'insegna della follia, ma almeno aveva dimostrato una cosa.
Quello che aveva detto a Sakura corrispondeva a verità.
Era preparato a rischiare molto, tutto, pur di stringerla fra le braccia ancora una volta.
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Seduto accanto al grande tavolo nella sala riunioni, Sasuke, una ruga che gli solcava la fronte, battè con impazienza la penna sul piano di legno. ''Dunque ancora nessuna traccia del diamante Sharingan?'' domandò.
''Temo di no, Altezza'' rispose l'ufficiale più alto in grado. ''L'incoronazione non dovrebbe subire ulteriori ritardi, ma è ovvio che questo contrattempo rende tutto più difficile.''
Sasuke non aveva né tempo né voglia per ascoltare dichiarazioni così ovvie. Sapeva bene qual era la posta in gioco. Il simbolo della Casa Reale di Uchiha era l'inestimabile diamante Sharingan, la più grande delle rare gemme rossa rinvenute nel corso dei secoli sulla vicina isola di Oto. La scomparsa della metà appartenente a Konoha stava causando non poco sgomento e scompiglio perché la tradizione esigeva che nessuno potesse essere incoronato re in mancanza della pietra.
Il re Madara di Oto si stava
dando un gran da fare per rintracciarla perché, se avesse avuto successo, sarebbe stato in grado di unire le due isole di Konoha e Oto di nuovo nel regno del Fuoco. Tutto questo rendeva ancora più urgente che lui risolvesse il mistero per primo.
''Voglio che le ricerche continuino'' annunciò, ''e che qualsiasi persona abbia mai maneggiato la corona sia interrogata. Naturalmente è inutile che sottolinei l'importanza della più assoluta discrezione. La stampa non dovrà mai entrare in possesso di questa informazione.''
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''Dovresti occuparti immediatamente di due cose'' disse Sasuke al suo segretario a riunione ultimata.
''In primo luogo, aiuta Kakashi a stilare una lista
con i nomi dei bambini e dei loro assistenti, inoltre vorrei che procurassi un regalo per ogni orfano. Mi affido alle tue capaci mani.''
''Certo, Altezza.''
''Secondo, devi svolgere una piccola indagine per me'' continuò Sasuke, ''nel modo più discreto possibile.''
''E' ovvio, Altezza.'' Confermò Shikamaru chinando il capo.
''Voglio sapere dove abita Sakura Haruno, e quando ha avuto l'ultima relazione sentimentale.''
''Provvedo subito, Altezza. E' tutto?''
Sasuke affondò le mani nelle tasche dei pantaloni. ''Per ora'' replicò.

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Dopo aver scambiato qualche parola con Karin, Sakura entrò in camera di Sarada. Sedette in un angolo del letto e guardò il visetto della bambina, tranquilla e distesa nel sonno.
Mentre le accarezzava
dolcemente i capelli, ricordò le prime, terribili settimane che aveva trascorso in prigione, l'angoscia, la mancanza di aria, le lunghe notti insonni e agitate. E poi il fatidico giorno, due mesi dopo la sua incarcerazione, quando il medico l'aveva convocata in infermeria per comunicarle gli esiti delle analisi che le erano state fatte. La notizia della gravidanza era stata un tremendo shock. Dapprima si era convinta che c'era stato un errore.
Non era possibile che fosse
incinta, si era ripetuta decine di volte. Aveva assunto la pillola contraccettiva già all'età di diciassette anni. Aveva avuto regolarmente il ciclo e, a parte una lieve nausea e una stanchezza persistente, non aveva manifestato sintomi che non avrebbero potuto essere attribuite ad altre cause. Lo stress, la perdita di appetito, la morte di suo padre... L'ultima, orrenda scenata, quando lui era stato sul punto di... Con tanta difficoltà, aveva cercato di mantenere il controllo su una situazione che continuava a sfuggirle di mano, decise a trovare un'altra spiegazione al suo malessere.
Infine però non le era stato possibile continuare a negare. Fortunatamente – anzi, miracolosamente – la notizia della sua gravidanza e della nascita di Sarada non era arrivata ai giornali. Il dirigente del carcere le aveva concesso l'autorizzazione per tenere con sé la figlia fino a quando quest'ultima avesse compiuto l'età per frequentare l'asilo, momento in cui sarebbe stata data in affidamento.
Almeno lei era riuscita a riavere la sua bambina, una fortuna che non toccava a tutte le ex detenute. Pensò alla fotografia che Karin teneva sul comodino, il ritratto di una bambina dai capelli scuri, sua figlia. Il padre della piccola era scomparso portandola via con sé durante la detenzione per spaccio e abuso di droga di Karin e ancora adesso, dopo quattro anni e mezzo, la povera donna non sapeva se la bambina era viva o morta.
Si chinò in avanti e baciò la fronte di Sarada. ''Nessuno potrà separarci di nuovo'' promise. Ma le parole sembravano riecheggiare
senza senso nel silenzio della stanza, come se il destino le avesse ascoltate e stesse già pensando a un modo per interferire di nuovo                                                  

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